mark to market
Espressione gergale inglese utilizzata per identificare la regola contabile che valuta attività e passività di un’impresa o di un intermediario finanziario al prezzo di mercato. È una metodologia, alternativa a quella classica della valutazione al costo (o al valore) storico, che si è largamente diffusa alla fine del 20° sec., in collegamento con le sempre più sofisticate applicazioni di metodi quantitativi alla finanza.
Inizialmente tale regola veniva applicata esclusivamente ai contratti negoziati nelle borse futures (➔). La standardizzazione di tali contratti, rendendoli altamente liquidi, consentiva la definizione giornaliera di prezzi di mercato affidabili. Sulla base di tali prezzi si aggiornavano quotidianamente, adeguandoli alle variazioni dei prezzi di mercato dei relativi contratti, i conti correnti di garanzia dei contraenti con posizioni aperte. Precisamente, si accreditavano sul conto le variazioni favorevoli e si addebitavano quelle sfavorevoli. Quando l’importo del conto scendeva sotto la soglia minima di garanzia, senza l’immediato ripristino del livello minimo da parte del contraente, colpito dall’evoluzione sfavorevole, la posizione era immediatamente e automaticamente liquidata dalla borsa (➔ borsa valori).
Il successo e la trasparenza di tale procedura ne incoraggiarono l’estensione alla valutazione di attività e passività di società quotate, e di intermediari finanziari e vocazione internazionale anche se non quotati, secondo protocolli definiti e accettati, o resi obbligatori da autorità di controllo e supervisione e da agenzie di certificazione, come per es., negli Stati Uniti, la GAAP (General Accepted Accounting Principles). La procedura è relativamente semplice, anche se può essere fonte di troppa reattività, o addirittura di ‘isterismo’, per beni o titoli altamente liquidi e correntemente negoziati; si presenta più problematica quando si applica a beni o titoli il cui mercato è meno liquido. Per tali attività il prezzo di mercato è sostituito ai fini del m. to m. dal fair value (➔), ovvero da un valore affidabile di presumibile realizzo. Come detto, la metodologia si presta a manipolazioni e può comunque generare inconvenienti non desiderabili. Causano ampie opportunità di frode gli strumenti finanziari negoziati fuori borsa (➔ over the counter) sulla base di previsioni contrattuali particolarmente sofisticate e contenenti opzioni esotiche implicite, molto difficili da valutare. Producono invece spirali negative perverse gli obblighi di adeguare immediatamente le valutazioni al prezzo di mercato, quando si traducano in vincoli all’operatività, che possono determinare effetti a catena e panico generalizzato, trasmissibile a tutta l’economia. Nel 2008, nel pieno della crisi finanziaria, l’eurogruppo prese la decisione di sospendere temporaneamente l’obbligo di banche e società finanziarie quotate, o comunque di rilevanza internazionale, di attenersi alla regola del m. to m. per la sua tendenza ad aggravare gli effetti negativi della crisi.