maritare
Ambedue le occorrenze (Cv IV XXVII 14 e 18), nel senso proprio, riguardano Marzia; la prima, maritossi a Ortensio, fa parte del racconto della vita della donna dopo che ebbe lasciato Catone (in questo stesso paragrafo il verbo ricorre una seconda volta - [poi si maritò] a Catone -, in un'integrazione già della '21 accolta anche dalla Simonelli); la seconda (di buon animo mi maritasti) è nel discorso di lei a Catone quando, vecchia, gli chiede di riprenderla con sé. Si notino i due diversi costrutti del verbo, che una volta ha per soggetto Marzia, una volta Catone.
Il participio passato, con valore di sostantivo, in Fiore LVII 3 alcuna... / o maritata o vedova o pulzella.