Merz, Marisa. – Artista italiana (Torino 1926 - ivi 2019). Unica rappresentante femminile dell’arte povera, ha elaborato un linguaggio segnico scandito sui saperi antichi delle donne, impiegando tecniche artigianali quali il cucito e l’intreccio per creare opere leggere e ariose: lana, rame e nylon, organizzati in trame di fili che danno forma al vissuto privato, agli spazi sociali e ai valori fondanti della sfera intima, o materiali umili come la cera o il sale modellati in installazioni allusive ai territori affettivi del quotidiano. Dalle installazioni metafisiche in lamine di alluminio dell’esordio nel 1966, il percorso artistico di M. si snoda attraverso la collettiva Arte Povera + Azioni Povere tenutasi agli Arsenali di Amalfi nel 1968, in cui ha esposto coperte arrotolate, legate da fili di rame o scotch, e oggetti personali dell’infanzia della figlia Beatrice, per privilegiare negli anni Settanta la soluzione degli assemblaggi di opere precedenti, dislocati spazialmente fino a comporre campi di forze diacroniche e a creare ambienti che marcano e contemporaneamente abbattono i confini tra pubblico e privato (Ad occhi chiusi gli occhi sono straordinariamente aperti, 1975). Presente a numerose mostre internazionali tra cui la Biennale di Venezia (1972, 1976, 1980, 1986, 2001, 2013) e dOCUMENTA di Kassel (1982, 1992), tra le sue personali più recenti vanno citate quelle al Kunstmuseum di Winterthur in Svizzera (2003), al Museo Madre di Napoli (2007), al Centre Internationale d’Art et du Paysage di Ile de Vassivière (2010) e al Macro di Roma (2016, con il marito M. Merz). Autrice nel 2018 per l’Istituto della Enciclopedia Italiana dell’opera Senza titolo, nel 2021 nell’ex centrale termica delle Officine Lancia di Torino è stata dedicata a lei e a M. Merz una importante rassegna.