ALBERTINELLI, Mariotto
Pittore, nacque a Firenze il 13 ott. 1474 da Biagio di Bindo Battiloro e da Vittoria di Biagio Rosani. Il Vasari, confermato in ogni punto da successive ricerche documentarie, ci dice che, dopo aver seguito il mestiere paterno, entrò, sui vent'anni, per apprendervi l'arte, nella bottega di Cosimo Rosselli, e vi si legò di fraterna amicizia con Baccio di Paolo, il futuro fra' Bartolommeo. Quando questi lasciò il Rosselli, l'A. lo seguì; insieme avevano bottega, nel 1493, presso la porta San Pier Gattolini. In seguito, però, l'A., studiando, per rafforzarsi nel disegno, nelle raccolte classiche del Palazzo mediceo, ebbe la protezione di Alfonsina, moglie di Piero de' Medici, e per lei eseguì, oltre al suo ritratto, dipinti ora perduti. Nel 1494, banditi i Medici da Firenze, tornò alla bottega con Baccio, che tanto doveva influire sulla sua evoluzione artistica. È discussa la sua collaborazione all'Annunciazione del duomo di Volterra, datata 1497; a questo suo primo periodo, mal ricostruibile, si avvicina il polittico nel museo di Chartres, con ricordi di Filippino Lippi e del Perugino. Frattanto Baccio, seguace del Savonarola, mentre l'A. lo era dei Medici, dopo aver partecipato alla cruenta difesa di San Marco, cui seguì l'arresto e il supplizio del frate (1498), decise di prendere anch'egli l'abito domenicano nello stesso convento. L'affresco del Giudizio finale da lui iniziato, per incarico di Gerozzo Dini, nell'ospedale di Santa Maria Nuova (ora, staccato, nel Museo di San Marco) fu pertanto compiuto, verso il 1500, dall'A. Successivamente questi mostra di risentire sempre più, nel caldo e profondo colore, l'influsso del Perugino. Dipinge nel 1503, in questi modi più esperti, il suo capolavoro: la Visitazione oggi agli Uffizi. E a questo momento, ancora immune da quell'enfasi formale che più tardi intorbiderà il suo schietto senso pittorico, appartengono altre delle sue opere più belle: dopo la tavoletta, forse fronte di cassone, con Scene della Genesi a Gloucester (collezione Parry) e quella col Peccato originale nel Museo di Zagabria, forse anteriori al 1500, il tondo con l'Adorazione del Bambino a Firenze (palazzo Pini), l'Annunciazione nella Pinacoteca di Monaco, il Presepe, pure nella raccolta Parry. L'influsso del Perugino si riduce a vuota cifra nel mediocre affresco con la Crocifissione, datato 1506, alla Certosa presso Firenze; nel 1506 egli compie con maggiore ampiezza di linguaggio la bella pala con la Vergine tra due Santi, oggi al Louvre, che era stata iniziata da Filippino Lippi nel 1504.
Non cessava, nel frattempo, la sua amicizia con Baccio, divenuto fra' Bartolommeo, che, nel 1506, gli affidava come allievo il proprio fratello Paolo, e per il quale; nel 1507, egli cercò di comporre la divergenza relativa al pagamento della Vergine e San Bernardo da parte di Bernardo Del Bianco. Ma sembra che l'A., in questi anni, abbandonasse temporaneamente i pennelli, in una crisi di sfiducia nella propria arte, per aprire osterie presso il Ponte Vecchio e Porta San Gallo. E figlia di un vinaio fu sua moglie, Antonia d'Ugolino d'Amadore. Nel 1509, tuttavia, egli è di nuovo tornato alla pittura col fido amico fra' Bartolommeo, in società col quale lavora in un laboratorio nello stesso convento di San Marco. All'epoca di questa associazione, durata fino al 5genn. 1512, appartengono molte tra le principali opere del frate, come la pala della cattedrale di Lucca, quella per S. Caterina a Pisa, quella oggi al Louvre; sembra che in esse la parte dell'A. sia in tutto subordinata a quella dell'amico, che frattanto si era completamente rinnovato, in senso più largamente e liberamente pittorico, specie dopo il viaggio a Venezia nel 1508. Così, solo con incertezza si riferisce all'A. la cimasa con l'Incoronazione ora nel Museo di Stoccarda, parte della pala del frate per la cattedrale di Besançon (Madonna in gloria, 1512), mentre il colore più limpido dell'A. compare nell'Annunciazione oggi nel Museo di Ginevra, firmata da entrambi e datata 1511. In questi anni, ampliando la sua forma e intensificando il chiaroscuro sull'esempio del frate, l'A. aveva eseguita nel 1509 la Madonna col Bambino ora a Cambridge (museo Fitzwilliam) e nel 1510 la grande Annunciazione per la compagnia di San Zanobi, oggi all'Accademia a Firenze. Pure del 1510 è il piccolo, delizioso trittico del museo Poldi Pezzoli a Milano, cui s'avvicina quello ora a New York (collezione Friedsam), come anche la Sacra Famiglia della Galleria Borghese a Roma, del 1511, mentre prossime a queste opere appaiono la graziosa Madonna del Seminario di Venezia, la Trinità e la pala con la Madonna tra Santi all'Accademia di Firenze. La data 1512 èinoltre sulle due tavolette con le Sante Caterina e Maddalena nella Pinacoteca di Siena, e quella del 1514 sulla Madonna con Santi a Volognano presso Firenze. A queste opere più certe la critica ne ha riunite molte altre, non ancora sufficientemente vagliate in modo da dare una sicura visione dell' artista, il quale, nondimeno, mantiene, pur nel vano tentativo di assumere l'ampiezza e la scioltezza pittorica del suo costante modello, fra' Bartolommeo, un fresco gusto cromatico che dà alle sue opere una grazia ancora quattrocentesca. Suoi bellissimi disegni si trovano in tutte le principali raccolte europee. Negli ultimi anni sembra che l'A. si sia recato a Viterbo e vi abbia lavorato nel convento di Santa Maria della Quercia. Ma di queste opere, come di quelle dipinte a Roma, in San Silvestro al Quirinale, non si sa più nulla.
Ammalatosi a Roma, si fece ricondurre a Firenze, e vi morì il 5 nov. 1515. Fu sepolto a San Pier Maggiore.
Bibl.: G. Vasari, Le Vite..., con nuove annotazioni e commenti di G. Milanesi, IV, Firenze 1880, pp. 217 ss.; V. Marchese, Memorie dei più insigni pittori e architetti domenicani, Firenze 1854, II, passim; G.B. Cavalcaselle-J. A. Crowe, Storia della pittura in Italia, XI, Firenze 1908, pp. 1-12; F. Knapp, Fra' Bartolommeo Della Porta, Halle 1903, pp. 205-234; A. Venturi, Storia dell'Arte ital., La Pittura del Cinquecento, I, Milano 1925, pp. 348 ss. (con bibl.); H. Bodmer, Opere giovanili e tarde di M. A., in Dedalo, IX (1929), pp. 599-620; B. Berenson, Pitture italiane del Rinascimento, Milano 1936. pp. 3-4; Id., The Drawings of the Florent. Painters, Chicago 1938, I, pp. 161-163; II, pp. 1-2; Catal. della Mostra del Cinquecento Toscano, Firenze 1940, passim; Bozzetti delle Gallerie di Firenze, Firenze 1952, p. 9; U. Thieme-F. Becker, Allgem: Lexikon der bildenden Künstler, I, pp. 213-215; Encicl. Ital., II, p. 189.