Soldati, Mario
Scrittore, sceneggiatore e regista cinematografico, nato a Torino il 17 novembre 1902 e morto a Tellaro (La Spezia) il 19 giugno 1999. Uomo esuberante e narratore di vena fervida ed elegante, S. realizzò per il cinema film a lungo giudicati 'calligrafici'. In realtà, innata finezza, vitalità e gran talento narrativo accompagnarono una scrittura di equilibrio e solarità anche verso temi (il sesso, il senso del peccato, la tentazione, la colpa e il rimorso) che tenderebbero a una trattazione 'notturna'. Sicché il suo presunto calligrafismo, anche cinematografico, è da intendersi come misura classica, sorretta dal gusto delle cose ben fatte.
Frequentò il liceo presso i Gesuiti e questo primo momento della formazione riaffiorò spesso nella sua opera. Negli stessi anni strinse amicizie mantenute nel tempo: anche il sodalizio amicale sarà un tema ricorrente (esemplare il titolo di un libro del 1943: L'amico gesuita). Abbandonata l'idea di entrare nella Compagnia di Gesù, si laureò nel 1927 in storia dell'arte a Torino e proseguì gli studi prima a Roma, dove fondò anche la rivista "La libra" con E. Emanuelli e M. Bonfantini e pubblicò i racconti Salmace (1929), e poi alla Columbia University di New York. Tornato in Italia, nel 1931 lavorò come ciacchista per Figaro e la sua gran giornata di Mario Camerini, con il quale continuò a collaborare come sceneggiatore e dialoghista in molti film, spesso coadiuvato da Renato Castellani, tra cui Gli uomini, che mascalzoni… (1932), Il cappello a tre punte (1935), da P.A. de Alarcón, fino a Una romantica avventura (1940), da Th. Hardy. Durante gli anni Trenta partecipò alla stesura delle sceneggiature di film significativi come Acciaio (1933) di Walther Ruttmann, da una novella di L. Pirandello, e La contessa di Parma (1937) di Alessandro Blasetti. Nel 1935 aveva pubblicato 24 ore in uno studio cinematografico e uno dei suoi libri più celebri, America primo amore. Dopo essere stato aiuto regista e aver diretto alcuni film in collaborazione, nel 1939 firmò la prima regia da solo, Dora Nelson, un film ambientato nel mondo del cinema, che molto deve al tocco brillante di Ernst Lubitsch. Nel 1940 diresse quello che egli stesso definì il suo film meno riuscito, Tutto per la donna, mentre l'anno successivo realizzò il fortunatissimo Piccolo mondo antico, elegante riduzione ‒ basata sull'idea del regista di 'realismo storico' ‒ del romanzo di A. Fogazzaro, interpretata da Alida Valli e Massimo Serato, che presenta tutti i tratti che avrebbero caratterizzato il suo cinema: ricostruzione accurata di ambienti e atmosfere, attenzione al dettaglio storico, amore per gli scorci paesaggistici, e soprattutto per quelli del Piemonte delle sue origini. Sempre da Fogazzaro trasse nel 1942 l'angosciosa e struggente Malombra, con una sorprendente Isa Miranda, e nel 1947 Daniele Cortis. Nel 1945 era riuscito a realizzare, da V. Bersezio, Le miserie del signor Travet, la cui sceneggiatura era stata bocciata dal Ministero della cultura popolare nel 1943, in cui descrive l'impoverimento della classe media: un tema che, seppure tratto da un'opera letteraria del 1863, appariva allora del tutto attuale. Negli anni seguenti lavorò intensamente: Eugenia Grandet (1946) da H. de Balzac; Fuga in Francia (1948), ispirato a un caso di cronaca, uno dei suoi rari film non tratti da un'opera letteraria; La provinciale (1953), da A. Moravia, alla cui sceneggiatura aveva collaborato Giorgio Bassani e Sandro De Feo, in cui descrive con realismo un ambiente provinciale ipocritamente perbenista; La mano dello straniero (1954), da G. Green, in cui abile ed elegante risulta la calibratura della suspense; La donna del fiume (1954), da un soggetto di Moravia e di Ennio Flaiano che lo sceneggiò con Bassani, Florestano Vancini, Basilio Franchina, Pier Paolo Pasolini e Antonio Altoviti, in cui nel paesaggio fluviale del Po si esalta la passione di una mondina (Sophia Loren) nei toni accesi del melodramma. S. aveva iniziato a lavorare anche in televisione (realizzando nel 1956 Viaggio nella valle del Po alla ricerca dei cibi genuini, un documentario che, tra viaggio e inchiesta, avrebbe reso popolare il suo volto e che avrebbe avuto un seguito nel 1960 con Chi legge? Viaggio lungo le rive del Tirreno) quando girò il suo ultimo film, Policarpo, 'ufficiale di scrittura' (1959), ancora ambientato nel mondo piccolo-borghese dell'epoca umbertina, con Renato Rascel.
Tra le sue numerosissime opere letterarie, si devono almeno ricordare Le due città (1964), a sfondo autobiografico e ricco di ricordi del mondo del cinema, e I racconti del maresciallo (1967), da cui fu tratta una serie televisiva alla quale partecipò anche come attore, ripetendo l'esperienza già avuta con Napoli milionaria (1950) di Eduardo De Filippo, Mio figlio professore (1946) di Castellani e con i suoi Malombra, Piccolo mondo antico e Daniele Cortis. Era stato inoltre regista della seconda unità per War and peace (1955; Guerra e pace) di King Vidor, partecipando anche alla stesura dei dialoghi, prestazioni entrambe non accreditate. Di grande interesse l'edizione, purtroppo interrotta, delle Opere di S. curata da C. Garboli (Opere, I, Racconti autobiografici, 1991; Opere, II, Romanzi brevi, 1992) con catalogo e bibliografia sull'autore.
Sui vari aspetti dell'attività di S., cinema compreso, si rimanda a Mario Soldati, a cura di G. Barberi Squarotti, P. Bertetto e M. Guglielminetti, Torino 1991.