PICCHI, Mario
PICCHI, Mario. – Nacque il 4 agosto 1930 a Pavia, da Giovanni e da Teresa Vallorani.
Terzo di cinque figli, a causa del lavoro di finanziere e poi di guardia carceraria del padre, nei primi anni visse tra Alba (Cuneo), Alessandria e, dal 1940, a Tortona (Alessandria), dove iniziò a frequentare la scuola di avviamento professionale; passò poi al ginnasio del seminario minore diocesano di Tortona (con sede a Stazzano), proseguendo gli studi al liceo classico nel seminario maggiore della stessa diocesi. Conclusi gli studi ecclesiastici, per un anno condotti anche a Bordighera (Imperia), fu ordinato prete il 29 giugno 1957; fu subito nominato viceparroco a Savignone (Genova), poi, dall’autunno del 1957, a Pontecurone (Alessandria) dove rimase per dieci anni. Nello stesso periodo collaborò come cappellano del lavoro per l’ONARMO (Opera Nazionale per l’Assistenza Religiosa e Morale agli operai), collegata alla Pontificia opera di assistenza, e compì alcuni viaggi in Europa e poi in Africa, durante i quali incontrò numerosi giovani drogati.
Avendo chiesto l’autorizzazione ai suoi superiori a trascorrere un periodo all’estero per conoscere le esperienze di recupero dei tossicodipendenti, nel 1967 fu indirizzato a Roma al cardinale Angelo Dell’Acqua, presidente della Prefettura degli affari economici della Santa Sede e poi vicario del papa per la diocesi di Roma, che gli propose di fermarsi nella capitale per occuparsi dell’assistenza agli operai e alle loro famiglie. A Roma, con i figli dei lavoratori con cui era in contatto, Picchi promosse gruppi di volontariato che raccoglievano fondi per sostenere le popolazioni colpite dalle guerre e sensibilizzavano su temi di rilevanza sociale e politica (come la fame nel mondo e il rischio di catastrofe atomica). Fondò il Movimento di solidarietà internazionale per coordinare le diverse iniziative ed entrò in contatto con molti ambienti giovanili, percependo la gravità del problema della tossicodipendenza. Sempre più intensa divenne l’attività del prete tortonese a sostegno dei drogati presenti a Roma, con iniziative che coinvolsero un numero crescente di volontari, tanto che, nel 1971, costituì il CeIS (Centro Italiano di Solidarietà) con l’obiettivo di offrire ospitalità e assistenza ai tossicodipendenti.
Nel 1971 una prima sistemazione stabile fu garantita dall’accoglienza in un appartamento romano di proprietà vaticana in piazza Benedetto Cairoli, messo a disposizione da Paolo VI, al quale Picchi aveva presentato i suoi progetti. Ai giovani drogati erano garantiti un luogo per dormire e un pasto, ma era pure proposto di allontanarsi dalla tossicodipendenza. Tra il 1973 e il 1975, il Ceis organizzò numerosi dibattiti e appelli alle istituzioni politiche e religiose per chiedere l’introduzione di una nuova legge che affrontasse il problema della diffusione delle droghe in Italia, dove il consumo di stupefacenti era punito con il carcere o l’internamento in ospedale psichiatrico. La legge n. 685 del 1975, che stabiliva la non punibilità dell’uso personale di modiche quantità di stupefacenti e definiva le possibilità di cura dei tossicodipendenti, permise alle iniziative promosse da Picchi di uscire dalla situazione al limite della legalità in cui si erano mosse.
Anche attraverso i contatti avviati a livello internazionale, Picchi sviluppò un metodo che, con l’intervento di operatori adeguatamente preparati, intendeva portare il giovane a ripensare i propri valori, a sviluppare un progetto di vita e a cessare il consumo di droghe. La comunità terapeutica residenziale fu lo strumento che egli individuò come il più adatto per sostenere questo percorso di recupero. Per tale motivo, il Ceis aprì alcune strutture dove i tossicodipendenti che accedevano al progetto erano inseriti in una comunità di contenimento, in particolare per le prime fasi di disintossicazione quando era necessario affrontare le crisi di astinenza, e dove erano proposte attività educative in un contesto di vita in comune.
A Picchi fu affidata l’organizzazione del terzo Congresso mondiale delle comunità terapeutiche che si svolse a Roma nel settembre 1978 e nel febbraio successivo venne inaugurata la prima comunità terapeutica residenziale del Ceis, denominata Sant’Andrea, nella borgata del Trullo, nella periferia romana. In questa sede, oltre ad assistere i tossicodipendenti in un percorso di disintossicazione, recupero e reinserimento sociale, Picchi e gli altri volontari aprirono una scuola di formazione per operatori specializzati nell’assistenza sociale e psicologica ai drogati. Una particolare attenzione fu rivolta ai genitori dei ragazzi, per aiutarli ad affrontare le situazioni di difficoltà create dalla tossicodipendenza dei figli e per coinvolgerli nel percorso di recupero dei giovani.
Nel 1979, dopo un incontro con Giovanni Paolo II, che visitò anche la comunità, ricevette in uso una villa vaticana nei pressi di Castel Gandolfo dove fu aperta la comunità terapeutica San Carlo, in grado di ospitare fino a un centinaio di residenti, registrando in trent’anni oltre tremila ingressi. Nello stesso luogo, aprì nel 1980 la Casa del Sole, una struttura destinata ad accogliere corsi di formazione per operatori. L’esperienza maturata dal Ceis a Roma si diffuse progressivamente, promuovendo una cinquantina di iniziative in varie città italiane (tra le prime, Lucca, Firenze e Napoli), nel resto d’Europa (soprattutto in Spagna, Portogallo e Danimarca), in America Latina, in Asia e in Africa, seguendo le linee che Mario Picchi aveva iniziato a precisare sulla rivista «Il Delfino» (la rivista del Ceis, fondata nel 1976, di cui fu anche direttore) e che sintetizzò poi nel libro Progetto uomo, la cui prima edizione apparve nel 1981.
L’ispirazione cristiana di molti operatori e il sostegno ricevuto da alcune istituzioni cattoliche hanno caratterizzato le varie attività del Ceis che, nonostante i cambiamenti intervenuti nel corso degli anni, hanno avuto come riferimento costante il metodo sviluppato da Picchi. Esso partiva dalla considerazione che «l’individuo dipendente [è] una persona umana che può ridiventare responsabile se prende coscienza dei moventi che sono alla base del suo comportamento deviante e se – opportunamente aiutata – trova dentro di sé l’energia necessaria a convertire in spinta positiva verso la chiarezza e la salute l’atteggiamento di negazione e di infingimento» (Progetto uomo, 1985, p. 50).
Oltre alle comunità terapeutiche, Picchi avviò, soprattutto a Roma e nella provincia, programmi serali per adulti lavoratori tossicodipendenti, servizi di accoglienza diurna per bambini di famiglie problematiche, attività di documentazione, formazione e prevenzione per studenti e insegnanti. Con gli operatori del Ceis (anche con la collaborazione del vicepresidente Juan Pares y Plans, l’artista spagnolo tra i primi volontari del Centro) promosse inoltre iniziative di assistenza per persone senza fissa dimora, malati di Aids, giovani con problemi psichiatrici, anziani, stranieri immigrati e richiedenti asilo.
Nel 1981, si costituì la Federazione italiana delle comunità terapeutiche, di cui Picchi fu presidente fino al 1994. Nel 1984 organizzò l’ottavo Congresso mondiale delle comunità terapeutiche; l’anno successivo il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite riconobbe il Ceis come organizzazione non governativa, cui affidò la costruzione in Bolivia dell’Ospedale generale universitario di Coroico, in un’area depressa dove era prevalente la coltivazione della coca. Picchi fin dagli anni Settanta partecipò a numerose commissioni sui problemi della tossicodipendenza istituite dal governo italiano e da enti locali. Fu insignito di numerosi premi e riconoscimenti in Italia e all’estero, ricevendo nel 1988 il titolo di Grande ufficiale al merito della Repubblica italiana.
Morì a Roma il 29 maggio 2010.
Opere. Mario Picchi ha pubblicato regolarmente dal 1976 i suoi articoli sulla rivista del Ceis «Il Delfino». Numerose sue interviste sono comparse su periodici e libri sul tema delle tossicodipendenze e del disagio giovanile. Ha pubblicato i seguenti volumi: La provocazione della droga. Per un impegno sociale, Pordenone 1980 (con altri autori); Progetto uomo. Un programma terapeutico per tossicodipendenti, Roma-Torino 1981 (cui sono seguite altre edizioni, in parte rinnovate, fino al 1994); Intervista sulla droga e sull’uomo, a cura di Enzo Caffarelli, Roma 1983 (Milano 19842); La vita è una meravigliosa avventura. Le Parole di vita trasmesse da Radiodue, Roma 1986; La provocazione della droga. Lettere aperte di don Mario Picchi, Roma 1987; Il cuore e i talenti. Parole di vita da Radiodue, Roma 1988; Vincere la droga, Casale Monferrato 1990 (Milano 19932); Dietro la droga un uomo, Milano 1991 (con Enzo Caffarelli); La farfalla e l’uragano. Dialoghi sull’uomo e sulla droga, Roma 1991 (con Enzo Caffarelli); Riflessi di speranza, Roma 1993; Un progetto per l’uomo, Roma 1994; La sfida del Vangelo, Cinisello Balsamo 1994; Senza fare miracoli, Roma 1997; A braccia aperte, Roma 2001; Progetto uomo nel terzo millennio, Roma, 2005 (20072); Negli occhi degli altri, Roma 2009. Alcuni di questi libri sono stati tradotti in varie lingue.
Fonti e Bibl.: Le carte di Mario Picchi sono conservate nella sede del Ceis, a Roma. Oltre alle notizie biografiche rintracciabili in alcuni libri di M. P., è possibile trovare altre informazioni nel libro e nel documentario che Maricla Boggio ha realizzato per la Rai nel 1981, Farsi uomo oltre la droga.