CAVAGLIERI, Mario Oddone
Figlio di Pacifico e Regina Bianchini, nacque a Rovigo, in una famiglia israelita originaria di Venezia, il 10 luglio 1887. Dal 1900 al 1917 risiedette a Padova, dove s’iniziò all’arte con il pittore Giovanni Vianello. Era suo compagno di studi, fino al 1908, Felice Casorati; ambedue gli allievi conservarono molta gratitudine al loro maestro, profondo conoscitore della tecnica della pittura ad olio e ad affresco.
Il C., non ancora ventenne, nel 1907 era presente alla mostra della Società amatori e cultori di belle arti a Roma. Nel 1909 figurava con tre opere alle mostre Bevilacqua La Masa a Ca’ Pesaro, a Venezia, celebri esposizioni giovanili d’avanguardia che si contrapponevano vivacemente al carattere accademico delle prime biennali. Nella mostra collettiva del 1910, pure a Ca’ Pesaro, espose in una sala quattordici opere (nella stessa mostra sono da segnalare le personali di Boccioni, Wolf Ferrari e Garbari, oltre a quelle del gruppo dei più noti giovani artisti allora operanti nel Veneto). Nel 1911 il pittore soggiornò a Parigi. Nella collettiva annuale del 1912 a Ca’ Pesaro, a Venezia, ottenne una seconda mostra personale di diciannove opere e fu presente per la prima volta anche in una selezione di giovani artisti alla Biennale, dove figurerà poi ininterrottamente fino al 1924.
Nel 1911 espose a Roma, nel 1913 a Monaco, nel 1914 e nel 1915 alla Permanente di Milano e quindi a Parigi, ottenendo un notevole successo. Nel 1919 tenne una mostra insieme con Hans St-Lerche a casa Cagiati a Milano (Longhi, 1919) e nel 1920 un’altra personale alla galleria Pesaro di Milano, insieme con St-Lerche e Alberto Martini (presentazione nel catalogo di V. Pica). Dal 1921, anno in cui si sposò con Giulietta Catellini (che appare nei ritratti già dal 1912), al 1925 soggiornò a Piacenza e quindi si stabilì a Pavie-sur-Gers, presso Auch in Guascogna, in una bella villa al centro di una vasta tenuta di sua proprietà. In questa casa passò tutta la vita, alternando lunghi soggiorni a Parigi e in Italia.
Espose quindi quasi ininterrottamente al Salon d’Automne a Parigi e in alcune note gallerie della capitale francese. Nel 1948, nel 1950 e nel 1952 fu presente alla Biennale di Venezia. Nel 1953, per invito di C. L. Ragghianti, gli venne allestita una grande mostra alla “Strozzina” di Firenze (presentazione di Giuseppe Raimondi); e fu quindi invitato nel 1967 con quattordici opere alla mostra dell’arte moderna in Italia 1915-1935 a palazzo Strozzi a Firenze (Catal., pp. XXIII, 110-112).
Morì a Pavie-sur-Gers il 23 sett. 1969.
Una prima mostra postuma di opere del C. è stata tenuta con successo alla X Quadriennale d’arte di Roma del 1972-73 (R. Monti, in Catal., pp. 121-126); altre alla gall. Menghelli di Firenze nel 1973 (presentazione sempre di R. Monti) e nel 1974 (M. C. opere inedite, così il titolo del catalogo a stampa). Nel 1974 ebbe una mostra “Hommage à Mario Cavaglieri” nel Museo “Des Augustins” a Tolosa (catal. D. Milhau-V. Vareilles); nel 1976 alla galleria Senato di Milano e infine la vasta mostra personale nel 1978 all’Accademia dei Concordi di Rovigo, città natale dell’artista, che ebbe larga eco in Italia e in Francia.
Il C. fu un pittore naturalmente portato già dal primo decennio del Novecento a superare il naturalismo verista allora in voga e a fare propria la lezione dell’impressionismo francese secondo un’interpretazione molto personale, che lo avvicina piuttosto a Bonnard e a Vuillard che agli impressionisti classici. La sua posizione d’avanguardia nelle mostre di Ca’ Pesaro dal 1909 al 1913 costituisce la premessa al suo futuro sviluppo, tra Venezia e Padova, vicino a Ugo Valeri, Casorati, Gino Rossi, in un ambiente studentesco portato alla modernità dagli stessi studi e dalle indagini culturali che sapevano già allora spaziare in un largo campo europeo. L’artista predilesse per molti anni un soggetto quasi unico, l’interno delle sue stanze, quelle belle sale di palazzi di provincia, cariche di mille cose inutili e decorative: nature morte e perfino paesaggi sono visti da questo interno in un’aria ovattata, ferma, senza tempo.
Già R. Longhi, nel suo articolo del 1919, notava questo singolare soggetto d’ispirazione dell’artista. Anche C. L. Ragghianti sottolinea la felicità inventiva e immediata nell’espressione pittorica del C., che riesce a conservare fino alle ultime tele una nota di giovanile “innocenza”. Il periodo della sua maggiore importanza creativa può essere indicato dal 1909 al 1925, dagli inizi, cioè, all’anno in cui lasciò l’Italia per stabilirsi in Francia: sono da ricordare le numerose serie di piccole tele compiute tra il 1909 e il 1911, in cui di solito appare una figura femminile all’interno di una stanza nelle pose più varie e immediate della vita quotidiana, e quindi una serie di quadri di vasta misura, tutti in collezioni private (se non diversamente indicato). Tra essi si segnalano: La piccola russa, 1914; Signora sulla veranda, 1914; Romanticismo, 1915; La sala di campagna, 1915, (Firenze, Fondazione Longhi); I fidanzati riconciliati, 1915; La famiglia Cavalieri, 1917; Lo scialle di Cachemire, 1918; Lo scialle di Buchara, 1918 (Firenze, gall. Menghelli); Amalia Pellegrinetti, 1919 (Francia, coll. privata), Caminetto rosso, 1920; Figura in salotto, 1920 (Piacenza, Museo Ricci Oddi); Salotto del sole, 1923; Interno di salotto, 1923. Tra le molte opere compiute in Francia sono da annoverare: La toilette, 1926; Maria, 1927; Nudo con l’ombrellino, 1928; La casa nuova, 1928; Salotto, 1932 (Firenze, Gall. naz. d’arte moderna); Paesaggio del Gers, 1934; Omaggio a Hokusai, 1955.
Bibl.: Oltre ai cataloghi delle mostre citate nel testo (con ampia bibl. e antologia critica quello di Rovigo del 1978 di G. Perocco e R. Monti) si veda: R. Longhi, in Il Tempo, 28 maggio del 1919, (poi in Scritti giovanili..., Firenze 1961, pp. 433-435); C. L. Ragghianti, in Sele Arte, 1953, p 27; G. Bassani, Un ined. di M. C., in Parag., IV (1953), 39, pp. 51-53; G. Raimondi, De Pisis-C. fra il 1910 e il 1920, in La Critica d’arte, II (1954), pp. 144-160; G. Perocco, Artisti del primo Novecento italiano, Torino 1965, ad Ind.; V. Vareilles, Le dessin de M. C., in Bulletin de la Société archéol. du Gers (Auch), 1970, pp. 398-410; Id., La peinture de M. C. …, in La Revue du Tarn, 1971, n. 61, pp. 101-108; Id., M. C., in L’Arche, 1971, n. 172, pp. 56 s.; Id., M. C. l’homme et l’artiste, in L’Information d’histoire de l’art, XVII (1972), pp. 93-96 (con bibl.); G. Perocco, Le orig. dell’arte moderna a Venezia, Treviso 1972, pp. 293-306; Catal. naz. Bolaffi d’arte moderna, 10, 1, Torino 1975, p. 78; R. Monti, M. C., catal., gall. Meneghelli, Milano 1977; G. Perocco-R. Monti, M. C. (catal.), Rovigo 1978.