NOVARO, Mario
NOVARO, Mario. – Nacque a Diano Marina il 25 settembre 1868, da Agostino e da Paola Sasso, quarto di sei figli (gli altri erano Eugenio, lo scrittore Angiolo Silvio, Caterina, Anna Emilia ed Enrico).
Conseguita la licenza liceale nel 1887, scelse di compiere gli studi filosofici all’Università di Berlino, dove trascorse nel 1889 il primo semestre di studio per poi trasferirsi all’Università di Vienna, nella quale rimase per gli anni accademici 1889-90 e 1890-91. Nel 1890 a Torino uscì il suo primo lavoro a stampa: la Lettera a J. Simirenko che, scritta da Oneglia il 19 agosto 1890, era indirizzata con ogni probabilità a un suo compagno di studi. Fatto ritorno all’Università di Berlino, il 26 luglio 1893 Novaro discusse una tesi dal titolo Die Philosophie des Nicolaus Malebranche, prontamente pubblicata da Mayer & Müller (Berlin 1893).
Parte della sua tesi con il titolo La teoria della casualità in Malebranche, letta presso la R. Accademia dei Lincei nella seduta del 18 giugno 1893, apparve a stampa nello stesso anno nei Rendiconti dell’Accademia. Lo studio dei classici della filosofia occidentale – oltre Malebranche, Novaro lesse con particolare attenzione Giordano Bruno e Nietzsche – lo portò a porsi innanzitutto il problema dell’infinito e del rapporto dell’io con il mondo, la natura, Dio.
A Berlino, oltre alle lezioni accademiche, in particolare quelle di economia politica di Adolph Wagner, fondamentale per la sua formazione fu il rapporto con Gustavo Sacerdote, ebreo piemontese, corrispondente dalla capitale tedesca per giornali socialisti italiani. Con ogni probabilità fu proprio Sacerdote a incaricare Novaro di redigere per la collana «Grido del Popolo» l’opuscolo Il partito socialista in Germania (Torino 1894): una sintesi di storia del socialismo germanico nella quale il modello della socialdemocrazia tedesca costituiva un esempio cui ispirarsi.
Nel 1894 ottenne la laurea ‘con semplice approvazione’ presso l’Università di Torino e sposò Maria Tarditi, da cui ebbe due figli: Guido (n. 1895), e Cellino (n. 1898). A conferma degli spiccati interessi filosofici apparve il saggio Il concetto di infinito e il problema cosmologico (in Riv. italiana di filosofia, X [1895], 1, pp. 193-221, 330-348; 2, pp. 65-82).
Dopo un periodo di insegnamento a Berlino, rientrato a Oneglia per lavorare nella ditta di famiglia (l’industria olearia P. Sasso e figli, fondata dal padre intorno al 1880, intestata alla madre ma registrata presso la Camera di commercio di Porto Maurizio solo nel 1898: Boero 1984, p. 32), si avvicinò ai socialisti, tra i quali un ruolo attivo ricoprì anche il fratello Angiolo Silvio. Ottenuto nell’anno scolastico 1898-99 l’incarico di filosofia presso il liceo di Oneglia, nel dicembre dell’anno successivo si presentò candidato nelle liste socialiste, divenendo assessore comunale.
A partire dal 1899 ricoprì una posizione di rilievo all’interno dell’azienda familiare, assumendo la direzione della rivista La Riviera Ligure, sebbene il suo nome come direttore compaia solo nel marzo 1904.
Il primo numero (col titolo La Riviera Ligure di Ponente) era uscito il 15 giugno 1895 per volontà dell’industria olearia Sasso che, al fine di pubblicizzare il proprio prodotto, inseriva la rivista in ogni confezione d’olio. Fino all’inizio del 1899 fu il fratello Angiolo Silvio a coordinare il periodico, che mantenne un carattere regionale. Dal maggio 1899, fino alla sua conclusione nel 1919, sotto la direzione di Mario la rivista acquistò maggiore prestigio e si caratterizzò per una forte impronta letteraria, incrementando le tirature e aprendosi a importanti collaborazioni. Priva di qualsiasi dichiarazione programmatica, La Riviera Ligure divenne una degna palestra letteraria, dove scrittori già noti o giovani esordienti potevano pubblicare i propri inediti. Novaro nel corso di un ventennio entrò in rapporto con i più significativi autori dell’epoca, come testimoniano i numerosi carteggi coi collaboratori. Di estrema importanza fu l’amicizia con Giovanni Boine, che tenne nella rivista dal 1914 al 1916 la rubrica ‘Plausi e botte’, ma anche quella con Giovanni Pascoli, Corrado Govoni, Marino Moretti, Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Aldo Palazzeschi. Notevoli furono le collaborazioni, da Luigi Pirandello a Giuseppe Ungaretti, da Dino Campana a Umberto Saba, con una considerevole presenza dei poeti liguri quali Ceccardo Roccatagliata Ceccardi e Camillo Sbarbaro.
Novaro scelse le pagine della rivista per far conoscere i suoi testi: il suo nome si incontra la prima volta nel 1902 (n.s., VIII [1902], 40, pp. 429 s.) con la pubblicazione del dialoghetto filosofico Riposo. Gli scritti, spesso firmati con gli pseudonimi Giorgio De Paoli e Guido Dell’Erba, apparvero fino al maggio 1916. La lunga formazione filosofica, che trovò ulteriore conferma con la pubblicazione presso Carabba della sua scelta dei Pensieri metafisici di Malebranche (Lanciano 1911; rist. anast., ibid. 2008), sfociò nella scrittura in prosa e in versi quale nuova e differente forma di riflessione speculativa.
Tutti i testi pubblicati nella Riviera Ligure, con l’aggiunta della poesia A Cellino, furono raccolti in volume presso Ricciardi, col titolo Murmuri ed echi (Napoli 1912). Seguirono, per volontà dell’autore, ben quattro edizioni: quella del 1914 edita sempre da Ricciardi (ibid.), quella edita da Vallecchi (Firenze 1919), quelle del 1938 e del 1941 pubblicate di nuovo da Ricciardi. L’edizione definitiva, uscita postuma, è stata curata da Giuseppe Cassinelli (Milano 1975; rist., con premessa di P. Boero - M. Novaro, ibid. 1994), seguita dalla pregevole edizione critica per cura di V. Pesce, con prefazione di G. Ficara (Genova 2011).
Il volume del 1912 apparve come petit poème en prose, con soli quattro componimenti in versi. Nelle edizioni successive si verificò il definitivo passaggio di molti testi dalla prosa alla poesia: a eccezione di Notte e Sui monti che rimasero sempre in prosa, con l’edizione del 1938 tutti i componimenti erano ormai in versi. Accanto ai classici della filosofia, fondamentale divenne per la scrittura novariana la lezione dei classici della letteratura, in particolare di Leopardi. Poeta unius libri, Novaro propose una poesia filosofica, abbandonandosi all’indagine e al flusso dei suoi pensieri spesso di fronte al mare ligure: «E nel monotono / querulo / canto del mare / io penso penso: // Dove la vita / à la sua proda? / dove il suo fondo? / scorre la vita, scorrono l’onde» (ibid., ed. 2011, p. 50). La scrittura abbonda di domande; chiaro esempio se ne ha nel poemetto che dà il titolo alla raccolta, dedicato a Pascoli, importante punto di riferimento per il poeta: «– Perché piangi? / – Perché prima io morrò anzi che le tacenti notti o l’albe pungenti o i trepidi tramonti m’abbiano sazio di meditare la vita e la morte e il mondo e lor vicende, con lo spazio e il tempo, l’infinito e l’eterno» (p. 74). Non cessò mai di interrogarsi sul significato della realtà che lo circondava, sul mondo e la natura: anche quando il ruolo e la funzione del poeta entrarono definitivamente in crisi, continuò ancora a rivestire quel ruolo di un valore assoluto. La sua poesia ligustica, alla ricerca di un linguaggio tanto essenziale quanto musicalmente raffinato, si offrì suggestivamente all’attenzione del Montale degli Ossi: «Liquidi respiro aperto, alterno / di liscio mare ferrigno / […] / E vi s’appuntano / i cipressi, che salgono dal mare. // Neri, tagliando l’orizzonte / spalancano lo spazio / perché l’anima immota lo varchi / oziando nell’oppio dell’ora» (p. 138).
Il 17 dicembre 1917 morì in guerra il secondogenito Cellino, sottotenente degli alpini, decorato con la medaglia di bronzo. Più tardi, nel 1935, Novaro curò il volume Alcuni scritti e lettere di Cellino Novaro e pensieri da lui raccolti (stampato presso la tipografia Nante di Imperia).
Oltre ai classici della filosofia occidentale, era stato attratto già negli anni della formazione dai testi del taoismo e dalla pratica del ‘non agire’ (Wu-wei): curò presso Carabba la traduzione, attraverso il raffronto delle versioni già esistenti in tedesco e in inglese, di Acque d’autunno (Lanciano 1922; rist. anast., ibid. 2010) del filosofo cinese Ciuang Ze. Del volume, dedicato a Cellino, seguirono tre edizioni accresciute e corrette (rispettivamente, ibid. 1939, Roma 1943 e, postuma, Bari 1949; rist. anast., ibid. 1980 e 1989). Nel 1934 pubblicò Alcune lettere inedite di Giovanni Pascoli (Imperia), riunendo le lettere che Pascoli gli scrisse dal 12 novembre 1900 al 7 novembre 1911.
Alcuni anni dopo la scomparsa di Boine (1917), Novaro, che s’era interessato della pubblicazione delle opere dell’amico presso la Libreria della Voce, curò per Guanda la terza edizione di Frantumi (Modena 1938, con aggiunte inedite e un suo ricordo), la terza edizione sia de Il peccato ed altre cose (ibid. 1938) sia di Plausi e botte (ibid. 1939, con aggiunte di altri scritti), nonché la nuova edizione de La ferita non chiusa (ibid. 1939).
All’inizio del 1944 Novaro si rifugiò con la famiglia a Forti di Nava, dove morì il 9 agosto.
Fonti e Bibl.: Presso la Fondazione Mario Novaro di Genova sono conservati la biblioteca e l’archivio (che raccoglie, in particolare, testi manoscritti di Novaro e lettere di oltre 200 collaboratori de La Riviera Ligure). Fra i carteggi pubblicati si vedano: G. Pascoli, Lettere a M. N. e ad altri amici, a cura di E. Serra - G. Cassinelli, Bologna 1971; M. Moretti - M. Novaro, Carteggio 1907-1943, a cura di C. Toscani, Milano 1981; Lettere a “La Riviera Ligure” (1900-1905), a cura di P. Boero, Roma 1981; G. Boine, Lettere a M. N., a cura di G. Cassinelli, Bologna 1984; Lettere a “La Riviera Ligure” (1906-1909), a cura di P. Boero, Torino 1986; G. Baroni, Giuseppe Prezzolini - fratelli Novaro. Carteggio 1911-1938, inOtto/Novecento, XIII (1989), 6, pp. 121-173; A. Palazzeschi - M. Novaro, Carteggio (1910-1914), a cura di P. Boero, Firenze 1992; Lettere a “La Riviera Ligure” (1910-1912), a cura di P. Boero - F. Merlanti - A. Aveto, Roma 2003. Si vedano inoltre: G. Cattanei, La Liguria e la poesia italiana del Novecento, Milano 1966, pp. 98-108; La Riviera Ligure, a cura di E. Villa - P. Boero, Treviso 1975; A. De Guglielmi, Sugli scritti filosofici di M. N., in Studi di filologia e letteratura dedicati a Vincenzo Pernicone, V, Scrittori e riviste in Liguria fra ’800 e ’900, Genova 1980, pp. 125-137; G. Cassinelli, Il tormento, la poesia, gli ulivi, Bologna 1981; P. Boero, “La Riviera Ligure” tra industria e letteratura, Firenze 1984; La Riviera Ligure: momenti di una rivista, a cura di P. Boero - M. Novaro, Genova 1984; V. Coletti, M. N.: l’esitazione della poesia, in Resine, IX (1987), 33, pp. 3-13; P. Boero, M. N., in G. Bertone et al., La letteratura ligure. Il Novecento, I, Genova 1988, pp. 169-178; M. N. tra poesia e cultura, Atti del I Convegno di studi… Imperia… 1987, Firenze 1988; A. Cavaglion, La militanza socialista di M. N., in La Riviera Ligure, III (1992), 7, pp. 5-9; “Murmuri ed echi”: ricordo di M. N., ibid., VI (1995), 17-18; P. Zoboli, Linea ligure: Sbarbaro, Montale, Caproni, Novara 2006, ad ind.; V. Pesce, Nota al testo, in M. Novaro, Murmuri ed Echi, ed. critica, cit., pp. 13-36.