NEGRI, Mario
NEGRI, Mario. – Nacque a Milano il 6 giugno 1891, da Giuseppe e da Maria Caronni.
Con pochi studi alle spalle – nella documentazione relativa alla leva militare si fa riferimento alla professione di «contabile» – divenne imprenditore di successo e filantropo. Prese parte alla Grande Guerra come sergente, dapprima nel 12° reggimento cavalleggeri di Saluzzo, poi nel 24° di Vicenza. Congedato dall’esercito, iniziò il percorso nel mondo imprenditoriale milanese, grazie alla sua capacità e intraprendenza.
Dapprima si interessò alla Società anonima italiana dell’Estremo Oriente che, nata nel gennaio 1911, era attiva nel campo delle piantagioni di gomma in Malesia (soprattutto nello stato del Kedah), zona di protettorato inglese, e in regioni vicine, occupandosi anche dell’esportazione del prodotto in Europa. Venuto in contatto negli anni Venti con il presidente della società, l’avvocato Speri Marcora, nel 1933 Negri era tra i maggiori azionisti (con 1106 azioni su 9854), oltre che sindaco della stessa, entrando successivamente nel Consiglio di amministrazione.
La società, sorta allo scopo «patriottico» di rappresentare «il passo iniziale di un’organica e progressiva opera di penetrazione italiana nelle ricche ragioni dell’Asia estremo orientale» – come si leggeva nel verbale dell’Assemblea straordinaria del 2 settembre 1936 – fu messa in liquidazione nel 1938, per le condizioni difficili del mercato della gomma e per il clima di incertezza a livello internazionale. La situazione in effetti precipitò con lo scoppio del conflitto mondiale, quando le piantagioni furono requisite dalle autorità inglesi e gli impiegati italiani internati. Né il quadro migliorò durante l’occupazione giapponese; così, il 18 marzo 1942, fu definitivamente chiusa.
Già nel primo dopoguerra, Negri aveva cominciato ad impegnarsi nella Società di preziosi A. Calderoni che, fondata a Milano nel 1842 da Adone Calderoni, aveva negozi nelle zone più centrali e prestigiose della città. Morto Adone nel 1893, la ditta era passata al figlio Augusto, affiancato poco dopo dal fratello Silvio. Quando nel 1925 Silvio e Augusto liquidarono la ditta e costituirono la Società anonima Calderoni, avente anch’essa «come scopo il commercio di gioiellerie, oreficerie e argenterie», Silvio ne tenne la presidenza, Augusto la vicepresidenza, mentre Negri fu tra i sindaci. La nuova società nacque con un capitale di lire 3.000.000, al quale Negri contribuì con 50.000 lire. Quando, nel gennaio 1927, assunse la carica di direttore generale commerciale e amministrativo della società dichiarò – si legge nel verbale del CdA del 18 dicembre 1926 – di accettare l’impegno «nella speranza di poter imprimere un notevole incremento negli affari commerciali»; nel caso non fosse riuscito nell’intento, si impegnava a rassegnare le dimissioni «senza pretendere compenso o indennità alcuna, per la rescissione del suo contratto di impiego». Nel 1928 entrò a far parte del CdA e divenne anche consigliere delegato. L’impegno assunto dovette essere svolto con rapidità ed efficienza, se già nel verbale del CdA del 25 maggio 1928 si faceva riferimento agli ottimi risultati ottenuti. Prova ne furono l’incremento del capitale passato nel 1928 da 3.000.000 a 3.500.000, e nel 1934 a 4.900.000 lire, e le dipendenze aperte a Palermo, Trieste, Messina, Torino, Livorno, Bari.
Nel 1936 Negri propose l’apertura di una filiale della società ad Asmara, convinto della «opportunità di poter svolgere colà un proficuo lavoro sia nel nostro ramo, sia negli altri campi attraverso l’assunzione di opportune rappresentanze di merci e oggetti di largo consumo», e organizzò personalmente, recandosi in loco, una rete di magazzini e negozi di vendita all’ingrosso e al pubblico di prodotti italiani.
Il CdA del 27 ottobre 1936, dopo aver elogiato Negri per lo «spirito di abnegazione» con cui reggeva la società e messo in evidenza gli ottimi risultati, gli attribuì tutte le facoltà necessarie a espletare il «compito affidatogli e in particolare ad acquisire immobili nelle nostre colonie in Africa Orientale». Per meglio organizzare il lavoro, nell’aprile 1937, su proposta di Negri, venne fondata una società separata di carattere finanziario-commerciale, la Società anonima Calderoni coloniale, che aveva come scopo l’importazione e l’esportazione dalle colonie, e della quale erano consiglieri delegati e direttori Francesco Quinto Daneri e Mario Negri. Nell’Etiopia occupata dagli italiani, la Calderoni coloniale aprì filiali ad Addis Abeba, Dire Dawa e Dessie; dal 1937 si assunse anche il compito di impiantare e tenere l’amministrazione delle poste e telegrafi, delle dogane, delle compagnie di trasporti terrestri e marittimi, nonché operazioni di deposito e ritiro di denaro, titoli, cauzioni e merci presso le ferrovie dell’impero italiano. Fu altresì autorizzata a incassare assegni bancari, vaglia, cambiali, mandati di pagamento dalle ferrovie e dalle dogane, dalle poste e telegrafi e da tutti gli enti pubblici e privati. Anche questa società, come già la Società anonima italiana dell’Estremo Oriente, entrò in crisi con lo scoppio del secondo conflitto mondiale e poi con l’occupazione inglese di Somalia, Eritrea ed Etiopia nel 1941.
Alla fine della guerra, la Società anonima Calderoni proseguì l’attività nel settore tradizionale dei gioielli e preziosi; dopo le dimissioni di Silvio Calderoni da presidente, nel settembre 1945 Negri gli subentrò. Grazie alle sue capacità imprenditoriali, la Calderoni riuscì ad affermarsi tra le principali società di gioielli del capoluogo lombardo, in concorrenza con le imprese europee del settore. Negri ebbe allora una grande intuizione: produrre con metodo industriale gioielli di alta qualità; i minori costi e la costituzione di una rete di vendite su tutto il territorio nazionale, consentirono la diffusione di preziosi anche tra i ceti medi. La società, che creò una classe di orafi in grado di competere con produttori francesi e tedeschi, diede lavoro a circa 400 operai. Per il suo impegno professionale Negri ricevette nel 1952 il titolo di cavaliere del lavoro dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi.
Il suo attivismo non si limitò alla società Calderoni. Fu promotore del Fondo di Previdenza per i dirigenti di aziende commerciali di spedizione e trasporto Mario Negri e soprattutto, quando nel marzo 1947 si costituì la società Farmacosmici srl., per la «fabbricazione, commercio e rappresentanza di prodotti chimici, farmaceutici e medicinali», entrò nel CdA con un capitale di lire 60.000 (su un totale di 150.000 lire). Nel 1948 il capitale fu portato a 1 milione, con Negri tra i maggiori soci (azioni per 340.000 lire). Nel 1947 divenne vicepresidente della Farmacosmici e nel 1950 amministratore delegato, riuscendo a ottenere anche in questo caso grandi successi, tant’è che in quel periodo il capitale della società arrivò a 40 milioni. Nel 1953 la società strinse accordi con la Burrought Wellcome – multinazionale inglese senza scopi di lucro che devolveva i suoi utili alla Fondazione Wellcome Trust – per la fabbricazione e la distribuzione in Italia di specialità medicinali inglesi e americane.
Nel CdA della Farmacosmici vi era Emilio Trabucchi, direttore dell’Istituto di farmacologia dell’Università degli studi di Milano, che dal febbraio 1947 assunse anche la carica di vicepresidente con Negri. Attraverso il luminare, Negri conobbe nel 1957 un gruppo di ricercatori dell’Istituto di farmacologia, fra i quali Silvio Garattini, un giovane bergamasco legato alle più prestigiose università americane. Ad accomunarli fu la grande attenzione alla cultura anglosassone e la volontà di creare in Italia una fondazione impegnata nella ricerca sul cancro.
«Negri – ha ricordato Garattini – non era un uomo particolarmente colto in campo scientifico, ma aveva un’intelligenza viva. Non delegava i suoi dubbi ai collaboratori. Se voleva vederci chiaro, si recava di persona e studiava a fondo le questioni» (Carrara - Arduini, 2011, p. 114).
Negri non riuscì a vedere realizzato il suo progetto, morì infatti il 6 aprile 1960 per un tumore al colon, avendo fatto testamento a favore della fondazione.
Vedovo e senza eredi diretti, destinò alla costituenda fondazione, oltre a cento milioni di lire, tutte le sue azioni e obbligazioni della Farmacosmici di sua proprietà, incaricando l’esecutore testamentario di acquistare dagli altri soci le azioni da loro possedute in modo che l’istituto venisse a essere il solo possessore di tutte le azioni sociali con la rendita delle quali avrebbe potuto soddisfare il suo fine istituzionale. Diede inoltre disposizioni affinché Garattini fosse nominato direttore.
L’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, costituito giuridicamente nel 1961, fu la prima fondazione italiana interamente dedicata alla ricerca biomedica. Grazie all’aiuto di Mario Russo, pronipote ed erede di Negri, che mise a disposizione i fondi per realizzare in anticipo il progetto, e del presidente della Cassa di risparmio delle provincie lombarde Giordano Dell’Amore, che concesse un mutuo trentennale a condizioni favorevoli, il 1° gennaio 1963 l’Istituto iniziò a operare nella sede di via Eritrea a Milano. Dapprincipio ignorato sia dall’Università sia dal Consiglio nazionale delle ricerche, ricevette fondi dal National institute of health statunitense e da fondazioni internazionali. I settori di interesse hanno spaziato dal campo delle malattie cardiovascolari, a quelle psichiatriche-neurologiche e a quelle tumorali; nel tempo si sono aggiunti i settori dell’ambiente e della salute, delle malattie renali, dei trapianti di organi, delle malattie rare.
Negri lasciò, inoltre, beni immobili all’Istituto Santa Corona, al fine di costruire un nuovo padiglione a Pietra Ligure (SV) per la cura e la degenza dei malati poveri della città di Milano.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Milano, Gabinetto di Prefettura, II vers., pezzi 482, 483, 537, 578, 579, 685, 686; Milano, Distretto militare, Ruoli matricolari, anno 1891, M. N., matr. 65135. Ibid., Arch. Camera di commercio, Fondo registro delle ditte, Società Adone Calderoni, f. 22266; Società anonima italiana dell’Estremo Oriente, f. 9395; Società anonima Calderoni coloniale, f. 249396; Atti dal 1861 al 1920, sezione X, Registro delle ditte B. Notifica e iscrizioni ditte, Società anonima Calderoni, f. 452; Registro società commerciali, Società anonima Calderoni, f. 21818; Farmacosmici, f. 199283; Registro delle ditte, Farmacosmici, f. 357879. Informazioni diverse in: I Cavalieri del lavoro (1901-2001). Storia del-l’Ordine e della Federazione, Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro, Roma 2001, p. 625; M. Carrara - S. Arduini, Storie di straordinaria filantropia. I ritratti di dieci grandi italiani che hanno costruito il futuro, Milano 2011, pp. 107-116. Si consulti anche il sito www.marionegri.it.