MENIN, Mario
– Nacque a Padova il 9 dic. 1896 da Luigi e da Pasqua Rinaldi. Studiò presso l’istituto d’arte della sua città, dove insegnò dopo essersi diplomato a Venezia. A questo periodo possiamo far risalire un compianto sul Cristo morto, dipinto dai forti toni arcaizzanti (per le riproduzioni delle principali opere del M., si rimanda a Marinetti, 1941). Chiamato alle armi il 27 nov. 1915, in dicembre venne trasferito a Roma. Il 9 febbr. 1916 morì il padre. Nel corso dello stesso anno, presso il distaccamento di artiglieria di Bracciano, ebbe il primo incontro con F.T. Marinetti, che acquistò un suo disegno per 28 lire. Successivamente fu in zona di guerra; venne congedato il 15 dic. 1919. Alla seconda metà degli anni Venti si possono ascrivere due opere nelle quali il M. ritrasse la madre e le sorelle, evocando atmosfere sospese, mediante soluzioni stilistiche derivanti dal realismo magico di F. Casorati.
Il 10 febbr. 1930 si trasferì a Roma. Arruolato il 17 ag. 1935 come volontario nella divisione «28 Ottobre» diretta in Etiopia, al suo arrivo in Africa orientale incontrò nuovamente Marinetti, con il quale strinse un sodalizio durato fino alla morte di quest’ultimo.
Su suggerimento del poeta, nel 1936 abbozzò e dipinse sul campo i suoi lavori più noti: scene di battaglia di grandi dimensioni dalle tonalità accese, animate da linee-forza, quali Combattimento Uarieu vissuto dalla camicia nera futurista Menin e Combattimento Uorc Amba vissuto dalla camicia nera futurista Menin della 28 Ottobre (entrambe a Milano, collezione privata), o Autocarrette nel Tembien (Roma, Galleria nazionale d’arte moderna), composta da profondi contrasti chiaroscurali. Allo stesso tempo espresse l’interesse per il paesaggio etiope in opere dallo stile compendiario come Amba Carnalè: passo Uarieu (già Roma, Museo africano: questa e la precedente sono riprodotte in Margozzi, 2005) e raffigurò episodi di vita militare in lavori di ispirazione documentaria di stile naturalistico.
Spinto da sincero entusiasmo per le composizioni belliche del M., Marinetti portò personalmente i rotoli dei suoi quadri nel viaggio di ritorno in Italia per presentarli nel padiglione del futurismo italiano alla XX Biennale di Venezia del 1936. In quest’occasione B. Mussolini acquistò Combattimento Debrambà (Milano, collezione privata). Nello stesso anno alcuni dei dipinti già esposti e altri di carattere analogo furono inclusi nella II Mostra nazionale di plastica murale di Roma.
Marinetti (1941, pp. 7 s.) ravvisava in queste opere una definitiva vittoria sulle «difficoltà che Paolo Uccello Borgognone Salvator Rosa Fattori Camerano e De Albertis vollero superare mediante confusioni di spade alabarde criniere e culatte monumentali di cavalli avvolte dalla polvere».
Nel marzo del 1937 il M. tenne una prima personale a Napoli, presso la Compagnia degli artisti, dove espose cinquanta immagini di guerra e, in luglio, una seconda presso il Museo coloniale di Roma, dove presentò vedute paesistiche dell’Etiopia e scene di battaglia. Tuttavia, alla fortuna espositiva si contrapposero crescenti difficoltà economiche che lo costrinsero a chiedere, fino al 1943, frequenti sussidi al ministero della Cultura popolare, ottenuti, non di rado, grazie all’intervento di Marinetti.
Nel 1938 iniziò la convivenza con la ventitreenne Emma Massi, vedova con tre figli. Nello stesso anno partecipò alla Mostra degli aeropittori futuristi di Milano, alla galleria Il Milione, ad «Aeropittura aeroscultura arte sacra futuriste», a Torino, e alla XXI Biennale di Venezia (vi avrebbe esposto ancora nel 1942), con dipinti ispirati al Poema africano (Milano 1937) di Marinetti.
Il 25 giugno fece richiesta formale per potersi recare in Spagna come combattente e pittore di guerra, ottenendo però un diniego. Nel 1939 fu tra i firmatari di un Comunicato interventista (Autori e scrittori, IV [1939], 4, pp. 7 s.) e del Manifesto degli aeropoeti nel trentennale del futurismo (ibid., 9, p. 8), inoltre partecipò alla Mostra di aeropittura di Cagliari e alla III Quadriennale di Roma. Con A.G. Ambrosi ottenne l’incarico del restauro pittorico delle lunette del chiostro della chiesa di S. Andrea delle Fratte a Roma e, l’anno seguente, degli affreschi e delle decorazioni della zona absidale.
Nel maggio del 1940, durante i lavori nella basilica romana, il M. fu vittima di un infortunio che lo costrinse per qualche tempo all’inattività. Nel corso dello stesso mese alcuni suoi quadri furono esposti alla I Mostra triennale delle Terre italiane d’Oltremare di Napoli. Dopo la dichiarazione di guerra italiana, il 16 giugno 1940 la sua nuova proposta di partire volontario per il fronte non fu accolta. Successivamente lavorò a una serie sulla conquista italiana della Somalia inglese. In dicembre, per intervento di Marinetti, fu acquistata dalla Confederazione degli agricoltori Maternità trionfante fra sole fisarmoniche buoi e vino (1940: Roma, ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali), convenzionale celebrazione della vita rurale dai vivaci cromatismi. Allo stesso periodo (1940-41 circa) risale un ritratto di Marinetti, raffigurato durante una concitata serata futurista, nell’atto di declamare alcuni suoi componimenti (dell’opera si conserva una fotografia alla Yale University, in Filippo Tommaso Marinetti Papers).
Nel 1941 il M. prese parte, a Ferrara, alla IX Mostra di aeropitture di guerra del gruppo Savarè e, a Milano, alla III Mostra del Sindacato nazionale fascista di belle arti. Nel 1942 espose a Roma, alla mostra degli aeropittori futuristi di guerra di palazzo Braschi. Nello stesso anno un suo dipinto fu riprodotto in Eroi macchine ali contro nature morte, a cura di R. Di Bosso - A.G. Ambrosi (Roma 1942). Nel 1943, mentre, in condizioni di salute sempre più precarie, era costretto a chiedere nuovi sussidi per non perdere la casa di via G.B. Bodoni, n. 96, e la sua proposta di collaborazione alla terza pagina del Popolo di Roma veniva respinta, Marinetti scelse i suoi disegni sulla campagna di Etiopia per illustrare Lo riprenderemo (Roma 1943) e lo incluse tra gli aeropittori futuristi in mostra alla IV Quadriennale di Roma.
Nel dopoguerra, a esclusione di una personale alla galleria Ronco di Biella, nel novembre 1945, in cui presentò incisioni all’acquaforte sul tema delle gondole, la sua attività si svolse per lo più in forma privata.
Abbandonati gli stilemi futuristi e la tematica bellica, produsse principalmente rappresentazioni di carattere sacro, nature morte e scene di genere, soprattutto di ambiente calabrese (come Baruffa calabra del 1957, composta da vivaci accordi di rossi e di viola), che espose in tarda età in mostre personali presso la Famiglia artistica lissonese (1958) e la sala Pastori di Desio (1959, 1960). Se in un gruppo di quattro donne del 1957 (quest’opera e la precedente si trovano a Roma, collezione Ala Marinetti), rappresentate in posizione frontale, immerse nella natura, il M. compie delicate rievocazioni gauguiniane, in un Autoritratto dello stesso anno (Finarte, Milano, 22 marzo 2005: Roma, collezione privata) svolge una ricerca di volumi essenziali, memore della pittura di R. Melli. Compare anche una certa propensione per la dissoluzione delle strutture formali chiuse, espressa chiaramente in una notturna fantasia simbolista del 1958, raffigurante una misteriosa scena boschiva, e in una composizione floreale coeva, dall’andamento nebuloso e dalle morbide tonalità (entrambe a Lissone, collezione della Famiglia artistica).
Il M. trascorse gli ultimi anni di vita a Lissone, dove morì il 12 dic. 1961.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Cultura popolare, Gabinetto, Sovvenzioni, b. 270; Ibid., Archivio della Soprintendenza ai beni architettonici e ambientali del Lazio, Archivio storico, b. 51; Archivio di Stato di Padova, Distretto militare di Padova, Ruoli matricolari, classe 1896, b. 169; New Haven, CT, Yale University, Beinecke Rare Book & Manuscript Library, Filippo Tommaso Marinetti Papers, 52.1968.416; A. Schettini, Con Marinetti alla Mostra del Tembien alla «Compagnia degli Artisti», in Roma, 4 marzo 1937; R. O., La camicia nera M., in L’Azione coloniale, VIII (1937), 26, p. 3; F.T. Marinetti, M. M. Camicia nera futurista e primo battaglista del mondo, Roma 1941; La Mostra degli aeropittori futuristi di guerra alla federazione dell’Urbe, in Autori e scrittori, VII (1942), 3, p. 6; R. Ch., Gargnel e M., in La Voce di Biella, 28 nov. 1945; M. Naddle, M. M. alla «Sala Pastori», in Il Cittadino della domenica, 24 ott. 1959; M. M. alla «Sala Pastori», ibid., 14 maggio 1960; L. Lorenzoni, in La pittura in Italia. Il Novecento/1: 1900-1945, II, Milano 1992, p. 970 (con bibl.); Il Dizionario del futurismo, a cura di E. Godoli, Firenze 2001, I, p. 88; II, pp. 727, 730, 891 (con bibl.); Dipinti, sculture e grafica delle collezioni del Museo africano. Catalogo generale, a cura di M. Margozzi, Roma 2005, pp. 14-16, 19, 22, 25, 27, 170-174, 285; E. Piersensini, Filippo Tommaso Marinetti e M. M., in Storia dell’arte, XLI (2009), 124, in corso di stampa.
E. Piersensini