Mattoli, Mario
Regista e produttore cinematografico e teatrale, nato a Tolentino (Macerata) il 30 novembre 1898 e morto a Roma il 23 febbraio 1980. Si avvicinò al cinema in veste di produttore ma conquistò in breve tempo una grande popolarità soprattutto come regista di commedie, genere che M. seppe affrontare sempre con un'acuta leggerezza, esaltata dalla presenza istrionica di attori come Macario e, nel secondo dopoguerra, Totò. Grazie anche all'apporto di sceneggiatori di fiducia come Vittorio Metz, Marcello Marchesi e, occasionalmente, del nipote Luciano, riuscì ad affrontare con stile semplice e immediato, mai volgare, questo genere cinematografico.
Laureatosi in giurisprudenza, M. entrò nel mondo dello spettacolo a Milano come procuratore legale della società teatrale Suvini-Zerboni. Divenuto nel 1924 segretario della società, entrò in contatto con molti artisti e agenti e nel 1927 fondò con L. Ramo la Za-Bum, impresa che promosse la rivista e l'avanspettacolo attraverso compagnie nelle quali si misero in luce attori come Vittorio De Sica e Umberto Melnati. Dopo aver prodotto con la Za-Bum alcuni lungometraggi (tra cui La segretaria per tutti, 1932, di Amleto Palermi), esordì nella regia cinematografica sostituendo Carlo Ludovico Bragaglia sul set di Tempo massimo (1934), una commedia leggera con Vittorio De Sica e Milly che fu un successo e aprì la strada alla sua carriera artistica. Il sodalizio con De Sica nella commedia leggera proseguì per qualche anno con il risorgimentale Amo te sola (1935), con L'uomo che sorride (1936), Questi ragazzi (1937) e Ai vostri ordini, signora! (1939), che M. girò parallelamente a una serie di trasposizioni cinematografiche di popolari commedie teatrali, come il piccolo ciclo con Dina Galli e Armando Falconi Felicita Colombo (1937) e Nonna Felicita (1938), tratti da G. Adami, o La dama bianca (1938), da A. De Benedetti e G. Zorzi. Un film a sé stante è invece La damigella di Bard (1936), tratto da S. Gotta, con cui M. cominciò a sperimentare il genere sentimentale. Molto popolari furono i due film comici interpretati da Macario nel 1939, Imputato, alzatevi! e "Lo vedi come sei… Lo vedi come sei?!"; la collaborazione proseguì nel 1940 con Il pirata sono io! e Non me lo dire!, sceneggiati da Steno. Nel 1941 M. diede inizio a un nuovo ciclo di drammi sentimentali pubblicizzato come 'I film che parlano al vostro cuore', in cui spiccano Luce nelle tenebre e, del 1942, Stasera niente di nuovo e Catene invisibili, con la diva Alida Valli affiancata a partner come Carlo Ninchi e Fosco Giachetti. Ciò non impedì a M. di dedicarsi anche a film spensierati, costruiti intorno a canzoni e miti popolari, come La donna è mobile e Voglio vivere così, sempre del 1942, e Ho tanta voglia di cantare! (1943), tutti interpretati da Carlo Campanini, o di tentare una strana incursione nel film di guerra con I tre aquilotti (1942, sceneggiato con lo pseudonimo di Tito Silvio Mursino dal figlio del Duce, Vittorio Mussolini), o di dirigere Alida Valli anche in una commedia, Ore 9: lezione di chimica (1941), o di proporre infine la carrellata d'avanspettacolo Circo equestre Za-Bum (1944). Con L'ultima carrozzella (1943) M. affrontò la commedia popolaresca romana con Aldo Fabrizi e Anna Magnani, mentre La vita ricomincia (1945) fu un antesignano del dramma popolare poi sviluppato da Raffaello Matarazzo. La produzione italo-francese Fiacre 13, noto anche come Fiacre n. 13 (1948), dal romanzo d'appendice di X. de Montépin, diretta con la collaborazione di Raoul André, ottenne un successo molto più scarso del parodistico I due orfanelli (1947), con Carlo Campanini e Totò, che il regista girò sfruttando le stesse locations. Il film aprì la strada a una lunghissima collaborazione tra M. e Totò, spesso in coppia con Peppino De Filippo, che va dalla versione cinematografica delle commedie di E. Scarpetta Un turco napoletano (1953), Miseria e nobiltà (1954) e Il medico dei pazzi (1954), alle satire di costume Totò al giro d'Italia (1948) e Totò, Peppino e le fanatiche (1958), alle parodie Fifa e arena (1948), Tototarzan (1950), Totò terzo uomo (1951) e Il più comico spettacolo del mondo (1953), rilettura comica girata in 3D di The greatest show on earth di Cecil B. DeMille, fino a giungere nel 1960 agli ormai volutamente rétro Signori si nasce e Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi.Di grande valore, grazie anche all'interpretazione di Anna Magnani ed Eduardo De Filippo, fu il melodramma Assunta Spina (1948), contemporaneo a una ripresa del filone sulle canzoni popolari con Signorinella (1949), I pompieri di Viggiù (1949) e Anema e core (1951). Negli anni seguenti l'attore preferito delle commedie di M. fu Walter Chiari, che interpretò nel 1950 il campione d'incassi I cadetti di Guascogna e L'inafferrabile 12, scritto da Steno e Mario Monicelli, nel 1951 Arrivano i nostri e Il padrone del vapore, e nel 1952 Cinque poveri in automobile. Dopo la parodia del genere storico-mitologico con Due notti con Cleopatra (1954), interpretato da Alberto Sordi e Sophia Loren, M. affrontò l'anno successivo il rifacimento di due suoi film di cassetta, Stasera niente di nuovo e Ore 9: lezione di chimica, rispettivamente con il melodramma L'ultimo amante e con Le diciottenni. Dopo il crepuscolare I giorni più belli (1956), con Emma Gramatica e Vittorio De Sica, M. adattò la commedia di Garinei e Giovannini Un paio d'ali in Come te movi, te fulmino! (1958), con Renato Rascel, e nel 1959 diresse a ruota libera quattro film comici: Prepotenti più di prima, con Aldo Fabrizi e Nino Taranto, e ‒ tutti interpretatati da Ugo Tognazzi ‒ Tipi da spiaggia, Non perdiamo la testa e Guardatele, ma non toccatele, quest'ultimo con Raimondo Vianello: opere di cassetta e di taglio televisivo costruite a sketch. La vena satirica tornò con il singolare Dott. Tanzanella, medico personale del… fondatore dell'impero noto anche come Sua eccellenza si fermò a mangiare (1961), dove Totò e la coppia Tognazzi-Vianello diedero vita a una grottesca commedia degli equivoci di ambientazione fascista. Il gusto per la parodia, nel giallo Cadavere per signora (1964) e nel western Per qualche dollaro in meno (1966), segnò anche l'ultimo periodo di un grande artigiano del cinema popolare.
S. Della Casa, Mario Mattoli, Firenze 1989.