MARCHI, Mario
Nacque a Roma il 28 luglio 1900 da Filippo e da Giulia Limberti.
Nell'autobiografia (Autobiografia, ricordi, Roma 1988, p. 2) il M. racconta che il padre, "dapprima artista, bravo disegnatore ed intagliatore in legno, e poi per necessità finanziaria, commerciante", gestiva una bottega in via del Teatro Valle. Allorché questi si ammalò, l'intera famiglia si trasferì nella Campagna romana. Ma, alla morte di Filippo, nel 1909, la madre e i tre figli fecero ritorno a Roma nella casa di borgo Vittorio.
Il M. compì i primi studi presso il collegio Filetico di Ferentino, dove frequentò l'istituto tecnico e si diplomò. Nel 1915, nuovamente a Roma, si iscrisse all'Istituto superiore di belle arti con le cugine Bianca e Nera Minardi; in quegli anni frequentò il corso serale di figura tenuto da F. Vagnetti nella scuola di via degli Incurabili e quello di architettura presso il Museo artistico di via F. Crispi, diretto da C. Bazzani. Giovanissimo iniziò la pratica professionale con A. Foschini e M. Manfredi: presso quest'ultimo eseguì i disegni per il monumento all'indipendenza a San Paolo del Brasile.
Si iscrisse quindi ai corsi superiori dell'Istituto di belle arti nella sezione di architettura, che frequentò con molto profitto. Nel 1919 prese parte al concorso per il pensionato artistico, giungendo secondo dopo V. Cafiero; nel 1920 vinse quello bandito dall'Accademia di S. Luca.
Nell'aprile dello stesso anno si diplomò a pieni voti con il titolo di professore di disegno architettonico; nel mese di dicembre vinse il premio bandito dall'Istituto Catel per una pensione di due anni. Nel 1921 Q. Angeletti lo volle come coadiutore alla cattedra di scenografia presso la Scuola superiore di architettura; divenne quindi assistente ai corsi delle discipline compositive.
Gli esordi sulla scena artistica videro il M. ancora legato ai codici figurativi dell'eclettismo romano, quindi a un linguaggio più prettamente novecentesco e poi al razionalismo.
Nel 1923 prese parte, con M. De Renzi, al concorso per il monumento ossario ai caduti romani della Grande Guerra nel cimitero del Verano, con un progetto considerato positivamente dalla commissione giudicatrice per l'essenzialità della concezione, priva di ridondanze retoriche seppure non scevra da interessanti "suggestioni scenografiche" (Bizzotto - Chiumenti - Muntoni) che avrebbero costituito una connotazione costante della sua opera architettonica e pittorica.
Negli anni Venti il M. lavorò nello studio di Filippo e Francesco Galassi dapprima come disegnatore, quindi come collaboratore e progettista. Fino al 1928, anno nel quale si iscrisse all'albo degli architetti di Roma, l'attività del M. si limitò alla progettazione e alla direzione artistica: ciò non costituì un freno alla sua produzione che, eccettuati forse gli anni del secondo conflitto mondiale, fu sempre frenetica.
Tra le prime realizzazioni, tutte in Roma, furono la progettazione di cinque villini per la cooperativa Voluntas et labor in via Salaria (1921), il restauro e la ristrutturazione dell'hotel des Princes in piazza di Spagna, la progettazione e la direzione artistica dei lavori di sistemazione dell'edificio da adibirsi a sede dell'Istituto di credito marittimo in via del Corso e del nuovo fabbricato a questo adiacente con ingresso su via del Gambero. Di grande interesse sono gli allestimenti effettuati negli stessi anni per numerosi negozi del centro, quali Viganò (per il quale curò anche l'arredamento delle sedi di via dei Condotti e di Genova), Piperno e Viser al Corso.
Alla fine degli anni Venti risalgono infine due ben congegnati interventi a Ostia Lido: l'edificio per abitazioni in piazza Anco Marzio (1929) e la palazzina in piazza dei Ravennati (1928-30).
Realizzato in un isolato di testata di notevole estensione, l'edificio di piazza Anco Marzio è caratterizzato dal particolare trattamento dei prospetti, ripartiti in fasce orizzontali differenziate anche sotto l'aspetto cromatico e scanditi verticalmente dal ritmo dei pieni e dei vuoti delle bucature; la particolare "movenza incisiva dei balconi" (De Guttry, p. 59) e lo svuotamento degli angoli in corrispondenza degli ordini superiori conferiscono maggiore levità alla massa dell'edificio.
La piazza dei Ravennati, dallo sviluppo semicircolare, è posta sull'asse viario proveniente da Roma. L'edificio del M. accompagna fedelmente l'andamento del quadrante con una fascia porticata al piano terreno, quindi viene operato un deciso arretramento dei due livelli superiori, fortemente connotati da un ordine gigante di candide paraste connesse senza soluzione di continuità alla cornice orizzontale superiore. L'ultimo livello, attestato in posizione assiale rispetto ai volumi sottostanti, è ancora una volta svuotato in corrispondenza degli angoli.
Nel 1927 il M., in gruppo con P. Aschieri, M. De Renzi, C. Vetriani, L. Ciarrocchi e G. Wittingh, risultò vincitore al concorso per il quartiere dell'Artigianato all'Aventino, non realizzato; con la medesima formazione prese parte al concorso per il palazzo delle Corporazioni in via Vittorio Veneto (1928). L'anno successivo progettò e diresse i lavori di costruzione del cinema Ambasciatori di via Montebello, una delle prime architetture appositamente ideate per la proiezione in pubblico.
Nel 1931 sottoscrisse il manifesto del Raggruppamento architetti moderni italiani.
Nel medesimo anno, con l'ebanista E. Guerrieri, vinse il concorso per la realizzazione degli arredi del salone delle feste del transatlantico "Rex". Tra le opere del decennio precedente il secondo conflitto si rammentano, oltre alle già numerose palazzine, la villa Canova commissionatagli da A. Piperno (1930), in splendida posizione panoramica su via della Camilluccia, la sistemazione dei locali posti superiormente al salone dei ricevimenti del palazzo Barberini (1931), il restauro del castello Giannuzzi ad Acuto (Frosinone); quindi i villini Valle e Del Drago in via B. Oriani e Bonetti Maceratesi in via Appia Nuova (1932), Pomardi e Cuppini a Grottaferrata, rispettivamente del 1934 e 1936, gli arredi delle sedi Ente nazionale italiano per il turismo di Napoli e Londra (1936-37), i negozi Piperno in via della Vite, Fabrizi in via dei Condotti e Martinoli al Corso (1930), Camilloni in via Nazionale (1933-35), Haas a largo Goldoni e Marinelli in via A. Depretis (1934), Rutili in piazza Vittorio (1938).
Nell'agosto del 1934 sposò Emma Benni, con la quale non ebbe figli.
Dai primi anni Quaranta e per tutto il successivo decennio il M. fu impegnato con M. Loreti nella progettazione e nella realizzazione del complesso termale di Chianciano.
Oltre alla sistemazione dello stabilimento termale, costituito da una serie di padiglioni collegati da percorsi coperti a mo' di portici collocati entro un grande parco, il M. curò, tra l'altro, la realizzazione degli edifici lungo il nuovo viale Roma e dei negozi, nonché il cinema, il palazzo delle Poste, un albergo e uno stabilimento per l'imbottigliamento (Autobiografia…, p. 60).
Fino a tutti gli anni Sessanta almeno, il M. conobbe un fertilissimo periodo di attività, tanto da essere considerato da molti il più prolifico architetto romano del dopoguerra.
A seguito delle direttive del piano regolatore di Roma del 1931 e dell'annesso regolamento edilizio, l'immagine della città contemporanea veniva connotandosi attraverso nuovi tipi architettonici, quali le palazzine, "scatole con un piccolo coperchio, più o meno caratterizzate" (De Guttry, p. 86) dei quartieri della borghesia e gli edifici intensivi delle zone popolari. Di tali interventi, spesso realizzati con chiari intenti speculativi e pertanto con scarsa attenzione alla qualità architettonica, "elemento qualificante diventa la dinamicità delle facciate, l'alternarsi dei pieni e dei vuoti, delle sporgenze e delle rientranze - logge, balconi, ecc. - e l'uso più o meno appropriato dei materiali" (ibid., p. 87).
Affiancatosi agli imprenditori edilizi più importanti dell'epoca, quali i Lenzini, gli Andreuzzi, i Bonazzi, il M. progettò e realizzò, dal dopoguerra agli anni Settanta, palazzine ed edifici residenziali in numero tale da poter affermare di aver conferito un volto a interi brani del tessuto urbano: tra essi si ricordano, a mero titolo esemplificativo, l'edificazione della gran parte delle vie Gregorio VII, dei Savorelli, Anastasio II, Cipro, degli Ammiragli, Baldo degli Ubaldi, della circonvallazione Clodia. Dal 1973 al 1980 realizzò, ancora per gli Andreuzzi, il complesso residenziale La Maggiolina sulla via Cassia e altri fabbricati nei quartieri Portuense, Casal de' Pazzi e Torrevecchia.
Nel 1981 il M. decise la propria cancellazione dall'albo: aveva all'attivo 575 edifici, dei quali "119 villini, 103 ville, 109 palazzine, 206 case e 38 costruzioni varie" (Autobiografia…, p. 77), senza contare l'architettura funeraria, gli allestimenti dei negozi e il complesso termale.
Da quel momento si dedicò al riordinamento dell'archivio, alla redazione dell'autobiografia e, quindi, alla pittura, con numerose esposizioni personali (Bizzotto - Chiumenti - Muntoni).
Il M. morì a Roma il 21 ott. 1996.
Fonti e Bibl.: Progetti, disegni e documentazione relativi all'attività del M. sono conservati nell'Archivio Marchi (Roma, Arch. centr. dello Stato). A.M. Ippolito - M. Pagnotta, Roma costruita. Le vicende, le problematiche e le realizzazioni dell'architettura a Roma dal 1946 al 1981, Roma 1982, pp. 60, 147; 50 anni di professione (catal.), a cura di R. Bizzotto - L. Chiumenti - A. Muntoni, Roma 1983, pp. 89-92, 161-165; M. Pazzaglini, Villini e palazzine di M. M., 1925-40. Dal barocchetto al moderno fluire sereno dei linguaggi, in Metamorfosi, 1987, n. 8, pp. 68-82; I. De Guttry, Guida di Roma moderna. Architettura dal 1870 a oggi, Roma 1989, pp. 55, 59, 86 s., 131; Archivi di famiglie e di persone. Materiali per una guida, I, Roma 1991, p. 191; V. Sgarbi, Diz. dei monumenti italiani e dei loro autori. Roma dal Rinascimento ai giorni nostri, Milano 1991, pp. 157, 159; G. Strappa - G. Mercurio, Architettura moderna a Roma e nel Lazio 1920-1945. Atlante, Roma 1996, pp. 22 s., 126 s., 152; P.O. Rossi, Roma. Guida all'architettura moderna 1909-2000, Roma-Bari 2000, p. 51; Guida agli archivi privati di architettura a Roma e nel Lazio. Da Roma capitale al secondo dopoguerra, a cura di M. Guccione - D. Pesce - E. Reale, Roma 2002, p. 83; Guida d'Italia. Roma, Milano 2002, pp. 594, 754, 822, 860; G. Ciucci - F. Ghio - P.O. Rossi, Roma. La nuova architettura, Milano 2006, p. 40; Diz. encicl. di architettura e urbanistica, III, pp. 487 s.