LUPO (Lupi), Mario
Nacque a Bergamo Alta il 14 marzo 1720, primogenito del conte Cesare e della contessa Marianna Roncalli; il 16 marzo fu battezzato nella parrocchia del Ss. Salvatore. Iniziò gli studi nel collegio mariano di Bergamo, retto da don F. Bianchi, e li proseguì nel seminario diocesano, sotto la guida di don C. Chiappati; nell'ottobre 1736 fu inviato a Roma per completare la propria formazione. A Roma dimorò nel collegio istituito con lascito testamentario dal canonico bergamasco F. Ceresoli per conterranei meritevoli di proseguire gli studi. Seguì i corsi del Collegio romano, eccellendo in diritto civile e canonico, ma dopo l'istituzione di una cattedra di storia ecclesiastica (1743) tenuta dal padre Pietro Lazzari prese interesse soprattutto per tali studi, che coltivò finché visse.
Il 3 marzo 1743 il capitolo della cattedrale di Bergamo conferì un posto di canonico nella collegiata al L., il quale il 31 agosto si laureò in teologia nel Collegio romano, il giorno dopo fu ordinato suddiacono e il 21 settembre diacono. Completati gli studi, durante un periodo di riposo a Tivoli, conobbe il marchese G. Teodoli, del quale - rientrato a Roma nel novembre - prese a frequentare ogni giovedì il salotto culturale, in cui conobbe i padri T.M. Mamachi e G.A. Orsi; venne spesso invitato anche in altri salotti romani. Nel 1744 pubblicò anonime a Roma le De notis chronologicis anni mortis et nativitatis Domini nostri Iesu Christi dissertationes duae; il 4 aprile fu ordinato sacerdote. Nel febbraio 1745, in un viaggio a Napoli, incontrò l'archeologo A.S. Mazzocchi, a cui presentò le dissertazioni pubblicate l'anno precedente; tornò a Roma il 1 maggio per congedarsi dalle sue amicizie, in particolare da Teodoli, e per fare ritorno a Bergamo. Nel viaggio si fermò a Firenze, ove conobbe, tra gli altri, G. Lami, bibliotecario della Riccardiana; a Modena incontrò L.A. Muratori, con cui entrò in corrispondenza e dal quale fu indotto a interessarsi di diplomatica medievale.
Il 19 luglio 1745 il L. prese possesso del canonicato nella cattedrale di Bergamo, di cui nel 1746 divenne archivista, succedendo al canonico A.M. Adelasio che, con il bibliotecario E. Mozzi, aveva già iniziato la ricerca storica e diplomatica che, dal 1747, divenne la sua occupazione principale. A Bergamo strinse amicizia con l'abate P. Serassi e nel 1748 contribuì a ricostituire la locale Accademia degli Eccitati, inattiva da qualche tempo; il 2 apr. 1750 ne divenne anche presidente. Nel 1749, richiesto dall'autore, stilò una precisazione a uno scritto dell'abate G. Rota sulla quantità delle sillabe nella metrica antica. Nel 1750 si difese dalle critiche del gesuita F.A. Zaccaria, che sosteneva che le due dissertazioni pubblicate nel 1744 non erano sue bensì di Lazzari, che però prontamente lo difese. A partire dal 1754 fece numerosi viaggi in Italia settentrionale, in compagnia del marchese A. Terzi, alla ricerca di documenti utili agli archivi storici di Bergamo, e dal 1755 al 1759 concentrò le proprie ricerche soprattutto a Milano. Nel giugno 1760 fu a Cremona, ma per la confusione in cui versava l'archivio locale non poté prendere visione di tutti i documenti che desiderava; tornato a Bergamo, su incarico del conte V. Lupo, suo parente, intraprese ricerche storiche sul comune antenato Diotisalvi de' Lupi, poi pubblicate da G.M. Finazzi (Memorie per servire alla vita del magnifico messer Diotesalvi Lupi, in Miscellanea di storia italiana, s. 1, VI [1865], pp. 487-538). Il 24 genn. 1761 fu eletto reverendo patrone della Misericordia Maggiore di Bergamo; nel 1762, alla morte del conte G. Benaglia, gli subentrò come primicerio della cattedrale e assunse anche la cura della prebenda di Brembate di Sopra, che migliorò notevolmente; nel febbraio difese gli interessi di Bergamo per un contenzioso con gli amministratori del collegio Ceresoli, e dal 20 al 22 agosto sovrintese alle feste indette dalla città per la beatificazione del cardinale G. Barbarigo.
Dal dicembre 1764 una seria malattia lo tenne in casa per mesi; in seguito andò a trascorrere una lunga convalescenza a Milano, presso il principe A.T. Gallio Trivulzio, conosciuto a Bergamo. Ammalatosi nuovamente verso il dicembre 1765, tra gennaio e maggio fu di nuovo ospite del Trivulzio. Venne poi una ripresa delle attività pubbliche: dal 4 all'8 sett. 1766 il L. curò la solenne traslazione dei corpi dei santi patroni Fermo, Rustico e del vescovo S. Procolo nell'altare della cattedrale, deliberata l'anno precedente dal capitolo; verso la fine di settembre si recò a Brescia per trascrivere alcuni codici; nel maggio 1767 fu a Venezia e Padova; tornato a Bergamo gli venne richiesto un parere sul lascito testamentario di monsignor A. Zucchi, deceduto a Bergamo tre anni prima. Ma di nuovo una grave malattia lo costrinse per qualche mese a interrompere le ricerche di diplomatica medievale: nell'ottobre fu colpito da una forma di sordità, in breve divenuta totale.
I problemi di salute non interruppero le sue attività: dal 1774 al 1779 difese antichi privilegi fiscali di Bergamo da rivendicazioni della Repubblica di Venezia. Ma, soprattutto, dal 1782 si dedicò a completare e rivedere il primo volume del Codex diplomaticus Civitatis, et Ecclesiae Bergomatis, pubblicato a Bergamo nel 1784 con tavole disegnate da G.F. Lucchini.
La sua opera di storico e letterato gli ottenne consensi da L. Mascheroni, G. Rota, Lesbia Cidonia (Paolina Secco Suardo in Grismondi), ma anche le critiche, isolate ma veementi, di P. Verri. Il 27 genn. 1785 fu aggregato all'Accademia delle scienze, lettere ed arti di Padova e nel 1786 Pio VI lo nominò cameriere d'onore extra Urbem. Nel 1788 pubblicò a Bergamo De parochiis ante annum Christi millesimum dissertationes tres, che confutava le tesi sostenute dal parroco di Villongo San Filastro, G.A. Cornaro (De' parrochi, Brescia 1771; 2ª ed., Venezia 1788), imbevute di idee gianseniste e parrochiste (cfr. Diz. biogr. degli Italiani, XXIX, pp. 120 s.).
Nel 1789 riprese la compilazione del secondo volume del Codex diplomaticus, ma non poté completarlo perché in ottobre cadde nuovamente malato: il volume apparve postumo a opera di G. Ronchetti, con l'aggiunta Opus postumum editum ac monumentis et commentariis auctum a presbitero I. Ronchetti. (Bergamo 1799).
Il L. morì a Bergamo il 7 nov. 1789.
Fonti e Bibl.: G. Ronchetti, Memorie intorno la vita e gli scritti di mons. M. L., Bergamo 1845; G. Melzi, Diz. di opere anonime e pseudonime, Milano 1852, II, p. 239, col. 2; III, p. 510, col. 2 (sull'attribuzione del De notis chronologicis); G.M. Finazzi, Del Codice diplomatico bergomense pubblicato in due volumi dal conte M. L. e dall'abate Ronchetti(, Milano 1857; A. Mazzi, Corografia bergomense nei secoli VIII, IX e X, Bergamo 1880, p. VI; Id., I martiri della Chiesa di Bergamo, Bergamo 1883, passim; Primo centenario della morte dell'abbate cav. Girolamo Tiraboschi: lettere inedite al can. M. L., a cura di G. R[avelli], Bergamo 1894; M. Maylender, Storia delle accademie d'Italia, Bologna 1927, II, p. 233; B. Belotti, Bergamaschi eccellenti: M. L., in Bergomum, XXVI (1952), 4, pp. 30-38; Id., Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, Bergamo 1959, III, p. 93 n. 2; V, pp. 87-90, 133; D. Rota, M. L., il suo tempo e la Misericordia Maggiore: cultura e carità a Bergamo, Bergamo 2003; H. Hurter, Nomenclator literarius theologiae catholicae, V, Innsbruck 1912, coll. 430 s.; Enc. Italiana, XXI, p. 670.