GOBBI, Mario
Nacque a Torino, il 1° ott. 1895, da Angelo e da Caterina Pellagatta in una famiglia di modeste condizioni economiche.
Diplomatosi in ragioneria, sin da giovane manifestò vive simpatie per i valori patriottici e nazionalisti. Il 1° febbr. 1915 fu chiamato alle armi e, dopo un breve periodo trascorso negli alpini e nei battaglioni d'assalto, fu destinato al 53° fanteria. Il 12 maggio dello stesso anno fece domanda per il fronte, dove partecipò ad azioni di guerra prima con il grado di sottotenente e poi di capitano: in Trentino riportò una ferita che gli causò la mutilazione di un braccio. Al termine della guerra, il G. - riconosciuto invalido di guerra - aderì all'Associazione degli arditi, caldeggiando l'adesione dei suoi soci al Fascio di combattimento torinese, costituito cinque giorni dopo la riunione di piazza S. Sepolcro (28 marzo 1919).
Nei mesi successivi promosse la costituzione dei fasci in alcuni centri della provincia di Torino, dove svolse un'intensa attività tra i reduci e gli ufficiali di complemento. Nell'estate del 1920, come promotore del Comitato di organizzazione civile, il G. si distinse per la sua natura irruente, che manifestò anche in alcuni articoli aspramente critici verso gli avversari politici. In particolare, in un articolo apparso sul foglio fascista Il Maglio, il G. accusò i comunisti di aver compiuto "palesi soperchierie" durante le elezioni per le commissioni interne alla FIAT e di aver commesso gravi "sconcezze pur di riuscire a spuntarla anche nelle elezioni per la locale sezione della FIOM". In quell'occasione rivolse un invito ai lavoratori affinché impedissero questi "ignobili trucchi elezionisti" per ottenere un riconoscimento da parte del padronato torinese (La vertenza della FIAT. Rivolta degli schiavi, 16 apr. 1921, p. 2).
Nel 1921 il G., insieme con P. Brandimarte e con C.M. De Vecchi, prese parte attiva alle imprese squadriste che funestarono Torino sino al luglio 1922. Sulla linea tracciata dal futuro quadrunviro, il 10 giugno 1921 inviò una circolare informativa sulla "costituzione del comando delle squadre del fascio di combattimento", attribuendo a questo il monopolio di ogni decisione riguardo eventuali future azioni fasciste. Tra il giugno e l'ottobre dello stesso anno, grazie al ruolo assunto nell'organizzazione squadrista, il G. fu scelto a rappresentare il fascio torinese al III congresso nazionale (Roma, 7 nov. 1921). Durante questo congresso fu tra i protagonisti degli scontri avvenuti nei quartieri popolari e, arrestato per aver ucciso un operaio, fu tradotto nel carcere di Regina Coeli. Trascorsi alcuni mesi di detenzione, il G., al processo, fu assolto per legittima difesa grazie alle arringhe pronunciate dagli avvocati G. Bardanzellu e G. Di Giacomo.
Rimesso in libertà nel gennaio 1922, riprese la sua attività come organizzatore dell'Associazione torinese degli arditi e degli ex combattenti, attribuendo a questi organismi il compito di difenderne i diritti. Il 13 apr. 1922 - insieme con P. Gorgolini, De Vecchi e D. Bagnasco - entrò a far parte del direttorio fascista, distinguendosi per un'assidua opera di intimidazione nei confronti delle organizzazioni socialiste. Ai primi di agosto 1922 partecipò a una spedizione punitiva, in seguito alla quale venne arrestato; ma, liberato il giorno 9 di quello stesso mese, riprese le rappresaglie. Dopo la marcia su Roma il G. attenuò le sue posizioni estremiste, cercando di smorzare il clima infuocato creatosi nel capoluogo piemontese dopo la "strage di Torino" (18-21 dic. 1922).
Egli, insieme con Gorgolini e C. Cherasco, fu, infatti, tra i firmatari di un memoriale contro De Vecchi, criticato per il suo autoritarismo e per lo "spregiudicato uso" dei fasci piemontesi. Ma il memoriale e la conseguente inchiesta governativa, nonostante il vigoroso attacco alla gestione De Vecchi, non sortirono alcun risultato e non soddisfecero le richieste dei dissidenti, che furono isolati e allontanati dalle cariche direttive.
La reazione contro il quadrunviro, cui in passato il G. aveva espresso il suo appoggio, ne provocò, infatti, l'estromissione dal direttorio fascista. Soltanto il 14 luglio 1925 fu rieletto nel direttorio e prescelto come responsabile dell'organizzazione elettorale.
Da quell'anno, grazie a un'intensa attività politica, il G. assunse numerose cariche, tra cui quelle di amministratore dell'Istituto per le case popolari, dirigente della Federazione provinciale fascista e "sindaco effettivo" della Confederazione generale del commercio italiano.
In questa veste si interessò vivamente al mondo del commercio torinese, rivolgendo particolare attenzione allo sviluppo delle relazioni tra l'Italia e i paesi produttori di petrolio, come si ricava anche da una pubblicazione sull'argomento, scritta in collaborazione con P.F. Galliazzi (Il rifornimento dei petroli per l'Italia, s.n.t.). Dal 1928 al 1940 - sotto vari podestà, da P. Thaon di Revel e U. Sartirana sino a C. Giovara e M. Bonino -, mantenne ininterrottamente la carica di consultore municipale, ricoprendo, poi, anche quella di consigliere nell'organismo torinese delle corporazioni per la sezione dei prodotti petroliferi. Nel 1927 fu tra i promotori, presso la Famija turineisa, d'una scuola serale, il cui scopo era quello di assistere materialmente e moralmente i soci e di intraprendere iniziative sul piano educativo e commerciale.
Nel 1935 si recò in Africa Orientale, dove contrasse una malattia che, negli anni successivi, minò la sua salute.
Il G. morì a Torino il 23 genn. 1941.
Tra gli articoli più significativi del G., oltre a quelli già citati, si vedano, tutti pubblicati in Il Maglio: Opposizione fascista, 18 giugno 1921, p. 2; La nostra lotta per la "Combattenti", 21 genn. 1922, p. 3; Atti teppistici compiuti da pseudo fascisti, 18 febbr. 1922, p. 2; I fascisti e il caroviveri. Le solite calunnie, 13 maggio 1922, p. 2; Dopo la vittoria di Ferrara, 3 giugno 1922, p. 3; L'agitazione degli allievi ingegneri, 10 giugno 1922, p. 2; Collaborazione, 15 luglio 1922, p. 1; Il problema capitale, 30 sett. 1922, p. 4.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Prefettura di Torino, Gabinetto, Versamento 1, m. 28-29, f. Scioglimento e organizzazione del Fascio di Torino, 1925-1926; necr. in La Stampa, 23 e 24 genn. 1941; Gazzetta del popolo, 24 e 25 genn. 1941. Una breve biografia si trova nell'articolo di m. g. [M. Gioda], M. G., in Il Maglio, 26 nov. 1921, p. 3; vedi anche I difensori di G., ibid., 3 dic. 1921, p. 3; La preparazione pel quotidiano fascista piemontese "il Piemonte", ibid., 4 febbr. 1922, p. 1; L'associazione generale ordinaria dei fascisti torinesi, ibid., 13 apr. 1922, p. 2; Il Natale di Roma, ibid., 29 apr. 1922, p. 2; Guida commerciale ed amministrativa di Torino 1925-26, Torino 1927, pp. 922, 1244; 1929-30, ibid. 1930, pp. 350, 581, 591, 603, 1278; 1935-36, ibid. 1937, pp. 1277, 1375; 1939-40, ibid. 1941, pp. 656, 1026, 1477, 1573; C. Bianchi di Vigny, Storia del fascismo torinese, Torino 1939, p. 454; E. Mana, Origini del fascismo a Torino (1919-1926), in Torino fra liberalismo e fascismo, a cura di U. Levra - N. Tranfaglia, Milano 1987, pp. 261, 271 ss., 281, 338, 347; V. Castronovo, G. Agnelli, Milano 1994, p. 738; E. Mana, Dalla crisi del dopoguerra alla stabilizzazione del regime, in Storia di Torino, VIII, Dalla grande guerra alla liberazione, a cura di N. Tranfaglia, Torino 1998, pp. 131 ss.