GIORDANI, Mario
Nacque a Napoli il 25 sett. 1899 da Giulio e Maria Rossi. A Napoli compì tutti suoi studi e, seguendo le orme di Francesco, il maggiore dei fratelli, si laureò in chimica nel 1922 e iniziò la sua carriera universitaria come assistente di ruolo presso la cattedra di chimica tecnologica organica nella Scuola superiore di ingegneria. I primi lavori, sulla estrazione della cellulosa a mezzo del cloro (in Boll. della Società dei naturalisti in Napoli, s. 2, XXXVIII [1924], pp. 260 ss.) e sugli oli distillati dagli scisti bituminosi (Gli oli distillati dagli scisti bituminosi di Castroreale e Barcellona (Sicilia), in Annali di chimica applicata, XV [1925], pp. 214-226), di tipo essenzialmente tecnologico, sono ricchi anche di accurati controlli analitici di tutti i prodotti nelle varie fasi del processo, che permisero, rispettivamente, di migliorare i procedimenti per ottenere la cellulosa soprattutto da materie prime di interesse per l'economia nazionale e di interpretare il meccanismo della distillazione al fine di ottenere oli aventi particolari requisiti.
Nel 1925 il G. si trasferì a Roma come assistente chimico presso il laboratorio della Direzione generale della Sanità pubblica, dove si interessò di problemi di chimica farmaceutica; sono da segnalare il metodo originale per ottenere per via elettrolitica il prodotto di riduzione della nitrosoantipirina, utile alla preparazione del piramidone (Riduzione elettrolitica della nitrosoantipirina, ibid., XVIII [1928], pp. 289-296), e la dimostrazione che gli inconvenienti clinici provocati dalla somministrazione per via ipodermica delle soluzioni di chinino con etiluretano erano causati dalla trasformazione dell'alcaloide nel composto tossico chinotossina e non già dall'intolleranza del paziente verso il chinino (Le soluzioni di chinina in etiluretano, ibid., XVIII [1928], pp. 239-244, 479-485). Nello stesso periodo il G. fu incaricato del controllo della produzione di un derivato della chinina presso lo stabilimento del chinino di Stato in Torino.
Nel 1928 conseguì la libera docenza in chimica farmaceutica e tossicologica e fu incaricato dell'insegnamento di chimica generale e applicata ai materiali da costruzione per studenti di architettura dell'Università di Roma. Nel 1930 si recò presso il prof. G.-E. Bertrand nell'Istituto Pasteur di Parigi, dove si interessò di problemi di chimica biologica ed enzimatica riguardanti in particolare l'influenza degli elementi presenti in tracce sui processi biologici e sul comportamento chimico e fisico di materiali diversi.
Nel 1931 tornò all'università come assistente di Nicola Parravano nell'istituto chimico dell'Università di Roma, dove fu incaricato dell'insegnamento di chimica industriale. Tra le sue ricerche di questi anni si segnalano quelle relative all'influenza di piccole quantità di glucosio o di fruttosio sulla fosforilazione del galattosio (Fosforilazione del galattosio, ibid., XXII [1932], pp. 148-153), alla desamidazione dell'asparagina (Azoto amidico nelle proteine, I, Costanti di dissociazione dell'asparagina, ibid., XXIII [1933], pp. 159-168) e alle fermentazioni glicerica (La fermentazione glicerica, in Giornale di chimica industriale e applicata, XIV [1932], pp. 597-600) e citrica (La fermentazione citrica, in La Chimica e l'industria, XVII [1935], pp. 77-81). In particolare, per il suo studio sulla fermentazione glicerica ricevette il premio del Decennale. Nello stesso periodo, per incarico del Consiglio nazionale delle ricerche, elaborò metodi analitici standard per il controllo accurato delle diverse fasi di lavorazione del pomodoro e analizzò campioni prelevati in tutte le regioni d'Italia, correlando poi statisticamente i dati analitici al fine di ottenere validi criteri di valutazione del prodotto finito. Progettò e diresse l'impianto elettrolitico dell'Istituto chimico per la concentrazione dell'acqua pesante e attuò un processo di preparazione del cloruro di metile a partire da metano e cloro in presenza di un catalizzatore particolare (cloruro rameico attivato con cloruro di cerio), con una resa dell'89%, mai raggiunta fino ad allora (Clorurazione del metano, in Annali di chimica applicata, XXV [1935], pp. 163-173). Anche per queste ricerche il G. ottenne riconoscimenti ufficiali, conseguendo il premio Raffaello Nasini.
Nel 1935 il G. vinse il concorso di professore straordinario alla cattedra di chimica agraria del R. Istituto superiore agrario di Perugia, ove tenne corsi anche di chimica generale e di analisi chimica qualitativa e quantitativa.
Nella sede di Perugia trasformò in poco tempo l'istituto, prevalentemente dedicato ad attività di tipo bromatologico ed enologico, anche in un centro di ricerca sui terreni agrari. Iniziò infatti studi che applicarono per la prima volta in Italia l'esame mediante raggi X dei terreni agrari; si dedicò altresì all'analisi di materiali argillosi come supporto di anticrittogamici, dando importanza all'indagine chimico-analitica e alle proprietà di scambio ionico dei terreni come mezzo diagnostico per la loro fertilità e per la comprensione del meccanismo di assorbimento degli elementi minerali nutritivi per le piante. Continuando l'indirizzo di ricerca precedente al trasferimento a Perugia, oltre agli studi sulla preparazione biochimica degli acidi grassi dai carboidrati e sulla conseguente preparazione catalitica dei chetoni superiori, conseguì risultati dalla saccarificazione, mediante acido solforico, a due diverse concentrazioni, di materiali cellulosici, in particolare di materiali legnosi. Si trattava dell'operazione preliminare alla produzione con rese elevate di glicerina o di alcool etilico; queste ricerche portarono al processo Giordani-Leone, brevettato nel 1938 (La Chimica e l'industria, XXI [1939], pp. 265-272), che fu realizzato su scala industriale a Bolzano con una produzione di circa 50.000 ettanidri all'anno di alcool etilico dal legno. Il brevetto, che riusciva a emancipare l'Italia dall'impiego di due brevetti stranieri, fu premiato alla Mostra di Leonardo da Vinci e delle invenzioni italiane (Milano 1939). Altri risultati degni di rilievo furono ottenuti nella fermentazione citrica degli zuccheri per mezzo di muffe selezionate dopo anni di indagini minuziose: l'elevata resa in acido citrico indusse alla realizzazione industriale del processo in Sicilia per far fronte alla crisi produttiva dell'acido dagli agrumi, che in quel periodo non erano disponibili in quantità sufficiente. Ricevette dal ministero dell'Agricoltura e Foreste l'incarico di organizzare, nell'istituto da lui diretto, un servizio di analisi per conto terzi e un servizio per la repressione delle frodi sui prodotti agrari e per uso agrario. Lo stesso ministero lo incaricò anche della compilazione della carta acidimetrica dei terreni agrari di Umbria, Marche e Abruzzi e di quella per la viticoltura per l'Italia centrale, mentre il Consiglio nazionale delle ricerche gli affidò lo studio dell'utilizzazione degli idrati di carbonio provenienti dai materiali residui dell'agricoltura e il ministero dell'Africa Italiana lo chiamò nella Commissione per lo studio delle risorse coloniali.
Nel 1940 la facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali dell'Università di Roma lo chiamò alla cattedra di chimica analitica, di nuova istituzione in Roma e la seconda in Italia. Il G. si impegnò allora alla creazione del laboratorio di chimica analitica nella nuova sede dell'istituto chimico affrontando non poche difficoltà, aggravate negli anni successivi dalla chiamata alle armi di molti suoi collaboratori. Alla fine della guerra tornò a dedicarsi alla didattica e in particolare alle esercitazioni di laboratorio, che egli riteneva una delle basi formative più importanti per l'attività professionale di un chimico; in questo contesto introdusse, primo in Italia, come tecnica normale di lavoro per gli studenti, la semimicroanalisi, che consente di lavorare con modeste quantità di campione, realizzando così un notevole risparmio di reattivi. Contemporaneamente fece completare i laboratori di ricerca e creò gruppi di lavoro con problematiche specifiche. Indirizzò inoltre le ricerche verso nuovi campi di studio, ponendo l'accento sull'influenza dei componenti presenti in quantità minore sulle proprietà chimiche e fisiche di un materiale e sviluppando i metodi di analisi chimica per il loro rilevamento.
Per esempio, collaborando con l'Istituto dei metalli leggeri di Novara e anche come direttore di una sezione del gruppo di ricerca su elettroliti e processi elettrolitici del Consiglio nazionale delle ricerche, pose in essere un vasto piano di ricerche per chiarire alcuni comportamenti e impieghi dell'alluminio e delle sue leghe, affrontando il problema da diversi punti di vista e con tecniche diverse, dedicandosi in particolare a temi quali: l'ossidazione anodica del metallo con particolari tipi di tensione applicata e in particolari soluzioni, la formazione anodica dei neri di alluminio, l'analisi degli strati di ossido, il potere cromatografico di questi nella separazione di ioni metallici e di steroidi, la corrosione del metallo e la sua inibizione, il dosaggio dei componenti minori presenti nel metallo, l'alluminio come elettrodo indicatore in elettrochimica. Inoltre, rese più selettivo e sensibile il dosaggio di piccole quantità di ioni metallici in soluzione impiegando la tecnica innovativa della "elettrolisi interna ad anolita circolante". Studiò personalmente le deposizioni elettrogalvaniche di rame e di nichel da soluzioni dei rispettivi solfofenati e dette l'avvio allo studio della solubilità e della struttura di questi sali. Mise a punto anche un metodo di cromatura dura per la protezione di matrici di rame, utilizzato poi dall'Istituto poligrafico dello Stato. Avviò inoltre ricerche sul dosaggio di alcuni steroidi nell'urina, convinto che il chimico non debba lasciare ad altri la risoluzione di problemi analitici di interesse medico-biologico e, a questo proposito, fece inserire, primo in Italia, l'insegnamento complementare di chimica analitica clinica nello statuto del corso di laurea in chimica dell'Università di Roma.
Collaboratore dell'Enciclopedia Italiana e direttore dell'Enciclopedia del petrolio e del gas naturale (I-VIII, Roma 1962-71, voluta dal presidente dell'ENI, Enrico Mattei), scrisse, oltre a manuali di chimica per le scuole medie superiori, vari testi universitari, fra cui un Corso di analisi chimica semimicroqualitativa (Roma 1960). Nel 1961 fu insignito della medaglia d'oro per i benemeriti della scuola.
Morì in seguito a un tragico incidente, a Roma, il 16 nov. 1966.
Fonti e Bibl.: G. De Angelis, Ricordo del prof. M. G., in Annuario dell'Università degli studi di Roma.Anno accademico 1967-68, Roma 1968, pp. 1267-1272.