GEMMELLARO, Mario
Nacque a Nicolosi, presso Catania, il 20 luglio 1773 da Gaetano e da Margherita Morabito.
Avviato allo studio del diritto, dopo essersi distinto nelle lettere classiche, il G. fu costretto da gravi lutti familiari a occuparsi dei numerosi fratelli e sorelle, rinunziando alla carriera giuridica. Come il fratello più giovane, Carlo, anch'egli molto precocemente fu introdotto alle scienze naturali dallo zio Raimondo Gemmellaro.
A partire dal 1805 il G. occupò varie cariche pubbliche a Nicolosi, dove fu giudice conciliatore fino alla morte. Dotato di grande autorità personale, promosse una serie di iniziative, tra cui l'installazione di un sistema di parafulmini sulle cime montuose che circondano la cittadina, per le quali riuscì a ottenere contributi dagli stessi concittadini. Nel 1821 iniziò a introdurre a Nicolosi il sistema lancasteriano di istruzione.
Le ricerche sull'Etna cominciarono intorno all'anno 1800, probabilmente a seguito di contatti avuti con grandi viaggiatori-naturalisti quali D. de Dolomieu e L. Spallanzani. Nel 1804, con la partecipazione di J. Ochocorne, vicecomandante delle forze britanniche nel Mediterraneo e vulcanologo dilettante, il G. costruì una piccola casa a quota 2942, sull'orlo della lava dell'eruzione del 1787 e sette anni dopo un'altra casa più ampia e confortevole. I due edifici, "Gratissima" e "Casa inglese", divennero poi il nucleo dell'Osservatorio etneo.
Alla morte del G., le due case vennero saccheggiate, e nel 1858 sir Charles Lyell descriveva la Casa inglese come luogo ormai del tutto inadatto all'ospitalità. Solo nel 1862 una ricca donazione del principe di Piemonte, il futuro Umberto I, permise di ristrutturare l'edificio.
I risultati delle sue osservazioni sono affidati a due memorie, pubblicate nel 1809 e 1819, mentre un manoscritto sull'eruzione del 1801 venne pubblicato da W. Sartorius von Waltershausen. Il G. fu il primo studioso dell'Etna a stabilire con sicurezza che i vari crateri avventizi non erano, come si credeva, veri e propri vulcani, ma solo bocche disposte radialmente intorno al vulcano, in corrispondenza di fratture del suolo e collegate da canali sotterranei a un unico focolare centrale. Stabilì inoltre che la Val del Bove circoscriveva un primitivo cono eruttivo ora scomparso, mentre il Mongibello - come veniva allora chiamato il cono principale dell'Etna - era il più recente cratere principale.
Nel 1823, in compagnia dell'inglese John Marshall, il G. intraprese una difficile discesa nella "Grotta delle colombe", in realtà la bocca dell'eruzione del 1669, spingendosi fino 120 m di profondità nella montagna, lasciandovi una lapide: "Marius Gemmellarus primus ima haec in tartara venit".
Figura molto nota tra i viaggiatori europei che la curiosità o il dibattito sul vulcanismo spingevano ad affrontare la non comoda ascesa, fu in relazione con G. Cuvier, J.F.W. Herschel, E. de Beaumont, C. Daubeny, H. Davy - cui inviava ampolle contenenti i vapori esalanti dal cratere centrale -, W. Sartorius von Waltershausen, F. Hoffmann, C. Prévost. Con alcuni di essi mantenne un rapporto epistolare, attestato da due volumi di corrispondenze scientifiche citati da biografi ottocenteschi, ma non ritrovati, come pure senza successo sono state le ricerche delle note biografiche redatte dopo la sua morte dal fratello Carlo.
Gli scritti rimasti del G. sono: Giornale dell'eruzione dell'Etna avvenuta alli 27 ottobre 1801, pubblicato da W. Sartorius von Waltershausen, Der Aetna, I-II, Leipzig 1880; Memoria dell'eruzione dell'Etna avvenuta nell'anno 1809, Messina 1809 (2a ed., Catania 1820); Giornale dell'eruzione dell'Etna avvenuta alli 27 maggio 1819, Catania 1819.
Fonti e Bibl.: C. Gemmellaro, Sopra alcuni pezzi di granito e di lave antiche trovati presso alla cima dell'Etna. Osservazioni fisiche, Catania 1823, passim; Lettera del dott. Giorgio Maraschi sulla costruzione della Gratissima e della Casa inglese…, in Giornale di scienze, lettere, arti per la Sicilia, 1829; G.A. Boltshauser, Elogio di C. Gemellaro, Catania 1870; A. Aradas, Elogio accademico di C. Gemmellaro, in Atti dell'Acc. Gioenia in Catania, s. 3, II (1870), pp. 117-303; Id., La storia naturale in Sicilia e i suoi cultori nel secolo XIX, Catania 1874 (nuova ed. in Univ. di Catania. Lezioni inaugurali. Anni accademici 1861/62-1879/80, a cura di C. Dollo - G. Giarrizzo - V. Librando, Catania 1989, pp. 181-198; K.M. Lyell, Life, letters and journals of sir Charles Lyell, I-II, London 1881, ad ind.; G. Di Stefano, Cenno storico sullo sviluppo degli studi geologici in Sicilia, in Boll. della Soc. geol. ital., XXIX (1909), pp. LXXXV-CXXVI; S. Di Franco, I primi geologi siciliani e i Gemmellaro, in Arch. stor. per la Sicilia orient., XXIX (1933), pp. 102-108; G.O. Gemmellaro, Commemorazione di M. G., Catania 1961.