FIORENTINO, Mario
Nacque a Roma il 5 giugno 1918 da Ettore e Ada Melli. Conseguì la laurea a Roma presso la facoltà di architettura nel dicembre 1944. Aderì al Partito d'azione, partecipando alla Resistenza, e fu imprigionato a Regina Coeli durante l'occupazione tedesca. Il F. sposò nel 1943 Maria Antonietta Solari, da cui ebbe i figli Stefano, Andrea, Cristina e Luca.
Nella sua esperienza professionale, che si sviluppò all'interno del dibattito sull'architettura e sulla crescita della città in Italia nel secondo dopoguerra, ed in particolare di Roma, si individuano chiaramente tre fasi.
Il primo periodo di tirocinio ed esordio nel panorama dell'Italia della ricostruzione, vide il F. impegnato sul fronte culturale con l'adesione all'Associazione per l'architettura organica (APAO), fondata da B. Zevi nel 1945 con il fine di riordinare l'apparato teorico del fare architettonico, sottolineando il ruolo sociale dell'architetto e l'importanza del coinvolgimento dei cittadini.
Nel 1945 vinse il concorso nazionale per la sistemazione delle Fosse Ardeatine, con N. Aprile, C. Calcaprima, A. Cardelli, cui si aggiunse per il progetto definitivo G. Perugini.
Il monumento fu realizzato negli anni successivi con l'apporto degli artisti F. Coccia e M. Basaldella, ed è caratterizzato dal grande parallelepipedo in calcestruzzo progettato da R. Morandi, sospeso sui loculi dei martiri. La monumentalità non celebrativa ne ha fatto un'opera di grande modernità in opposizione alla usuale retorica funeraria. Da quel momento il F. stabilì un rapporto privilegiato con i movimenti artistici dell'avanguardia romana, che in seguito si allargherà ad ambiti internazionali, con la formazione nel successivo trentennio di una collezione privata di ottimo livello.
Il F. realizzò il suo primo progetto a Lariano (1947-49), costruendo un edificio pluriuso in cui già si nota una particolare attenzione agli elementi caratterizzanti il paesaggio e le tradizioni costruttive locali. Dal 1948 collaborò tra gli altri con M. Ridolfi alla redazione del Manuale dell'Architetto (finanziato dal CNR-USIS), strumento tecnico di fondamentale importanza nel fervore della ricostruzione del dopoguerra. Nel 1948 iniziò l'attività didattica come assistente volontario presso la facoltà di ingegneria di Roma, ruolo che svolse fino al 1960. Avviò contemporaneamente la collaborazione professionale con M. Ridolfi, che può essere considerato il suo maestro, con cui progettò e realizzò (1948-50) l'ardita soprelevazione del villino di via Paisiello 38 a Roma, in forte contrasto stilistico con l'edificio preesistente. Il F. partecipò in collaborazione con altri ai numerosi concorsi di architettura per interventi di edilizia residenziale a basso costo indetti in quegli anni dall'INA-Casa. Del 1950 è la realizzazione del quartiere Tiburtino per 1.200 abitanti (1950), con L. Quaroni, M. Ridolfi ed altri, dove si evidenzia il tema dominante dell'intera vita professionale del F.: il rapporto fra la tradizione costruttiva del luogo con le caratteristiche socio-culturali dei fruitori delle nuove architetture. Dal 1950 al '52 fu membro del consiglio nazionale e della giunta esecutiva dell'Istituto nazionale di urbanistica. Tra le realizzazioni più importanti di questo periodo si ricordano l'insediamento residenziale nella borgata di S. Basilio a Roma (1955), il collegio universitario della facoltà di agraria a Portici (Napoli), del 1958-59, e gli edifici per abitazione nel quartiere Spine Bianche a Matera (1954-58). Molti altri progetti realizzati in questi anni, fruttarono al F. premi e riconoscimenti, quali il premio INARCH nel 1961 per la migliore opera di edilizia residenziale a Roma per le torri di viale Etiopia e per la migliore opera di edilizia residenziale in Sardegna, il quartiere sperimentale della produttività edilizia a Sassari. Queste esperienze sul campo gli permisero di acquisire un bagaglio di conoscenze sul processo costruttivo, dalla programmazione al cantiere, che lo resero uno dei maggiori esperti italiani di edilizia residenziale permettendogli di raggiungere una felice sintesi tra il professionismo colto e l'impegno culturale a tutto campo. Il suo difficile rapporto con il mondo accademico fu anche causa e insieme conseguenza della grande quantità di progetti realizzati, unico caso nel panorama italiano.
In particolare nelle otto case a torre, progettate e realizzate a Roma in viale Etiopia tra il 1957 e il '62, il F. lasciò un forte segno nella sua città, tra l'altro sperimentando nuove tecniche di prefabbricazione. A questo intervento, sul margine della via di scorrimento veloce e della linea ferroviaria Roma-Firenze, si rifaranno molti progetti che sullo stesso tema saranno redatti nei decenni successivi.
Partecipò inoltre a numerosi concorsi di progettazione tra cui il concorso per il velodromo olimpico (1955); il concorso internazionale per il Fermi Memorial, a Chicago (1957); il concorso vinto e il successivo progetto del palazzo della Regione Sardegna a Cagliari (1955-60), mai realizzato; il concorso nazionale per la nuova sede dei tribunali civile e penale di Roma a piazzale Clodio (1959), anch'esso vinto ex aequo ma mai realizzato. Inoltre il F. fu invitato a partecipare a numerosi appalti concorso, occasioni in cui il suo costante interesse per l'innovazione del processo costruttivo ne fece un interlocutore privilegiato dei maggiori operatori del periodo: l'appalto concorso per il nuovo Centro carni di Roma (1960), e quello per un ponte sull'Arno a Pisa (1960) sono alcune di queste esperienze. Dal 1952 al '58 fu membro del consiglio direttivo dell'Ordine degli architetti di Roma e del Lazio, e dal 1953 al '60 del consiglio direttivo e della sezione laziale dell'INU.
Negli anni dal 1965 al 1968 fu professore incaricato del corso di economia urbanistica presso la facoltà di economia e commercio dell'università di Ancona, curando in particolare i rapporti tra programmazione economica e pianificazione urbanistica. Dal 1965 al 1968 fu presidente della sezione laziale dell'INU e membro del consiglio nazionale. Nel 1969 ottenne la libera docenza in elementi di composizione architettonica.
Il secondo periodo della vita professionale del F. va dal 1961 al 1973, quando fu autore del piano regolatore di Roma (1962), con P.M. Lugli, L. Passarelli, L. Piccinato, M. Valori. A questa fase risalgono varie altre proposte per la città di Roma, tra cui la sistemazione di piazza dei Cinquecento (1962-66), con L. Moretti e M. Valori, interessante per l'ardita soluzione di viabilità in parte interrata che avrebbe permesso la continuità tra il sagrato della stazione Termini e l'area archeologica delle terme di Diocleziano.
Nel 1967 il F. fondò, nella prestigiosa sede di piazza del Collegio Romano, lo "Studio Asse", con L. Quaroni, V. Delleani, R. Morandi, V.F. e L. Passarelli: consulente era B. Zevi, coordinatori il F. e L. Passarelli.
Lo studio nacque per condurre una grande ricerca sull'asse attrezzato che il piano regolatore di Roma prevedeva nella zona periferica orientale, finanziata dai componenti del gruppo di lavoro, che si candidò anche come struttura professionale multidisciplinare per successive realizzazioni, che non furono mai attuate. Anche in questa esperienza si evidenzia il carattere del F. che promosse un ciclopico lavoro su fondamenti scientifici ed oggettivi, libero dai condizionamenti della politica e dei grandi interessi fondiari sul territorio romano. Di impostazione politica vicina ai partiti della Sinistra, il F. uscì deluso dal disinteresse che lo studio generò presso il suo naturale interlocutore, la classe politica in generale.
In questo periodo l'esperienza del F. influenzò la generazione dei progettisti politicamente impegnati; lui stesso lo definì un momento di promozione e di generale ripensamento del ruolo dell'architetto. In coincidenza con il crescente impegno universitario, approfondì gli affascinanti temi del "metadesign", preprogettuale interdisciplinare, che definiva i grandi segni dell'insediamento in un momento in cui si individuava l'architettura come estrema sintesi di arte e tecnica, in grado per sé di risolvere la qualità delle nuove urbanizzazioni. Da queste esperienze, che comprendono le proposte di insediamento residenziale a Tor di Quinto (1971) e del comprensorio Roma-mare (1972), mai realizzate, il F. trasse gli spunti per la grande utopia realizzata nell'edificio del Corviale, progettato successivamente.
Dal 1971 al 1976 il F. fu professore incaricato del corso di composizione architettonica presso la facoltà di architettura di Roma.
Il terzo periodo, che va dal 1973 all'80, legato ad una serie di proposte e concorsi di idee, tra cui il concorso per il centro direzionale di Firenze (1977), fu quasi interamente dedicato alla progettazione e realizzazione dell'insediamento dell'Istituto autonomo per le case popolari a Corviale, lungo la via Portuense a Roma.
Si tratta di un intervento unitario di abitazioni per 8.500 persone, senza alcun dubbio il più grande edificio residenziale mai realizzato in Italia. Coordinatore di un insieme di cinque gruppi di trentadue progettisti, con capigruppo lo stesso F., F. Gorio, P.M. Lugli, G. Sterbini, M. Valori, il F. fece prevalere la sua idea progettuale, basata sull'edificio unico lungo un chilometro, servito da cinque corpi scale-ascensori e ballatoi interni a distribuzione degli alloggi. La soluzione prescelta fu causa di grandi discussioni tra i progettisti ed il F. restò di fatto il solo responsabile dell'opera. Interamente prefabbricato in stabilimento nelle sue componenti strutturali e di finitura architettonica, articolato su undici livelli, il Corviale fu oggetto di molte critiche, per l'alta tensione sociale che una tipologia del genere intrinsecamente determina, per le difficoltà gestionali, e per l'impossibilità di creare un edificio-città nella periferia romana. Molte furono le responsabilità delle amministrazioni, che non realizzarono i servizi pubblici previsti dal Fiorentino. Resta comunque la forza del "segno" sulla campagna, che per il F. richiamava le cinte murarie romane.
Nel 1977 fu nominato accademico di S. Luca per la classe degli architetti. Fu professore straordinario di composizione architettonica presso la facoltà di architettura dell'università di Roma dal 1977 al 1980, anno in cui diventò ordinario per la stessa cattedra sempre nella medesima facoltà. Nel 1981 fu tra i promotori del Dipartimento di architettura e analisi della città e ne fu il primo direttore.
Il F. morì a Roma il 25 dic. 1982.
Fonti e Bibl.: Oltre alla documentazione conservata nell'archivio di famiglia, a Roma, presso gli eredi, si vedano i contributi pubblicati in L'Architettura, V (1959), 45; XI (1970), 182, stampati a parte come M. F. architetto 1948-1958, e Itinerario dell'architetto M. F. 1958-70, Milano-Roma 1959 e 1970 nspettivamente; I. Insolera, Roma moderna, Torino 1971, ad Ind.; Studio Asse. Ricerche per l'asse attrezzato ... di Roma, in L'Architettura, XXI (1975), 4-5, pp. 196-306; L. Benevolo, Storia dell'architettura moderna, Roma-Bari 1978, ad Ind.; B. Regni - M. Ibiery, M. F. a Corviale, in Esiste una scuola romana?..., a cura di P. Angeletti - L. Ciancarelli - S. Petrini, Roma 1985, pp. 8-11; A. Belluzzi - C. Conforti, Architettura italiana 1944-1984, Roma-Bari 1985, ad Ind.; M. F. La casa. Progetti 1946-1981, pres. di F. Moschini, Roma 1985 (con ulteriore bibl. ed elenco dei progetti; rec. di F. Tentori, in Casabella, 1986, n. 527, pp. n.n.); G. Muratore - A. Capuano - F. Garofalo - E. Pellegrini, Guida all'architettura moderna. Italia. Gli ultimi trent'anni, Bologna 1988, ad Ind.; G. Cuccia, Urbanistica, edilizia, infrastrutture di Roma capitale 1870-1990. Una cronologia, Roma-Bari 1991, ad Ind.; Ene. Ital., Appendice, V, 2, p. 245; Diz. di architettura e urbanistica, II, pp. 343 s.