DEZZUTTI, Mario
Figlio di Giuseppe e di Giuseppina Dezzutti. nacque a Torino il 28 febbr. 1892. Frequentò a Torino il liceo scientifico "Galileo Ferraris", iscrivendosi successivamente al politecnico, che frequentò negli anni 1909-1914 e dove si laureò in ingegneria civile il 30 ag. 1920. Si iscrisse prima all'Albo degli ingegneri, poi nel 1926 optò per quello degli architetti. Allo scoppio della prima guerra mondiale era stato chiamato alle armi in qualità di capitano di complemento nella 302ª compagnia del genio. Nel dopoguerra fu dipendente dell'Ansaldo di Genova come capo della pubblicità (1920-22).
Trasferitosi a Torino, si occupò di grafica pubblicitaria (Fiat, Fix, Lunardi, ecc.), con risultati apprezzabili e spiritosi (cfr. L'Illustrazione italiana, 2 nov. 1924, p. 593). Fu assistente straordinario della cattedra di disegno di elementi di costruzioni industriali al politecnico di Torino dal 1926 al 1928. Iniziò la sua attività come collaboratore libero professionista di diverse grandi imprese di costruzioni: con l'impresa Zanetti, per cui redasse i progetti di vari edifici d'abitazione per ferrovieri a Torino (1921), e con quella dell'ing. Bertelé, specie nella costruzione di ponti. Progettò e costruì nel 1925 il ponte Ferdinando di Savoia a Torino, sull'asse del corso Giulio Cesare, in cemento armato con quattro archi aventi ognuno una luce di m 32, con una luce totale di m 134. Partecipò nel 1932al concorso per il ponte dell'Accademia a Venezia, con un progetto che non venne premiato. Nel 1934 realizzò a Verona il ponte delle Navi e l'anno successivo ad Imperia il ponte sull'Impero, a cinque arcate in calcestruzzo, con lunghezza di m 107 e larghezza di m 15 (il ponte venne parzialmente demolito durante la seconda guerra mondiale e ricostruito con simile architettura nel 1948). Realizzò, infine, a Verona, varie opere, come il mercato coperto nel 1927, il Supercinema Verona nel 1928 (cfr. Rass. di architettura, II [1930], pp. 407-418) e la Biblioteca comunale nel 1929.
Contemporaneamente operò come architetto indipendente in varie opere: ricordiamo, per uno stile eclettico tra liberty e art-déco, la casa Vagina ad Agliè (1922-23), la sistemazione del teatro Trianon, altrimenti detto Odeon (1923), a Torino (realizzato), lo stabilimento Garlanda a Biella (1924), l'ampliamento del bar Brosio a Torino (1925), interventi vari all'Esposizione di Torino del 1928 (dedicata al IV centenario di Emanuele Filiberto e al decennale della Vittoria): ingressi, ristorante galleggiante, stands, ecc. (cfr. L'Architett. ital., agosto 1935, pp. 294 s.; catal., 1981).
Nel 1926 il D. si era unito al gruppo di architetti torinesi detti "novatori" (G. Pagano Pogatschnig, M. Passanti, P. Perona, A. Melis e altri) e con essi partecipò all'allestimento, sempre alla Esposizione di Torino del 1928, della Casa degli architetti. Ebbe notevole competenza nella costruzione di teatri e cinematografi: oltre al già ricordato Supercinema a Verona, realizzò il cinema Principe a Torino nel 1928 e il cinema Statuto, sempre a Torino, nel 1930. Intorno al 1930 abbandonò lo stile eclettico per uno stile novecentista, non sempre convinto, affiancandosi anche a pittori-decoratori vivaci, come T. Deabate e R. Terracini: arredo per la sede del Sindacato ragionieri a Torino (1932; cfr. L'Architettura italiana, febbraio 1933, pp. 39 ss.) e progetti vari non realizzati di bar ad Asti (1933). Partecipò alla IV Triennale di arti decorative di Monza (1930) insieme a L. Ferroglio, A. Melis, A. Midana e D. Morelli, con l'allestimento di uno spogliatoio (cfr. C. A. Felice, Arte decorativa 1930 all'Esposizione di Monza, Milano 1930, pp. 21, 48).
Fu anche redattore della rivista L'Architettura italiana, edita a Torino, sotto la direzione di A. Melis, negli anni 1933-1935. Erano anni di impegno spesso polemico degli architetti innovatori contro i soprassalti di accademismo, cui il D. partecipò con misura, impegnandosi nella rivista e nella pratica progettuale.
Tra i concorsi sono da segnalare, per il loro interesse tecnico-architettonico: il mercato all'ingrosso di frutta e verdura a Torino (1932; cfr. L'Architettura italiana, giugno 1933, p. 120); il progetto per il secondo tratto di via Roma a Torino (1933), secondo premio ex aequo, per il quale la commissione giudicatrice sottolineò il notevole contributo di idee e di materiale e l'armonica simbiosi delle erigende costruzioni con la bella euritmia seicentesca di piazza S. Carlo e con l'elegante severità neoclassica di piazza Carlo Felice (ibid., febbraio 1934, pp. 40 s.); la Mostra permanente della moda a Torino (1933); il progetto per la stazione marittima di Napoli (1933), lodato dalla commissione giudicatrice per l'accurato studio planimetrico e l'ordinata semplicità delle masse e apprezzato in modo particolare anche per la felice scelta dei materiali che, sullo sfondo dell'intonaco giallo ocra e sul rivestimento in pietra naturale locale (la cosiddetta "pietrarsa"), faceva risaltare le passerelle di imbarco e sbarco, completamente bianche, le quali ricordavano, con la loro esilità, l'architettura dei ponti dei transatlantici (l'edificio proposto aveva dimensioni di m 187 ×120, a doppia H, e constava di due piani e ammezzato; ibid., febbraio 1934, pp. 52-61); il progetto della casa Littoria di Asti (1933-34) coerente nel contesto urbanistico e viario del centro cittadino, un edificio sviluppato più in larghezza che in altezza e articolato in maniera da assicurare un facile accesso nei cortili ad automezzi e a persone, nonché il rapido sfollamento del salone principale verso l'esterno o verso corte (ibid., aprile 1934, pp. 121 ss.). Degli incarichi professionali, assai numerosi, ricordiamo: lo stabile dell'Istituto per le case economiche e popolari a Torino (1932; cfr. ibid., dicembre 1933, pp. 256-259); le tombe Floris (1929), Forno (1931) e Givone (1932) a Torino (ibid., novembre 1933, pp. 233-236); l'edificio della stazione di partenza della funivia Breuil-Theodulo (1935; ibid., ottobre 1935, pp. 354-357). Fu spesso nominato in commissioni e alla presidenza di organismi rappresentativi, anche per la sua notevole carica umana.
Nel dopoguerra ebbe ancora notevoli occasioni di lavoro tra cui ricordiamo molti interventi per la Società Ceat a Torino e dintorni, la sede dell'Unione industriale a Torino (1961), il rifacimento dell'Istituto bancario S. Paolo a Torino (1963) e altri di importanza minore.
Morì a Torino il 1º ott. 1975.
Fonti e Bibl.: Torino, Ist. Alvar Aalto, Archivio Dezzutti (se non diversamente indicato vi si trovano i progetti menzionati nel testo); [G. Ponti] L'ambiente moderno in Italia, Milano 1930, p. 60; Aspetti di architettura utilitaria in Italia, in Domus, IV (1931), 38, p. 30; La città che si rinnova, in Casabella, IV (1931), 46, p. 20; Progetto di asilo infantile, in L'Archit. ital., marzo 1935, pp. 94 s.; Ricostruzione di un vecchio isolato nel secondo tratto della via Roma a Torino, ibid., settembre 1936, pp. 210 ss.; Mostra del Sindacato architetti di Torino, ibid., dicembre 1936, p. 281; Esposizione di Torino 1928: M. D. (catal.), a cura dell'Istituto Alvar Aalto, Torino 1981; A. Magnaghi-M. Monge-L. Re, Guida alla architettura moderna di Torino, Torino 1982, pp. 180, 430, 432.