VITTORINO, Mario (Caius Marius Victorinus) detto anche l'Africano o il Retore
Scrittore cristiano. Originario dell'Africa proconsolare, nato probabilmente agl'inizî del sec. IV, Vittorino, ancora pagano, esercitò a Roma la professione di retore, acquistandosi larga fama con le sue doti oratorie e con le sue traduzioni delle opere di Plotino e di Porfirio, traduzioni che contribuirono alla diffusione in ambiente laiino delle dottrine originali del neoplatonismo ed esercitarono anche influenza sull'evoluzione intellettuale di S. Agostino.. Fervido e convinto oppositore del cristianesimo, finì con convertirsi (verso il 355); ma la sua conversione, per quanto piena e sincera (se ne veda la storia delle Confessioni di S. Agostino, VIII, 2) fu soprattutto una conversione intellettuale, alla quale molto contribuì la suggestione esercitata dalla metafisica cristiana più che un'intima adesione ai valori religiosi del cristianesimo e del suo culto. E questa caratteristica domina anche l'opera letteraria del retore convertito. Nel 362 deve abbandonare l'insegnamento a causa dell'editto di Giuliano l'Apostata che proibiva ai cristiani d'insegnare letteratura ed eloquenza. Dovette morire non molti anni dopo.
Spirito veramente enciclopedico, oratore, retore, grammatico curioso di questioni metriche, apostolo del neoplatonismo, polemista vivace, V. riassume perfettamente, con la sua opera, i gusti, i bisogni, le aspirazioni contraddittorie dei letterati del sec. IV. Ancora pagano pubblicò, oltre alle già ricordate traduzioni, un opuscolo di retorica e di logica (Liber de definitionibus, ed. in Stangl, Tulliana et Mario Victoriniana, Monaco 1888, p. 17 segg.), una Ars grammatica (in Keil, Grammatici latini, VI, Lipsia 1874, pp.1-184) nella quale sembra avere refluito anche l'opera del grammatico Aftonio, e le Explanationes in Ciceronis Rhetoricam, commento al De inventione (ed. in C. Halm, Rhetores latini minores, Lipsia 1863, pp. 155-304). La traduzione latina dell'Isagoge di Porfirio può essere in gran parte ricostruita attraverso il commento di Boezio all'Isagoge stessa commento che, nella prima edizione, fu appunto condotto sulla traduzione di Vittorino (ed. in Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum, XLVIII, Vienna 1906, a cura di S. Brandt). Di Vittorino cristiano (v. Patrol. Lat., VIII, col. 999-1310) abbiamo una serie di scritti antiariani (Liber de generatione divini Verbi; Adversus Arium; De Homousio recipiendo; 3 inni De Trinitate) interessanti sia per i presupposti neoplatonici che V. porta nella polemica contro Ario e nella difesa dell'Homousio sia perché, attraverso la coniazione di determinati termini, questi scritti influirono sulla rielaborazione scolastica della dottrina trinitaria; e tre commenti a Galati, Efesini e Filippesi. Il pensiero speculativo e teologico di V., oscuro e faticoso, non sembra potersi ridurre a unità d'ispirazione e di motivazione che alcuno ha cercato in una metafisica della volontà così nella teodicea come nella antropologia e nella soteriologia.
Bibl.: Oltre a quella citata da P. Monceaux, Histoire littéraire de l'Afrique chrétienne, III, Parigi 1905, p. 373-422, e da O. Bardenhewer, Gesch. der. lat. Litt., III, Friburgo in B. 1912, pp. 460-68, v. bibliografia critica per gli anni 1908-1920 in Jahresbericht über die Fortschritte der klassischen Altertumswuissenschaft, CLXXXVIII, pp. 115-116, e inoltre: F. Richter, De M. Victorino Ciceronis rhetoricorum librorum qui vocantur De inventione interprete, Gottinga 1924 (dissertazione); W. Karig, Des Caius Marius Victorinus Kommentare zu den paulinischen Briefen, Marburgo 1925 (dissertazione); E. Benz, Marius Victorinus und die Entwicklung der abendländ. Willensmetaphysik, Stoccarda 1932.