MARIO da Mercato Saraceno
MARIO da Mercato Saraceno (al secolo Andrea Fabiani). – Nacque tra il 1512 e il 1513 a Mercato Saraceno, in Romagna, da Battista, militare di carriera, e da Antonia Fuccioli. Le scarse notizie degli anni giovanili – quasi tutte ricavabili dagli scritti di M. – testimoniano una precoce vocazione alla vita religiosa favorita da un ambiente familiare sensibile ai temi delle religioni riformate: il padre aveva ospitato il fondatore dei cappuccini, Matteo da Bascio, al suo ritorno da Roma, latore della licenza di papa Clemente VII (1525) che ufficializzava tale Congregazione.
Compiuti gli studi a Fossombrone, entrò nell’Ordine degli agostiniani (1526), approfondì filosofia e teologia e prese i voti. La meditazione delle prediche di Matteo da Bascio, da lui più volte ascoltate, lo convinse a lasciare gli agostiniani per i cappuccini, ormai in rapida diffusione, soprattutto dopo la bolla papale Religionis zelus (3 luglio 1528) concessa a Ludovico e Raffaele Tenaglia da Fossombrone e grazie all’autorevole protezione assicurata all’Ordine dalla nipote dello stesso Clemente VII, la duchessa di Camerino Caterina Cibo, che permise ai frati di stabilirsi a Camerino. In quella città M. iniziò un secondo noviziato (1539-40), sotto la guida di Bernardino da Montolmo e di Giuseppe Antonini da Colleamato. Nel 1542 fu guardiano del convento di Faenza: erano i giorni, turbolenti e delicati, dell’apostasia del generale dell’Ordine, Bernardino Ochino. L’anno seguente, con il medesimo incarico a Camerino, M. organizzò l’attività di predicazione nella provincia Picena, dove ebbe modo di parlare con Matteo da Bascio sul «cominciamento di questa nostra Religione». Raccolse così dalle parole dello stesso fondatore quel materiale di cui si servì nella sua attività di primo storico dei cappuccini (Relationes de origine…, 1937, p. 32). Dimorò a Tiferno Metaurense, nel convento di S. Angelo in Vado (1547), e si recò al capitolo tenutosi a Napoli nel 1549 per la conferma a generale di Bernardino da Asti. Tornato nelle Marche come vicario provinciale, da Tolentino scrisse ai consiglieri di Civitanova il 26 apr. 1550, chiedendo loro di occuparsi degli aspetti finanziari della costruzione del nuovo convento della città, dimostrando di interpretare la regola francescana che imponeva la rinuncia al denaro in maniera assolutamente restrittiva (I frati cappuccini…, II, pp. 924 s.). Dal 10 ott. 1550 fu il primo vicario dello stesso convento.
Al capitolo generale di Roma del 1552 fu eletto definitore, carica ricoperta anche negli anni 1561, 1564, 1575, 1578. Nel 1555 fu vicario della provincia di Bologna e dal 1556 resse quella Picena, quindi fu a Ferrara nell’aprile del 1561. Al capitolo generale di Forlì del 1564 fu nominato per tre anni guardiano di Roma e l’anno successivo scrisse, sotto forma di lettera, al vicario provinciale della Toscana Onorio da Montegranaro – questi a sua volta doveva informare il duca di Firenze Cosimo I de’ Medici sulle origini dell’Ordine – la prima delle tre Relationes, ampliata quattro anni più tardi nella Breve dichiaratione del principio della nostra Congregatione, dando inizio alla storiografia cappuccina (3 sett. 1565). Delle altre due, la seconda, meglio articolata, gli fu commissionata nel 1578 dal cardinale Giulio Antonio Santori e la terza, la più lunga e ricca di dettagli, vide la luce nel 1580, per controbattere le tesi di Giuseppe Zarlino, maestro della cappella ducale di Venezia.
Nell’opuscolo Informatione… intorno la origine della Congregatione de i reverendi frati cappuccini (Venetia 1579) Zarlino attribuiva la paternità della riforma al frate veneto Paolo de Barbieris da Chioggia, forse non senza subire qualche influenza dai politici veneziani, il cui conflitto con la Curia di Roma, già latente, avrebbe portato all’interdetto di Paolo V del 1605. Redatte con uno stile piano, sovente etichettato dalla critica come semplice se non ingenuo, ma alla lettura sempre scorrevole e preciso, non privo di proprietà e precisione lessicale – M. compose, per suo diletto, diverse poesie di lode alla Madonna e a s. Maria Maddalena, apprezzate da Annibal Caro – tutte e tre le Relationes coprono lo stesso periodo storico, dalla fondazione dell’Ordine all’apostasia di Ochino, risultando così preziose per notizie ed episodi vissuti in prima persona dall’autore.
Il 16 maggio 1567 fu eletto a Roma generale della Congregazione e iniziò una serie di viaggi per meglio organizzare le province. Visitò la Toscana e ottenne la licenza per fondare un convento a Montauto, nelle vicinanze di Anghiari, presso quei conti Barbolani che da s. Francesco avrebbero avuto in dono un abito miracoloso. E proprio per ribadire l’importanza, non solo simbolica, dell’abito, scrisse il breve Memoriale de’ frati capuccini intorno alla forma dell’abito (1569), raccomandando il rigoroso rispetto della regola e «della austerità del vivere che noi capuccini usamo» (I frati cappuccini…, I, pp. 1197-1202). Il perseguire tale rigore, temperato dalla moderazione innata nel suo carattere, gli valse la conferma, nel maggio del 1570, a generale dell’Ordine. Da papa Pio V gli fu quindi delegata l’attuazione del breve Cum dilectus filius (10 marzo 1571), con cui si autorizzava Anselmo da Pietramolara a imbarcarsi con altri 29 confratelli sulle galee pontificie, che furono poi impiegate dalla Lega santa a Lepanto in ottobre, per dare assistenza spirituale ai combattenti: tale ministero castrense sarà proprio della Congregazione pure nelle successive analoghe occorrenze.
Quanto rimasto della sua fitta corrispondenza – scrisse a Filippo Neri (9 marzo 1572) e a Carlo Borromeo (2 apr. 1573) – documenta i suoi viaggi nelle province dell’Ordine: fu a Bitonto (27 febbr. 1571), a Napoli, a Macerata (14 genn. 1572), ad Ancona (9 marzo 1572), a Ferrara (15 giugno 1572) e infine a Pesaro (2 apr. 1573), con una sola breve pausa a Mercato Saraceno, dove concesse alla sua famiglia l’affiliazione spirituale ai cappuccini (9 sett. 1572). La sua salute ne uscì minata. Si ritirò a Bologna (maggio-ottobre 1573) e, ripresosi, fu eletto per l’ultima volta definitore dei cappuccini (1578). Dedicatosi alla stesura della seconda delle Relationes, si recò nel luglio del 1579 ad Ancona, quindi l’anno successivo a Cesena, dove terminò l’ultima Relazione. Da una lettera inviata da Pesaro il 20 apr. 1580 al duca di Urbino, Francesco Maria II Della Rovere, risulta che la podagra non gli dava tregua.
M. morì a Tolentino il 6 maggio 1581.
Fonti e Bibl.: La bibliografia dettagliata su M., informazioni e trascrizioni diplomatiche delle Relationes…, sono riportati nell’edizione delle Relationes de origine Ordinis minorum capuccinorum…, a cura di Melchiorre da Pobladura, in Monumenta historica Ordinis minorum capuccinorum, I, Assisi 1937 (l’unità con il manoscritto della prima relazione, che era conservata a Venezia nella Biblioteca del Civico Museo Correr, Codd. Cicogna, 766 [=551], è oggi irreperibile). Importante contributo, per ricchezza di documenti e bibliografie, è I frati cappuccini. Documenti e testimonianze del primo secolo, a cura di C. Cargnoni, I-V, Perugia 1988-93, ad indices. G. Zarlino, Informatione… intorno la origine della Congregatione de i reverendi frati cappuccini, Venetia 1579, pp. 22v-23v, 25v-27v, 29v, 31r; Z. Boverio, Annali dell’Ordine de’ frati cappuccini, I, 2, Venetia 1643, pp. 305-309, 372; II, 1, ibid. 1645, pp. 20, 31; Gerardo da Villafranca, P. Matteo da Bascio e p. Paolo da Chioggia…, Chioggia 1913, passim; N. Mancini, Un poemetto mariano del padre M. Fabiani?, in L’Italia francescana, IX (1934), pp. 195-208; Melchiorre da Pobladura, De vita et scriptis p. Marii Fabiani a Foro Sarsinio, in Collectanea Franciscana, VI (1936), pp. 552-594; Id., Poemetti del padre M. Fabiani generale dei cappuccini, in L’Italia francescana, XII (1937), pp. 315-325, 409-414; XIII (1938), pp. 27-32, 418-423; T. Graf, Zur Entstehung des Kapuzinerordens. Quellenkritische Studien, Olten-Freiburg 1940, pp. 1-37, 117; Melchiorre da Pobladura, Historia generalis Ordinis fratrum minorum capuccinorum, I, Roma 1947, pp. 39-61, 235-246; Id., M., in Lexicon Capuccinum…, Roma 1951, coll. 1056 s.; L. Perini, Bernardino da Colpetrazzo, in Diz. biogr. degli Italiani, IX, Roma 1967, pp. 203 s.; R. Maranesi, Lo spirito della riforma cappuccina nei due primi cronisti dell’Ordine, in L’Italia francescana, LIII (1978), pp. 127-148; Id., Il ’500 italiano e la riforma cappuccina nei due primi cronisti dell’Ordine, ibid., pp. 443-460; C. Urbanelli, Storia dei cappuccini nelle Marche, Ancona 1978, ad ind.; C. Cargnoni, Sviluppo della riforma cappuccina nella storiografia dei primi cronisti, in L’Italia francescana, LIV (1979), pp. 389-408; Enc. cattolica, VIII, 1, p. 166.