CERMENATI, Mario
Primo di quattro figli, nacque a Lecco il 16 ott. 1868. Il padre, Giovanni, originario di Civenna, aveva una attività commerciale a Lecco; la madre, Rosa Cristoforetti, apparteneva a una delle più antiche famiglie di Sondrio. Mostrò precocemente uno spiccato interesse per le scienze naturali, indotto e alimentato da frequenti escursioni sulle Alpi e Prealpi lombarde. Già a dodici anni aveva messo assieme una notevole collezione di animali, piante e minerali. Alla montagna rimase sempre molto legato, dedicandole numerose conferenze e pubblicazioni, e assumendo dal dicembre del 1889 la presidenza della sezione di Lecco del Club alpino italiano.
La giovinezza del C. è segnata dall'amicizia con l'abate A. Stoppani, suo concittadino, di cui fu più tardi attento biografo (Antonio Stoppani. Commemorazione in Lecco, Torino 1891; Presentando i ritratti di Antonio Stoppani e Giovanni Pozzi, Lecco 1891; Garibaldi, Manzoni, Stoppani, Milano 1892; L'alpinismo di A. Stoppani, Roma 1893). Tra le altre sue commemorazioni ricordiamo anche quelle di G. Pozzi, F. Gasco, M. Lessona.
Intanto, a soli diciassette anni, aveva fondato la rivista mensile Il Naturalista valtellinese, che fu edita per la sola annata 1885 e ospitò i suoi primi articoli. Due anni dopo iniziò a pubblicare un interessante e utile lavoro a carattere bibliografico, La Valtellina e i naturalisti (Sondrio 1887-1892), in cui passava in rassegna tutti gli scritti di scienze naturali riguardanti la vallata.
Terminati gli studi secondari presso l'istituto tecnico di Sondrio, dal 1886 seguì i corsi di scienze naturali all'università di Torino, dove ebbe come maestri M. Lessona, L. Camerano e M. Baretti. Nel 1890, dopo la laurea, conseguita a Catania dove si era recato per specializzarsi in vulcanologia, fu nominato assistente di A. Portis alla cattedra di geologia e paleontologia nella università di Roma. L'anno dopo iniziò a pubblicare, in collaborazione con A. Tellini, la Rassegna delle scienze geologiche in Italia (in tre volumi dal 1891 al 1893), con l'intento di segnalare e di riassumere tutti i lavori di geologia e mineralogia editi in Italia.
I suoi interessi però si rivelarono presto più di carattere storico che propriamente scientifico; e la pubblicazione nel 1893 delle conferenze tenute al Circolo dei naturalisti di Roma (Evoluzione e momenti storici delle scienze geologiche) rappresentò il primo passo sulla nuova strada di studioso di storia delle scienze naturali. Preoccupato sempre di risalire alla fonte originale per ricostruire con precisione l'opera e il pensiero degli autori trattati, si occupò specialmente di scienziati italiani quali F. Calzolari, L. Ghini, S. Boldoni, A. Navagero; e in particolare di Ulisse Aldrovandi, filosofo, medico e naturalista bolognese, di cui ebbe modo di consultare i numerosi manoscritti giacenti nella Biblioteca universitaria di Bologna, segnalandone l'importanza e proponendoli per una pubblicazione.
Tra le sue opere ricordiamo: Sigismondo Boldoni da Bellano, Roma 1889, Ulisse Aldrovandi e l'America, in Annali di botanica delprof. Pirotta, IV(1906), 4, pp. 313-66; Francesco Calzolari e le sue lettere all'Aldrovandi, ibid., VI(1908), pp. 83-138; Intornoil Ghini e i suoi rapporti con Francesco Calzolari, in Atti d. R. Ist. ven. di sc., lett. e arti, LXIX (1910), 2, pp. 939-61; Un diplomaticonaturalista del Rinascimento: Andrea Navagero, in Nuovo Arch. veneto, s. 3, XX (1912), pp. 164-205.
Gli studi del C. di storia della scienza, disciplina allora ai primi passi in Italia, sono caratterizzati da un misto di citazioni erudite e di intenti celebrativi, assieme però ad una volonterosa ricerca delle fonti originali e ad una attenta catalogazione del materiale bibliografico; erano questi d'altra parte i tratti salienti e i limiti della storiografia della scienza dell'epoca, rivolta troppo spesso al solo dato cronachistico, priva di un più ampio respiro filosofico, e culturale, di quella capacità critica e interpretativa in grado di collegare la scienza agli sviluppi del pensiero e della società, di cogliere la costitutiva dialettica tra teoria ed esperimento.
Nel 1902, conseguita la docenza in storia delle scienze naturali, ne ottenne l'insegnamento presso la facoltà di scienze dell'università di Roma. Dei suoi corsi universitari, molto dotti e filologicamente accurati, diede alle stampe solo i sommari, da cui è possibile dedurre come egli disponesse di una cultura storiografica molto ampia. Solerte frequentatore di congressi, fu tra gli organizzatori del congresso storico internazionale del 1903 a Roma, e coprì la carica di presidente della sezione storica del congresso dei naturalisti tenuto a Milano nel 1906.
Ma l'attività, scientifica e organizzativa, a cui rimane essenzialmente legato il nome del C., è quella rivolta alla figura di Leonardo da Vinci. Egli difatti impiegò la maggior parte delle sue energie, non solo di studioso ma anche di uomo politico, per indagare, valorizzare e far conoscere il grande scienziato. Appassionato cultore dell'opera di Leonardo, aveva raccolto nella sua vasta biblioteca (andata distrutta durante l'ultima guerra) una notevole quantità di materiale e aveva dedicato molti lavori a particolari aspetti della sua figura e attività.
Tra i più significativi: Intorno al "Mappello" di Leonardo da Vinci, in Annali di botanica del prof. Pirotta, V(1907), 3, pp. 607-51; Sulla pubblicazione dei manoscritti di Leonardo da Vinci, in Atti parlamentari. Camera. Discussioni, legislatura XXIII, sessione del 23 giugno 1909; Leonardo da Vinci in Valsassina, Milano 1910; L'edizione nazionale ed il quarto centenario di Leonardo da Vinci, Milano 1918; Leonardo a Roma nel periodo leoniano, in Nuova Antologia, 16 maggio 1919, pp. 105 ss.; 1° ott. 1919, pp. 308 ss.; Un codice di Leonardo in Germania?, in Raccolta vinciana, X(1919), pp. 221-33.
Ma la preminente e costante preoccupazione del C. fu quella di poter giungere alla pubblicazione dell'intero CorpusVincianum. La classe politica italiana era intanto divenuta sensibile alla questione e, nel 1905, l'allora ministro della Pubblica Istruzione V. E. Orlando aveva nominato una commissione reale, presieduta da P. Blaserna, che aveva l'incarico di predisporre e di dirigere un'edizione nazionale di tutte le opere di Leonardo. Nel 1906, durante il congresso dei naturalisti italiani, il C. e G. B. de Toni si lamentarono della lentezza dei lavori e auspicarono l'intervento dei naturalisti. Con il decreto del 4 dic. 1910, il ministro L. Credaro ricostituì la commissione, chiamando a farne parte P. Blaserna, presidente, il C., vicepresidente, G. B. de Toni, G. Romiti, A. Venturi, cui l'anno seguente si aggiunsero F. Novati, G. Calvi e C. Ricci. In seno alla commissione il C. svolse una intensa attività non solo sul piano scientifico, ma anche su quello culturale e politico-organizzativo.
L'impegno politico, dopo quello di storico della scienza, rappresenta infatti il secondo importante aspetto della sua personalità. Il 7 marzo 1909 fu eletto deputato al Parlamento nelle file del blocco democratico-liberale per il collegio di Lecco, e vi fu confermato fino alle elezioni del '23, alle quali non si presentò. Scoppiata la prima guerra mondiale, il C., interventista convinto, ai primi di luglio del 1915 partì volontario per il fronte; con il grado di tenente degli alpini combatté nell'alta Valtellina, allo Stelvio e al Tonale e si guadagnò la croce di guerra.
Dal 1917, lasciata la vita militare per ragioni di salute, assunse alti incarichi governativi: sottosegretario all'Agricoltura nel ministero Boselli, sottosegretario all'Assistenza militare e Pensioni di guerra nel gabinetto Orlando - in quest'ultima carica si impegnò ad ottenere le pensioni agli invalidi e ai mutilati -, di nuovo sottosegretario all'Agricoltura nel ministero Nitti, dove si occupò di questioni scientifico-organizzative riguardanti le miniere, la regolamentazione della pesca, l'uso dei combustibili fossili. Quanto all'importante problema dello sfruttamento del sottosuolo, di cui si era già interessato nel 1911 come presidente della Società geologica italiana e poi nel 1917 fondando il periodico La Miniera italiana, egli sostenne il principio di uno sfruttamento italiano delle miniere contro quanti ravvisavano invece l'opportunità di mettere i beni del sottosuolo in mano a società straniere.
Intanto, durante gli anni del conflitto, i lavori della commissione vinciana si erano quasi completamente fermati. Morto il Blaserna nel 1918, il C., nuovo presidente, aveva ristrutturato la commissione con l'aggiunta di M. Baratta, A. Favaro, P. Fedele, G. Gentile, P. Silva, G. Modigliani. Per veder attuato il suo programma, costituì anche, con fondi privati, offerti da generosi mecenati lombardi, l'Istituto di studi vinciani, dapprima concepito come integrazione della commissione, in seguito sviluppatosi parallelamente ad essa con carattere autonomo.
L'Istituto, attorno a cui si raccolsero i maggiori cultori di studi leonardeschi, promosse molte iniziative culturali ed editoriali; nel giro di pochi anni uscirono diversi volumi monografici su vari aspetti dell'opera di Leonardo.
Per il quarto centenario della sua morte, il C. organizzò manifestazioni celebrative, ottenendo aiuti governativi; per l'occasione tenne due conferenze, una in Campidoglio e l'altra in Vinci. Alla pubblicazione, curata dall'Istituto di studi vinciani, di una miscellanea dal titolo Per il IV centenario della morte di Leonardo da Vinci (Bergamo 1919), partecipò con tre lavori: L'Istituto di studi vinciani, Re Vittorio e gli studi su Leonardo, Leonardo in Valtellina.
Il C. ebbe riconoscimenti italiani e stranieri: gran cordone della Corona d'Italia, grand'ufficiale dell'Ordine mauriziano; per la Francia, commendatore della Legion d'onore; per la Norvegia, grand'ufficiale dell'Ordine supremo di S. Olaf; ecc.
Il giorno 8 ott. 1924 morì a Castelgandolfo, dopo aver visto pubblicato il primo volume di scritti vinciani, contenente la prima parte del codice Arundel 263 del British Museum.
Fonti e Bibl.: Necr. in La Miniera italiana, VIII (104), 10, p. 297; in La Riv. di Lecco, novembre 1924, pp. 46-52; in Boll. della Soc. geol. it.,XLIV (1925), pp. CXVIII-CXXIX; in Rend. d. Acc. delle sc. fis. e mat. di Napoli, s. 3, XXX, a. LXIII, I (1924), pp. 198-202; in Raccolta Vinciana, XII(1925), pp. 192-193; Cfr. inoltre A. Ruggiero, M.C.,Roma 1917; A. Ruggiero, La pagina militare di M.C., Lecco 1919; F. Magni, M. C. e la Valtellina, Lecco 1919; G. B. de Toni, M. C. per Leonardo, Roma 1920; U. Marocco Bonghi, Un colloquio con M. C., in IlPiccolo del Giorn. d'Italia, Roma, 17-18 nov. 1922; A. Neviani, M. C., in Archivio di storiadella scienza, VI(1925), 1, pp. 59-65; N. Latronico, M. C. vinciano, in Castalia, VIII(1952), 4, pp. 163 ss.