CANAVARI, Mario
Nacque a Camerino il 27 nov. 1855 da Niccola e da Michelina Ruffini, in una famiglia di piccoli industriali. Il 28 luglio 1879 si addottorava in scienze matematiche a Pisa; ma in lui, ancora universitario, si era sviluppato un vivo interesse per le scienze naturali in genere e per quelle geologiche in particolare, tanto che - durante le ferie estive - si dilettava a raccogliere campioni di rocce e di fossili sulla natia montagna camerte e in occasione di lunghe escursioni sull'Appennino, umbro-marchigiano delle quali ha lasciato il resoconto in un gruppo numeroso di memorie, in parte pubblicate. Conseguita la laurea in matematica, abbandonò le scienze esatte per darsi alle indagini geopaleontologiche e alla ricerca dei fossili, spronato anche da G. Meneghini, intorno al quale si andavano raccogliendo alcuni tra i migliori geologi dell'epoca, italiani e stranieri, attratti a Pisa dalla fama del maestro: tra questi il mineralogista A. D'Achiardi, i geologi del R. Ufficio geologico d'Italia - del cui comitato il Meneghini era allora presidente -, B. Lotti, D. Zaccagna e altri valenti studiosi, quali I. Cocchi, A. Issel, D. Pantanelli.
Avendo vinto nel 1881 una borsa di studio per il perfezionamento all'estero in paleontologia, il C. si recò a Monaco di Baviera nell'Istituto geopaleontologico, diretto da K. A. von Zittel, dove studiò i fossili della fauna del Lias inferiore e del golfo della Spezia, portando a termine il suo primo importante lavoro, pubblicato in lingua tedesca nella Palaentographica di Cassel.
Rientrato in Italia, nel 1882 venne nominato paleontologo del R. Ufficio geologico di Roma con autorizzazione a restare distaccato provvisoriamente in Pisa per poter lavorare presso il Meneghini. Ma da Pisa non si muoverà mai più, giacché - deceduto il suo maestro il 29 genn. 1889 - a questo succederà quale incaricato nell'insegnamento della geologia e poi, vinto alla fine dello stesso anno il concorso, come professore fino alla morte.
Continuò così, per suo merito, la tradizione gloriosa della scuola geologica pisana, che dette altri prestigiosi nomi alla scienza italiana: A. Fucini, P. Vinassa de Regny, R. Ugolini, tutti studiosi che hanno ricoperto cattedre universitarie di primaria importanza in Italia.
Oltre all'insegnamento ufficiale del corso di geologia, il C. ne tenne altri per incarico, in vari periodi della sua lunga carriera universitaria: quello di paleontologia, di geografia fisica e meteorologia, di geologia applicata. Fu socio nazionale della R. Accademia dei Lincei, socio corrispondente di quella dei Georgofili e della Geologische Bundesanstalt di Vienna, socio della Società toscana di scienze naturali, della quale fu anche presidente dal 1921 al 1928. Inoltre fu socio fondatore della Società geologica italiana, del cui Consiglio direttivo fece parte più volte e di cui fu presidente nel 1899.
Il C., oltre che direttore dell'Istituto geologico pisano per un quarantennio, fu per circa venti anni direttore generale dei Musei di storia naturale di Pisa, in quanto membro più anziano, fino alla soppressione di tale ufficio, non contemplato dalla nuova legge dell'istruzione superiore del 1923. In questa sua duplice veste, ebbe il merito di portare a termine il definitivo ampliamento dei locali destinati ai laboratori ed alle collezioni, e la sua opera fu tale da rendere gli istituti pisani tra i migliori d'Italia e dell'estero. All'Istituto geologico donò la sua ricca biblioteca; per esso creò una borsa di studio per il perfezionamento in geologia e paleontologia; in esso arricchì e riordinò tutte le collezioni di rocce e fossili, le miscellanee, i manoscritti, la corrispondenza di P. Savi e del Meneghini; curò infine un catalogo ragionato non pubblicato (ricco di dati bibliografici e di notizie), tanto della collezione dei Vertebrati fossili, quanto di quella dei fossili terziari del Veneto.
Estremamente vasta è la sua produzione scientifica. Un primo gruppo assai folto di lavori appartiene ai primi anni della sua attività e si riferisce a studi prevalentemente geopalcontologici, mentre nel ventennio successivo il suo interesse scientifico ebbe un indirizzo esclusivamente geoidrologico. Particolarmente importanti gli studi del C. sui Brachiopodi degli strati a Terebratula Aspasia Mgh. dell'Appennino centrale; quelli sulla fauna del Lias inferiore di La Spezia già iniziati a Monaco e proseguiti quindi in Italia, contenenti dati stratigrafici e deduzioni palcontologiche, che venivano ad illustrare un gran numero di Brachiopodi e di Cefalopodi; infine le sue osservazioni geopaleontologiche sulla montagna del Suavicino (assai prossima a quella di Camerino).
Di notevole interesse sistematico sono i lavori sulle Ellipsactinie, ove il C. descrisse i fossili raccolti da lui e dai colleghi dell'Ufficio geologico, materiale paleontologico che poté confrontare con quello analogo esistente presso il Museo paleontologico di Monaco di Baviera, illustrato dallo Zittel. Di questo gruppo estinto di Celenterati (classi degli Idrozoari e Idromeduse) egli fece una famiglia autonoma, distinta da quella già conosciuta e ad essa ascrisse i due generi nuovi di Ellipsactinia e Sphaeractinia, con 8 specie per il primo e 4 specie per il secondo.
È di epoca successiva un gruppo di memorie sulla fauna degli strati contenenti Aspidoceras Acanthicum di monte Serra (attiguo alla sua montagna camerte) e costituita da Antozoi, Lamellibranchi e Cefalopodi, memorie pubblicate con ricco numero di illustrazioni nella Palaeontographia Italica (Memorie di paleontologia), da lui fondata nel 1895. A questa pubblicazione, che voleva tenere al livello di altre analoghe che apparivano all'estero, il C. restò particolarmente affezionato per tutta la vita. Nei primi anni della sua attività scientifica, si era dedicato anche alla geologia, quando aveva partecipato ai lavori promossi dal R. Ufficio geologico d'Italia, per il rilevamento del Gran Sasso, del Gargano, di altre regioni dell'Appennino centrale e della Toscana in particolare, tutte indagini che gli fornirono la possibilità di pubblicare alcuni studi su fenomeni geologici osservati in Appennino.
Dopo il 1900 il C. si specializzò nelle ricerche idrologiche, nelle quali doveva acquistare tale fama che il suo intervento veniva richiesto sia da privati sia da amministrazioni pubbliche per pareri geologici e progetti riguardanti l'approvvigionamento idrico di paesi e città, e per l'utilizzazione nuova, o migliore, di sorgenti termominerali.
Sono appunto di questo periodo le pubblicazioni sulle acque destinate ad alimentare gli acquedotti di Portoferraio (nell'Isola d'Elba), di Pisa, di Camaiore e di Lucca, quelle sulla utilizzazione delle acque artesiane del sottosuolo modenese e delle acque termominerali dei Bagni di Casciana, di Chianciano, di Montecatini Terme, con considerazioni sulla circolazione profonda delle acque termali stesse. Si occupò inoltre di idrologia generale, pubblicando articoli suoi originali, o traduzioni, e compilando anche un capitolo del Trattato di crenoterapia del Trambusti (Elementi di idrogeologia e speciali considerazioni sulle sorgenti termominerali, in A. Trambusti, Trattato di crenoterapia, Milano 1927, pp. 63-104).
Ma, anche in questo periodo, egli non abbandonò mai i suoi studi preferiti, cioè quelli stratigrafici e tettonici, che rappresentano forse la sua migliore produzione: tra essi la memoria sulle condizioni geologiche e idrografiche del sottosuolo pisano, e quella sulle condizioni geologiche, connesse al vincolo forestale nel territorio di Calci, vicino a Pisa.
Fra tutta la vastissima produzione scientifica di questo ultimo periodo della sua vita, non v'è dubbio che l'opera alla quale resterà soprattutto legato il suo nome è rappresentata dal Manuale di geologia tecnica con speciale riguardo alle applicazioni per l'ingegneria (Pisa 1928), alla cui compilazione egli attese con passione ed alacrità giovanili fin dal 1923-24, cioè da quando cominciò a tenere il corso di geologia applicata, per incarico della scuola d'ingegneria in Pisa, fino al 1928. Aveva appena finito quest'ultima opera, quando la mattina del 20 nov. 1928 i suoi allievi lo trovarono morente nel suo studio dell'Istituto geologico.
Questo trattato è un'opera poderosa perché in esso la stratimetria e l'idrologia sono sviluppate ampiamente, anche se per questo sono trascurate altre branche. Il manuale costituisce una sorgente ricchissima di dati e notizie per il geologo e per l'ingegnere in opere di costruzioni stradali, di gallerie e di utilizzazioni di acque sotterranee, di qualunque tipo esse siano.
Opere. La montagna del Suavicino. Osservazionì geologiche e paleontologiche, in Boll. d. R. Comit. geol., XI (1880), pp. 54-73, 254-264; Ibrachiopodi degli strati a Terebratula Aspasia Mgh. nell'Appennino centrale, in Memorie della R. Acc. dei Lincei, classe di scienze fisiche, mat. e nat., VIII (1879-1880), pp. 323-360; Nuovi brachiopodi degli strati a Terebr. Aspasia Mgh. nell'Appennino centrale, in Mem. d. Soc. tosc. di sc. nat., V (1991), 1, pp. 176-188; Beiträge zur Fauna des unteren Lias von Spezia, in Palaeontographica, XXXII (1882), pp. 125-192; Contribuzione terza alla conoscenza dei brachiopodi degli strati a Terebr. Asp. Mgh. nell'Appennino centrale, in Mem. d. Soc. toscana di sc. nat., VI (1884), I, pp. 70-110; Contribuzioni alla fauna del Lias inferiore di Spezia, in Mem. d. R. Comitato geol., III (1888), 2, pp. 1-173; Idrozoi titoniani della regione mediterr. appartenenti alla famiglia delle Ellipsactinidi, in Mem. per servire alla descrizione della carta geol. d'Italia, a cura del R. Comit. geol. del Regno, IV, 2, Firenze 1891, pp. 155-210; La fauna degli strati con Aspidoceras acanthicum di Monte Serra presso Camerino, I, Anthozoa, Lamellibranchiata, Cephalopoda..., in Palaeontographia Ital., II (1896), pp. 25-52; II, ibid., III (1897), pp. 201-234; III, ibid., IV (1898), pp. 253-262; Osservazioni geol. sulle sorgenti termo-minerali di Chianciano (prov. di Siena) e sul bacino idrol. sotterraneo che le alimenta, in In difesa delle sorgenti termo-minerali del Comune di Chianciano, Roma1916, pp. 21-34; La nuova acqua potabile di Bagni di Casciana, in I Bagni di Casciana, 16 luglio 1916.
Bibl.: Necr. di G. D'Achiardi, M. C., in Boll.d. Soc. geol. ital., XLVIII (1929), pp. XXXI-XLIV, e in Atti della Soc. tosc. di sc. nat., XXXIX-XL, (1929-30), pp. V-XVIII, F. Caterini, M. C., in Annali delle univ. toscane, n.s., XII (1927-28), pp. 175-192.