BORRELLO (Burrellus), Mario (Mariburrellus)
Appartenne al ramo dei Borrello signori di Agnone (Campobasso). Oddone, figlio di Gualterio di Borrello II, fu probabilmente suo padre: al riguardo, tuttavia, le fonti non ci forniscono alcuna indicazione precisa, così come non ce ne forniscono a proposito del luogo e dell'epoca della sua nascita.
Come risulta anche dalle indicazioni del Catalogus baronum, nel sec. XII il ramo più importante della famiglia era quello dei conti di Sangro (Simone, conte di Sangro, aveva nella "terra burrellensium" numerosi vassalli, appartenenti anche alla sua famiglia: Catalogus baronum, pp. 603, 612). Dal Catalogus baronum - che dovette essere composto negli ultimi anni di Ruggero II - ricaviamo anche che il B. aveva un figlio di nome Bartolomeo. Nelle inquisitiones condotte dai camerari sui feudi il B. dichiara che il figlio teneva in feudo dal conte Gionata di Conza la terra che in precedenza aveva posseduto Gregorio Pagano (la fonte non precisa meglio; tuttavia dal contesto risulta che si doveva trattare di un territorio posto nella zona nord-orientale del Principato). Nulla, invece, ci dice il Catalogus baronum circa i domini feudali del Borrello. Secondo il Rivera, infine, l'abate Simone di Subiaco (1149-1183) apparteneva allo stesso ramo del B., di cui sarebbe stato fratello. Tuttavia, la formula usata dal Chronicon Sublacense (a cura di R. Morghen, in Rerum Ital. Script., 2 ediz., XXIV, 6, p. 22) non sembra consentire una sicura attribuzione: Simone vi è detto "de genere filiorum Burrelli de Sangro".
Con numerosi altri feudatari il B. partecipò alla lega costituita nel 1155 contro il re Guglielmo I dal papa e dall'imperatore bizantino. Il B. aprì le ostilità e il 21 agosto dette alle fiamme Arce a sud di Sora, mentre Riccardo d'Aquila, conte di Fondi, s'impadroniva di Sessa e di Teano. Ciononostante, quando nell'estate del 1156 il re ebbe ragione della rivolta, il B. riuscì ad ottenerne il perdono.
L'ascesa di Maione di Bari, che come "amiratus amiratorum" era divenuto il più potente dei consiglieri del re, rinfocolò l'ostilità dei feudatari nei confronti di Guglielmo, I. Il partito dei nobili accusava Maione di arrivismo, lo tacciava di essere figlio di un mercante di oli (Maione, in realtà, era figlio del protoiudex barese Leone de Raiza) e giungeva a fargli carico di voler rovesciare il re per mettersi al suo posto. Tra i capi della congiura contro il grande ammiraglio, erano i conti Gionata di Conza, Riccardo d'Aquila, Ruggero di Acerra, Roberto di Gravina, Simone e Filippo di Sangro. Anche il B., secondo quanto riferisce Ugo Falcando, si unì nel 1160 al movimento ormai divampante. L'insurrezione si era estesa alle regioni continentali del Regno, quando il 10 nov. 1160 Matteo Bonello riuscì ad uccidere Maione. Il B. dimostrò la sua abilità oratoria in un grande discorso tenuto dinanzi al popolo di Salerno, con il quale convinse la città ad aderire alla rivolta e ad offrire asilo ad alcuni dei capi dell'insurrezione. I Salernitani prestarono giuramento al B. e in seguito anche a Gionata di Conza, a Riccardo d'Aquila e agli altri. Quando nel 1161 il re, domata la rivolta nelle altre regioni, marciò su Salerno, il B. e gli altri esponenti del movimento, che vi si erano rinchiusi, fuggirono, parte in Campania, parte in Abruzzo. Anche i Salernitani sostenitori del B. (detti "capiturini") abbandonarono la città: solo l'intercessione del notaio Matteo d'Aiello, che era nativo di Salerno, salvò la città campana dalla punizione di Guglielmo I.
Non possiamo dire, per il silenzio delle fonti note, se il B., come Simone di Sangro, Florio di Camerota e altri rivoltosi, sia stato colpito da bando in seguito a questi avvenimenti e quindi riammesso nel Regno sotto la reggenza della regina Margherita. Allo stesso modo, poiché mancano ulteriori notizie circa la successiva attività del B., non possiamo stabilire la data della sua morte.
Fonti e Bibl.: Catalogus baronum, a cura di G. Del Re in Cronisti e scrittori, sincroni napoletani, I, Napoli 1845, p. 594; Annales Ceccanenses, a cura di G. H. Pertz, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores, XIX, Hannoverae, 1866, p. 284 (ad a. 1155); Ugo Falcando, Liber de Regno Siciliae, a cura di G. B. Siragusa, Roma 1897, pp. 29, 78, 80 s.; F. Capecelatro, Storia di Napoli, I, Pisa 1820, p. 152; F. Chalandon, Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile, II, Paris 1907, pp. 213, 265, 285-287; C. Rivera, Per la storia delle origini dei Borrelli conti di Sangro, in Arch. stor. per le prov. nap., XLIV(1919-20), p. 89; G. B. Siragusa, Il regno di Guglielmo I…, Palermo 1929, pp. 66 s., 160, 216 s.; C.Cahen, Le régime féodal de l'Italie normande, Paris 1940, p. 38.