BONNARD, Mario
Nacque a Roma il 24 dic. 1889 da Nicola e da Ermelinda Reibaldi. Dopo una breve esperienza teatrale, esordì nel 1909 nel film Otello di M. Caserini. Nel 1911 interpretò la parte del dragone in Santarellina dello stesso, che inaugurò il genere della commedia cinematografica. L'anno seguente, sotto la regia di L. Maggi, fu il protagonista di Satana, film a episodi precursore di Intolerance di D. W. Griffith. Nel 1913 il Caserini, direttore artistico della Gloria Films, lo volle in Ma l'amor mio non muore, dal romanzo omonimo di E. Bonetti e G. Monleone, in cui il B. lanciò il tipo dell'amante scettico, intinto di dannunzianesimo (E. Petrolini lo parodierà nella propria commedia Gastone del 1924). Sua partner fu allora L. Borelli, con cui il B. interpretò anche Le memorie dell'altro di A. Degli Abbati, sempre nello stesso anno, e nel 1916 La falena di C. Gallone, dal dramma omonimo di H. Bataille. Nel 1915 il Caserini, impiantata a Torino una propria casa di produzione, la Caserini Films, associò come primi attori L. Gys e il B.: il pubblico mostrò di gradire questa coppia, perché la Gys, con il suo brio disinvolto e prorompente, rappresentò, in talune combinazioni, il contraltare del collega; il primo film che girarono insieme fu L'amor tuo mi redime (un soggetto mediocre sulla scia di Ma l'amor mio non muore), cui seguì, sempre nello stesso anno, La pantomima della morte;contemporaneamente il B. fondava, pure a Torino, con P. A. Mazzolotti, la Bonnard Film e interpretava per essa La bara di vetro, Il tenente Berth,Titanic,l'acciaio formidabile e Serpe contro serpe, tutti diretti dal Mazzolotti sino alla fine del 1915, quando la società si sciolse (per rinascere per breve tempo a Roma dopo la prima guerra mondiale) per il richiamo alle armi del B.: l'attore si adeguò di buon grado ai soggetti del regista, intrisi di cultura letteraria e ben impiantati, come dimostrò il successo di Titanic,l'acciaio formidabile.
Indubbiamente il suo tipo, che doveva culminare con R. Valentino, segnò un'orma nella storia del costume più che in quella della recitazione cinematografica; come quello di T. Carminati sulla scena (e sul teatro di posa), lo stile del B. non ruppe mai con la convenzione, ma la secondò, senza approdare a quei risultati di rottura cui pervenne, per citare un esempio di attore regista, E. Ghione.
Nel 1917 fu tra i fondatori della Electa Film, iniziandovi, con Treno di lusso, un'intensa attività di regista e di attore dei film da lui prodotti, di taluno dei quali scrisse anche il soggetto (aderì fervidamente alla moda del cinedramma con la macchinosa elaborazione de L'altro io, opera che lo rivela al limite delle sue possibilità espressive: frutto di letture wildiane, descrive, con toni parossistici, i tormenti di una coscienza sdoppiata). Nel 1919 diresse E. Petrolini in Mentre il pubblico ride, film tratto dall'atto unico Radioscopia, una delle rare testimonianze cinematografiche dell'attore romano. In due opere a torto trascurate, La morte piange ... ride ... e poi s'annoia (1921), che M. A. Prolo ritiene la più singolare del cineasta, e Iltrittico di Bonnard (1923), il B. dette uno dei suoi ultimi contributi di attore. Negli stessi anni sceneggiò e diresse, per venire incontro al gusto delle platee meno esigenti, La gerla di papà Martin e un remake de Ipromessi sposi. Sopravvenuta la crisi del cinema muto italiano, il B. si trasferì a Berlino dove, fino al 1930, fu attivo e si valse, tra gli altri, degli attori H. Albers e L. Trenker (diresse il secondo in Der Sohn der Weissen Berge, proiettato in Italia con il titolo Icavalieri della montagna). Sispostò poi a Parigi, dove diresse Fernandel in Pas des femmes (1932).Rientrò in Italia nel 1935. Data da questo tempo un'ininterrotta attività registica che non intese approfondire e tanto meno risolvere alcun problema espressivo in un cinema in trasformazione, rimanendo egli coerente col suo mondo dai limiti ben definiti, che mai avrebbe osato superare. Il B., infatti, andò orientandosi verso il romanzo d'appendice, il melodramma patetico, l'agiografia e la farsa. Dopo aver convinto ad esordire nel cinema i fratelli E. e P. De Filippo e il tenore T. Schipa, dirigendoli nel mediocre Tre uomini in frac, che ebbe anche una versione francese dal titolo Trois hommes en habit (1932), diresse A. Musco in Cinque a zero nello stesso anno (col commento musicale di questo film debuttò il fratello Giulio, che collaborò con il B. in numerose occasioni) e ne Ilferoce Saladino nel 1937;meglio riuscì in due film dialettali di ambiente romano, Avanti c'è posto (1942)e Campo de' Fiori (1943), entrambi con A. Fabrizi protagonista e sceneggiatore. Negli anni precedenti la sua morte alternò la riduzione di romanzi popolari (su cui fa spicco il dignitoso Marco Visconti nel 1941)alla confezione di film comici con Totò, di nuovo con A. Fabrizi, e con A. Sordi, col quale girò nel 1959il suo ultimo film, Gastone, una garbata ed ironica rievocazione dei tempi e delle figure del muto. Morì a Roma il 22 marzo 1965.
Bibl.: La Cine-Gazzetta di Roma del 20 settembre 1917, n. 57 bis; D. Meccoli, Ricordi di B., in Cinema, Roma, 10 sett. 1938, pp. 1571-58; necrologi, in IlTempo (Roma), Il Messaggero (Roma), 24 marzo 1965; E. F. Palmieri, Vecchio cinema italiano, Venezia 1940, pp. 51-52, 107, 109; M. A. Prolo, Storia del cinema muto italiano, I, Milano 1951, p. 53; Encicl. d. Spett., II, coll.783-784; Filmlexicon degli autori e delle opere, I, Roma 1958, coll. 769-772; Chi è?, Roma 1961, pp. 96-97.