ROLLIER, Mario Alberto
– Nacque a Milano il 12 maggio 1909, primogenito, da Eric (Erico), commerciante e poi imprenditore nella ditta paterna di pellami, e da Marie Vigne.
La famiglia era originaria di La Sarraz nel Canton Vaud, in Svizzera; all’inizio del XIX secolo si era trasferita a Torre Pellice (Torino). La sua educazione religiosa ebbe radici profonde nell’ambiente familiare: entrambi i genitori erano valdesi. Assieme ai due fratelli, Guido e Carlo, Mario Alberto trascorse l’infanzia tra Milano e la val Pellice e ricevette un’educazione liberale, severa sul piano religioso e ricca di influenze culturali e politiche internazionali.
Si diplomò al liceo Berchet di Milano e si laureò con lode in chimica pura presso l’Università di Torino nel 1931. Nell’estate del 1930 si era recato a Heidelberg dove aveva seguito un corso di chimica organica nell’istituto diretto da Karl Freudenberg.
Dopo la laurea e il servizio militare in artiglieria, nel 1933 si iscrisse, sempre a Torino, al corso di laurea in fisica, diede alcuni esami e svolse attività di ricerca sotto la guida di Alfredo Pochettino. Nel 1933 fu assistente volontario di Oscar Scarpa presso l’Istituto di elettrochimica e chimica fisica del Politecnico di Milano. Nello stesso anno sposò la coetanea Rita Isenburg, compagna di giochi e di sport, appartenente alla Chiesa valdese, nata ad Arona (Novara) da famiglia di origine tedesca e protestante. Dalla loro unione nacquero quattro figli.
Dal 1934 Rollier fu assistente alla cattedra di chimica generale e inorganica con elementi di organica nell’istituto dello stesso Politecnico diretto da Giuseppe Bruni e poi dal successore ed ex allievo Adolfo Quilico; nel 1939 conseguì la libera docenza nella stessa materia; dal 1941 fu aiuto alla cattedra. Nel 1943 curò lo sfollamento del materiale scientifico dell’Istituto di chimica generale del Politecnico, ponendolo al riparo dalle sottrazioni tedesche e dai rischi dei bombardamenti.
Rimase al Politecnico sino al 1956, con una breve interruzione per partecipare alla lotta di Liberazione come partigiano combattente nella formazione partigiana 5a divisione Giustizia e libertà e comando generale del Corpo volontari della libertà. Ebbe per questo la medaglia d’oro di benemerenza del Comune di Milano. Come continuazione civile del servizio militare il 26 aprile 1945 fu nominato vicecommissario straordinario della Società Montecatini fino all’insediamento dei nuovi vertici della Società il 27 marzo 1946.
Tenne incarichi di insegnamento di chimica generale e inorganica e di chimica analitica. Il suo impegno didattico fu sempre scrupoloso. Rollier dapprima collaborò con Giuseppe Bruni in svariate edizioni del testo Chimica generale e inorganica (Milano 1921) su cui si formarono generazioni di studenti, e scrisse l’appendice (Elementi di chimica organica, Milano 1946, anche in edizione separata) della settima edizione del 1945, considerata da Bruni il proprio testamento scientifico. Compilò poi autonomamente un trattato intitolato Chimica inorganica e principi generali della chimica (Milano 1970) che prendeva ispirazione da quello del maestro. Nella sua attività didattica e scientifica nell’immediato dopoguerra sottolineò l’importanza di studi e ricerche all’estero e promosse l’uso di una documentazione scientifica moderna, specie con microfilm.
Nel 1956 vinse il concorso alla cattedra di chimica generale e inorganica dell’Università di Cagliari. Fu professore straordinario prima e ordinario poi dal 1957 al 1960. In quell’anno fu chiamato sulla seconda cattedra di chimica generale e inorganica all’Università di Pavia. Vi rimase sino al 31 ottobre 1979, quando fu collocato fuori ruolo per raggiunti limiti di età; in quel periodo diresse il laboratorio di radiochimica e poi, dopo la morte di Giorgio Renato Levi avvenuta nel 1965, lo stesso Istituto di chimica generale e inorganica.
La sua attività scientifica si è sviluppata su due settori che si sono intersecati prima di orientarsi in modo definitivo, nel periodo pavese, verso il tema nucleare e radiochimico. Nel periodo milanese Rollier s’indirizzò a studi di strutturistica chimica di elementi e composti, inorganici e organici, al perfezionamento della strumentazione e all’impiego dei raggi X nello studio di proprietà di leghe metalliche. Recatosi negli Stati Uniti per interessi dell’azienda familiare, a Washington riuscì a entrare come ospite nel laboratorio di ricerche del Bureau of chemistry and soils of the U.S. Department of agriculture, e a ottenere un’offerta di materiale radioattivo dallo Howard A. Kelly Hospital di Baltimora; in tre mesi di intenso lavoro, assieme a due collaboratori statunitensi, estrasse e isolò il polonio allo stato metallico puro in quantità tale da poterne determinare la struttura cristallina (The crystal structure of polonium by electron diffraction, in Journal of chemical physics, 1936, vol. 4, pp. 648-652, con S.B. Hendricks - L.R. Maxwell).
Il suo iniziale interesse per la radioattività si tradusse dapprima in esperimenti volti a isolare composti radioattivi naturali e poi, anche in seguito a soggiorni presso il Lawrence Radiation Laboratory dell’Università di California a Berkeley e successivamente in Svezia e Norvegia, alla preparazione e caratterizzazione di radionuclidi artificiali. Aveva prontamente intuito le possibilità di impiego pacifico dell’energia nucleare e dell’importante ruolo degli studi chimici in questo settore.
Fu promotore di iniziative per creare le strutture necessarie per lo svolgimento della ricerca in campo radiochimico e chimico nucleare. Già il 14 luglio 1958 a Cagliari, sotto la sua direzione venne messo in funzione il primo reattore nucleare subcritico costruito in Italia. Giunto a Pavia, promosse la costituzione presso l’Università del Laboratorio di energia nucleare applicata (LENA) e dell’installazione del reattore nucleare Triga Mark II (250 Kw di potenza stazionaria). Il reattore raggiunse la prima criticità il 15 novembre 1965. A Pavia realizzò anche il laboratorio di radiochimica dell’Istituto di chimica generale e inorganica, e il centro di studio del Consiglio nazionale delle ricerche per la radiochimica e l’analisi per attivazione. Attorno a queste iniziative Rollier creò una scuola di radiochimica, soprattutto con il contributo della sua collaboratrice sin dal periodo cagliaritano, Vera Maxia (1926-1977).
L’impegno in campo nucleare procurò a Rollier numerosi incarichi e riconoscimenti: membro della delegazione italiana alle tre conferenze di Ginevra sugli usi pacifici dell’energia nucleare, capo della delegazione italiana alla conferenza di Bruxelles sul riprocessamento del combustibile nucleare, membro di gruppi di studio dell’Organizzazione europea di cooperazione economica (OECE) e del Comitato nazionale per la ricerca e lo sviluppo dell’energia nucleare e delle energie alternative (ENEA) e membro della delegazione italiana alla International Conference on fuel cycle evaluation a Vienna (1979).
La descrizione della personalità poliedrica di Rollier però non può essere limitata solo alla scienza chimica. Negli anni 1933-43 diede un contributo notevole all’impresa delle riviste Gioventù cristiana e L’Appello, che furono in Italia l’organo del rinnovamento teologico protestante guidato da Karl Barth.
Venuto a conoscenza del Manifesto di Ventotene già nell’estate del 1941, subito dopo la sua stesura da parte di Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, Rollier divenne uno dei più ferventi sostenitori delle tesi in esso contenute, tanto che, tra la fine del 1941 e l’inizio del 1942, si tennero nella sua casa milanese, in via Poerio 37, le prime riunioni tra federalisti e il 27-28 agosto 1943 fu fondato il Movimento federalista europeo. Nel 1942 aveva aderito al Partito d’azione. Il 26 luglio 1943 fondò con Antonio Banfi, Gianfranco Mattei, Giovanna Pagliani e Giorgio Peyronel, l’Associazione professori ed assistenti universitari, il cui programma era sintetizzato nel Manifesto dei docenti del Politecnico di Milano; in esso i firmatari chiedevano l’abolizione delle discriminazioni razziali, politiche e religiose e il reintegro dei docenti radiati dal fascismo.
Nel corso della Resistenza, un gruppo di antifascisti di diversa provenienza geografica ed estrazione politica si riunì a Chivasso il 19 dicembre 1943 per definire un progetto di autonomia per le regioni alpine nel quadro di un’Europa federale; tra questi per i valdesi: Giorgio Peyronel, Osvaldo Coisson, Gustavo Malan e Rollier, che univano alla militanza nel Partito d’azione e nelle formazioni Giustizia e libertà quella nel Movimento federalista europeo. Fu redatta la Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine nota come Carta di Chivasso. L’iniziativa di organizzare un incontro tra i rappresentanti della Resistenza valdese e quelli della Resistenza valdostana, per affrontare il problema dell’autonomia delle valli nel nuovo Stato italiano, fu proprio di Rollier.
Il suo impegno civile continuò nel dopoguerra in qualità di consigliere comunale di Milano eletto, per dieci anni, nelle liste del Partito socialista democratico italiano. Dopo il 1961 maturò un progressivo distacco dalla politica attiva.
Morì a Pavia il 2 gennaio 1980, quando era ancora direttore dell’Istituto di chimica generale e inorganica e stava preparando un corso libero semestrale interfacoltà su energia ed ecologia.
Fonti e Bibl.: Milano, Biblioteca Ferruccio Parri - Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, Fondo Rollier; Pavia, Archivio storico dell’Università, Archivio generale, Fascicoli personali, ad nomen; Fondi aggregati, Fondo Ronchi; Torre Pellice (Torino), Società di studi valdesi, Fondo R.E. Chanoux, De la Déclaration de Chivasso à Federalismo ed autonomie, Aoste 1975, pp. 82-84; S. Meloni, Necrologio: Mario Alberto Rollier, in Università degli studi di Pavia, Annuario anni accademici 1978-81, Pavia 1982, pp. 677-683; A. Galbani, Antifascismo e resistenza nel Politecnico di Milano, in Il Politecnico di Milano nella storia italiana (1914-1963), I, Milano-Bari 1988, pp. 262-264; C. Rognoni Vercelli, M.A. R.: un valdese federalista, Milano 1991; La personalità poliedrica di M.A. R. Ricordo di un milanese protestante, antifascista, federalista, e uomo di scienza. Atti della giornata di studi... 2009, a cura di S. Gagliano, Milano 2010.