MARINO (Μαρῖνος, Marinus)
Filosofo neoplatonico del secolo V d. C. Nato a Neapoli di Samaria intorno al 440, entrò nell'accademia platonica di Atene nel tempo in cui ne era diadoco Proclo, e fu, come assistente di questi, maestro d'Isidoro e di Damascio. Alla morte di Proclo, avvenuta nel 484, M. gli successe come diadoco col favore della corrente aristotelizzante dell'accademia, nonostante che l'opposta corrente platonizzante gli avesse energicamente messo a fronte, come caodidato, Isidoro. Quest'ultimo successe comunque a M., ad onta dell'opposizione che M. manifestò sempre verso di lui: la tendenza platonica e mistica riprendeva così il sopravvento nell'accademia dopo la parentesi di M., più incline all'indagine logica e razionalistica che alla contemplazione.
Degli scritti di M. sono noti i seguenti: un'introduzione ai Δεδομένα (Dati) di Euclide, che doveva esser seguita da un commentario, poi andato perduto, dell'opera stessa, e che analizza minutamente il concetto di δεδομένον e i problemi con esso collegati (edita da H. Menge, in appendice allo scritto euclideo, in Opera omnia di Euclide, VI, Lipsia 1896, pp. 233-57); commentarî agli Analitici di Aristotele, di cui si sono conservate solo alcune annotazioni singole; un commentario al De anima di Aristotele, di cui è superstite un ampio frammento in Giovanni Filopono (v. Commentaria in Aristotelem graeca editi dall'Accademia di Berlino, XV, pp. 535, 31 - 536, 2); il Πρόκλος ἢ περὶ εὐδαιμονίας (Proclo o della felicità), specie di necrologia di Proclo mirante a dimostrare come nella sua vita si fosse pienamente realizzata l'eudemonia, secondo la concezione che di essa aveva M.: e cioè secondo quella concezione aristotelizzante, che M. intendeva così di attribuire tendenziosamente al platonizzante suo predecessore, per spirito polemico contro Isidoro e gli altri difensori di quella tradizione (ed. J.-F. Boissonade, Lipsia 1814; ristampa senza apparato e note, Parigi 1840, in appendice al Diogene Laerzio della collezione Didot; con versione latina e note di V. Cousin, Parigi 1864); lettera a Isidoro sulle ὑποϑέσεις del Parmenide platonico e commento di questo dialogo, che naturalmente si oppongono alle interpretazioni di Siriano e Proclo, e alla loro infatuazione teologica: ne è rimasto solo un frammento; un ampio commentario al Filebo platonico, che sarebbe però stato distrutto dallo stesso M.
Bibl.: Schissel, M. v. N. u. die neoplatonische Tugendrade, in Texte u. Forschungen z. byzant.-neugr. Philosophie, VIII, Atene 1928; id., in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XIV, Stoccarda 1930, coll. 1759-67.