ORTOLANI, Marino
ORTOLANI, Marino. – Nacque ad Altedo, frazione di Malalbergo (Bologna), il 26 luglio 1904 da Valentino e da Adalgisa Marescalchi, mezzadri.
Conseguita la maturità classica presso il liceo Luigi Galvani di Bologna, nella stessa città si laureò in medicina e chirurgia il 1° luglio 1929. Nel 1933 si specializzò in pediatria e nel 1936 in puericultura. Nel luglio 1929 fu nominato assistente all’Istituto provinciale dell’infanzia, ove percorse una rapida carriera: nel luglio 1932 divenne aiuto, dal marzo 1938 direttore incaricato, dal 1948 di ruolo. Dal 1943 all’Istituto erano state conferite anche le competenze di reparto di pediatria dell’Arcispedale S. Anna e Ortolani ne divenne primario.
Mantenne sempre un rapporto di collaborazione con l’Università, che gli valse la libera docenza in clinica pediatrica nel 1938 e in puericultura nel 1942. Richiamato alle armi col grado di capitano medico, durante la seconda guerra mondiale fu per un anno sul fronte russo.
Sposò Lina Stagni, dalla quale ebbe Marco, ortopedico, fisiatra, professore associato presso l’Università di Padova, e Valentina.
Nel 1972 andò in pensione per raggiunti limiti di età. L’8 novembre 1974 gli fu conferita la medaglia d’argento al merito della Sanità pubblica.
Morì a Ferrara il 19 gennaio 1983.
Il nome di Ortolani è soprattutto legato alla descrizione di un particolare segno clinico (ancora oggi chiamato ‘segno di Ortolani’, o anche semplicemente ‘Ortolani’) che può essere provocato nel neonato con una particolare manovra (anch’essa detta ‘di Ortolani’) e la cui presenza è indicativa di displasia congenita dell’anca. La scoperta si basò su un’accurata raccolta dell’anamnesi. Nel gennaio 1935 la madre di due gemelle di sei mesi, affette da anemia di Coley, riferì a Ortolani che, nel pulire le bambine divaricando loro le cosce, avvertiva un rumore particolare, come di uno scatto. Ortolani sottopose le bambine a esame radiografico e questo dimostrò la presenza di prelussazione (displasia) dell’anca, bilaterale in una gemella, monolaterale nell’altra. Dal gennaio 1935 all’agosto 1936 Ortolani rilevò il segno dello scatto in 31 bambini, 29 femmine e 2 maschi, di età compresa fra i 3 e i 12 mesi, e in tutti casi la radiografia confermò la prelussazione dell’anca. Poté indicare come mezzo rapido ed efficace per effettuare una diagnosi precoce e non invasiva di questa malformazione la manovra che si esegue ora su tutti i neonati: al bambino in posizione supina si flette la coscia a 90° sul bacino tenendogli la mano sul ginocchio, il pollice nella parte interna e il medio su quella esterna; se la testa del femore è allocata correttamente nell’acetabolo la rotazione avviene senza rumore; in caso di displasia, anche se di entità ridotta, la testa del femore, che si trova all’esterno dell’acetabolo, in genere posteriormente, rientra nella cavità, producendo il tipico rumore di scatto. Ortolani riferì i primi risultati all’Accademia medica di Ferrara nella seduta del giugno 1936 e al Congresso internazionale di pediatria, che si tenne a Roma nell’ottobre 1937 e ne fece argomento di alcune pubblicazioni: Un segno poco noto e sua importanza per la diagnosi precoce di lussazione congenita dell’anca, in La Pediatria, XLV (1937), pp. 129-136; Lo scatto dell’anca, segno certo di prelussazione congenita nel lattante, in Bullettino di scienze mediche, CIX (1937), pp. 255-259; La lussazione congenita dell’anca, in Il lattante, XVIII (1946), pp. 45-49; La lussazione congenita dell’anca: nuovi criteri diagnostici e profilattico-correttivi: atlante anatomo-radio-artrografico, Bologna 1948, che nel 1949 ottenne il premio Palagi. Il ‘segno di Ortolani’, chiamato anche click sign dagli autori anglosassoni e signe du ressaut dagli autori francesi, ebbe subito una grande diffusione internazionale. Nel 1946 Ortolani fondò il primo centro al mondo di screening, profilassi e trattamento della displasia congenita dell’anca. Inventò anche un tutore ortopedico, che chiamò ‘bretella’, per mantenere in giusta posizione le cosce del bambino durante lo sviluppo dell’anca; il suo impiego fece diminuire sensibilmente il numero dei casi di osteocondrite post-riduzione.
Un secondo settore di interesse per Ortolani fu quello della talassemia, malattia ad alta prevalenza in provincia di Ferrara. Tra le sue numerose pubblicazioni sull’argomento si segnala: Le anemie con eritroblastosi nella prima infanzia. Considerazione intorno ad oltre 100 casi studiati presso l’Istituto provinciale per l’infanzia di Ferrara, in Atti del XVII Congresso italiano di pediatria, Napoli 20-25 maggio 1940, a cura di G.B. Allaria - E. Egidi, II, Varallo Sesia 1941, pp. 515-519.
Un ulteriore settore di studio fu legato all’attività assistenziale. Si occupò in particolare di adozione e affidamento degli illegittimi e di terapia intensiva neonatale. Gli fu affidato, insieme ad Arrigo Pagani-Cesa, il prestigioso compito di svolgere una delle due relazioni generali del XXII Congresso italiano di pediatria, che si tenne a Firenze dal 12 al 14 ottobre 1952, sul tema L’assistenza post-ospedaliera nel quadro della difesa sociale del bambino in Italia. Negli Atti del Congresso (a cura di A. Galeotti Flori - C. Cocchi, s.l. [ma Fidenza] 1952), sono a firma di Ortolani i capitoli: L’assistenza post-ospedaliera nel quadro della difesa sociale del bambino in Italia (pp. 111-123); L’assistenza post-ospedaliera dei poliomielitici e dei motulesi in genere (pp. 125-137); L’assistenza post-ospedaliera dei diabetici (pp. 201-203); L’assistenza post-ospedaliera ai talassemici (pp. 205-207); L’assistenza post-ospedaliera agli eredoluetici (pp. 209-212); L’assistenza post-ospedaliera per malattia da incompatibilità Rh (pp. 213-215); L’assistenza post-ospedaliera ai bambini affetti da anomalia dell’accrescimento (pp. 217-219).
Fonti e Bibl.:Notizie sugli studi e la carriera di M. O., Ferrara 1958; A. Gentili, I protagonisti della nostra pediatria. Per O. «l’argento» non basta, in Notiziario della Società italiana di pediatria, VIII (1974), pp. 213 s.; S. Stanisavljevic, Tribute to M. O., in Clinical orthopaedics and related research, CXIX (1976), pp. 4 s.; C. Vullo - H.R. Wiedemann, M. O. (1904-1983), in European Journal of Pediatrics, LXXVII (1988), p. 340; A. Marelli, Eco più scatto di O. per la diagnosi dell’anca displasia, in Doctor pediatria, II (1988), p. 76; F. Vigliani, Prolusione all’international symposium ‘Congenital hip dislocation: today’ in memory of M.O., in Archivio Putti, XXXVII (1989), pp. 77-81; I. Bianco Silvestroni, Storia della microcitemia in Italia, Roma 2002, pp. 9 s., 17, 46 s., 60, 83, 101s., 104, 163; P. Careddu, Il ricordo di un allievo, in Scritti di allievi in memoria di Eugenio Schwarz Tiene. Nel XC anniversario dell’istituzione a Milano dell’insegnamento della pediatria, a cura di I. Farnetani, Cento 2004, p. 16; C. Vullo, La betatalassemia major, ibid., p. 139; I. Farnetani, Centenario della nascita di M.O., in Grand’angolo di Edit-Symposia. Pediatria e Neonatologia, XII (2005), p. 71; N. Spina, M. O. da Ferrara: uno “scatto” per entrare nella storia, in Giornale italiano di ortopedia e traumatologia. L’angolo della storia, XXXV (2009), pp. 99-106; I. Farnetani - F. Farnetani, La top twelve della ricerca pediatrica italiana, in Minerva pediatrica (in corso di stampa).