MARINI, Marino
(App. I, p. 824; II, II, p. 269)
Scultore, pittore e incisore italiano, morto a Viareggio il 6 agosto 1980. I molti viaggi in Italia e nel Nord Europa lo avevano messo in contatto con esponenti dell'avanguardia (Y. Tanguy, G. De Chirico, M. Campigli, J. Gonzalez, V. Kandinskij); la visita alla cattedrale di Bamberga, nel 1934, segnò in modo particolare il suo itinerario artistico. La gotica statua equestre di Enrico ii gli rivelò una cultura lontana e diversa da quelle mediterranee che avevano nutrito la sua formazione, cultura che, personalmente rielaborata, stimolò e arricchì la sua ricerca: il Cavaliere del 1936 (Milano, già Collezione Jesi), il Gentiluomo a cavallo del 1937 (Roma, Camera dei deputati), lo straordinario Cavallo (Milano, Collezione Mattioli) e il Pellegrino (Milano, già Collezione Jesi), entrambi del 1939, rappresentano, al di là della loro misteriosa ieraticità, il sentimento terrestre dell'esistenza, la fase positiva del suo percorso artistico. Il premio vinto nel 1937 all'Exposition internationale des arts di Parigi aveva sancito la fama di M. anche all'estero. Nel 1940, dimessosi dalla cattedra di Scultura della Scuola d'arte di Monza, che teneva dal 1929, iniziò l'attività didattica presso l'Accademia di Brera, interrotta durante il periodo bellico in cui si rifugiò, con la sua compagna e ispiratrice Marina (Mercedes Pedrazzini), in Svizzera, nel Canton Ticino, dove conobbe e frequentò A. Giacometti, F. Wotruba, Ch. O. Bänninger, H. Haller, G. Richier. Visse a Milano dal 1946 al 1953 e, in seguito, prevalentemente nella sua casa studio di Forte dei Marmi.
In questi anni la sua tendenza al realismo si accompagnò a una ricerca di essenzialità della forma umana in masse compatte e bloccate; suoi temi preferiti sono: i ''cavalieri'', i ''nudi'' (e tra questi la figura simbolo della Pomona, le Danzatrici, le Grazie), i ''giocolieri'', i ''pugili'' e numerosi ritratti (Lucosius, 1935, Roma, Galleria nazionale d'arte moderna; Filippo De Pisis, 1941, e Massimo Campigli, 1942, Milano, Museo Marino Marini; Manuel Gasser e Germaine Richier del 1945, Firenze, Museo Marino Marini). L'Arcangelo (Firenze, Museo Marino Marini), il gesso policromo Miracolo del 1943 (Milano, già Collezione Jesi) e L'Angelo della città del 1949 (Venezia, Collezione Guggenheim) caratterizzano il passaggio a una seconda fase, in cui la scultura risente di una nuova inquietudine, potenziata espressionisticamente anche dal colore. Profondamente scosso dagli eventi bellici, M. rielabora le consuete tematiche, manifestando la sua carica vitale, prima chiusa ed ermetica, con scatti improvvisi, virate violente, slanci opposti che strutturano lo spazio con assoluta immediatezza: soprattutto nel progressivo svilupparsi del tema dei Cavalieri, intitolati da questo momento anche Miracoli. Il tradizionale motivo del gruppo equestre assume un valore morale e subisce una metamorfosi antieroica, divenendo testimonianza di una drammatica condizione di esistenza. Il cavaliere, già figura-tipo del ''mito dell'uomo eroico'', ora diviene instabile, incapace di domare il cavallo che rovina frontalmente o si alza in verticale, con una progressiva rigidezza e angolosità delle forme (Cavallo e cavaliere, 1950, Berlino, Nationalgalerie; Miracolo, 1951-52, Anversa, Openluchtmuseum Middelheim).
All'immediato dopoguerra risalgono i rapporti col mercante statunitense C. Valentin che, nel 1950, gli organizzò una personale presso la sua galleria a New York, e con H. Moore con il quale condivise molte estati a Forte dei Marmi. Nel 1957-58 ottenne la commissione pubblica per un'opera monumentale da collocare in una piazza de L'Aia: Composizione equestre, in memoria delle vittime della guerra. Nella sequenza dei Guerrieri che ha inizio dal 1956, in quella degli Urli dal 1962, nelle variazioni sul tema del Miracolo, M. portò alle estreme conseguenze un'esasperata semplificazione formale, fino alle soglie dell'astrazione (Il guerriero, 1959, Milano, Collezione Jucker; Il grande grido, 1962, Berlino, Nationalgalerie; Composizione di elementi, 1964-65, e Una forma in un'idea, 1966, Firenze, Museo Marino Marini).
La pittura, con cui aveva esordito e che rimase parte importante della sua ricerca, l'impegnò, insieme alla grafica, con crescente intensità dopo il 1948. I soggetti sono analoghi a quelli della produzione plastica, ma caratterizzati da un'assoluta autonomia formale e con la possibilità pittorica di trattare la raffigurazione di gruppi (Cavalieri, 1946, Anversa, Openluchtmuseum Middelheim; Acrobati, 1949, Milano, Museo Marino Marini; Giocolieri, 1954, La comparsa, 1952-66, Danza di teatro, 1966, Firenze, Museo Marino Marini) giungendo, specie nella grafica, a un'incisiva semplificazione formale (Cavallo e cavaliere, 1956; Giocolieri, 1971).
Tra le opere letterarie illustrate da M.: Ultime lettere di Jacopo Ortis di U. Foscolo (1942); Il fiore delle Georgiche di S. Quasimodo (1942); La memoria, il messaggio di M. Ramous (1951); della sorella Egle: Poesie (1957), Gedichte (1958) e Commenti poetici ispirati dalle opere di Marino Marini (1967).
M. ricevette numerosi riconoscimenti (il Gran premio internazionale di scultura alla Biennale di Venezia del 1952 e il Gran premio internazionale dell'Accademia dei Lincei a Roma nel 1954) ed espose in numerose mostre personali (importanti le retrospettive al Kunstmuseum di Basilea, 1944; alla xxiv Biennale di Venezia, 1948; al Kunsthaus di Zurigo, 1962; a Palazzo Venezia a Roma, 1966; la mostra itinerante organizzata in Giappone, 1978; quelle postume, a Venezia nel Palazzo Grassi nel 1983, e a Roma all'Accademia di Francia nel 1991) e in significative esposizioni tematiche (Sculpture of the twentieth century, Museum of Art, Filadelfia 1952; International exhibition of contemporary sculpture, Expo 67, Montreal 1967; Image of man in the contemporary world. The second international exhibition of modern sculptors, Museo all'aperto di Hakone, Tokyo 1971; Sculpture du xxe siècle 1900-1945, Fondation Maeght, Saint-Paul de Vence 1981).
Grazie alle donazioni dell'artista e della moglie, nel 1973 è stato inaugurato, nella Civica galleria d'arte moderna di Milano, il Museo Marino Marini. Nel 1976, l'artista effettuò anche un'importante donazione alla Staatsgalerie Moderner Kunst a Monaco di Baviera. Il Centro di documentazione dell'opera di Marino Marini, dal 1979 attivo nel Palazzo Comunale di Pistoia, è stato sistemato (1987), nell'ex convento del Tau; dal 1988, nella chiesa di San Pancrazio a Firenze, c'è un'esposizione permanente delle sue opere. Vedi tav. f.t.
Bibl.: E. Carli, Marino Marini, Milano 1950; W. Hofmann, Marini, Malerei und Graphik, Stoccarda 1960; Id., L'opera grafica di Marino Marini, Milano 1960; E. Trier, Marino Marini, Stoccarda 1960 (ed. it., 1960); F. Russoli, Il Guerriero di Marino Marini, Milano 1963; Id., Marino Marini, pitture e disegni, ivi 1963; G. Carandente, Le litografie di Marino Marini, con catalogo di L. Toninelli, ivi 1966; P. Waldberg, H. Read, G. di San Lazzaro, L'opera completa di Marino Marini, ivi 1970; A. M. Hammacher, Marino Marini. Sculpture, painting, drawing, Londra 1971; C. Pirovano, Marino Marini. Scultore, Milano 1972; M. Precerutti-Garberi, Marino Marini alla Galleria d'arte moderna di Milano, ivi 1973; E. Carli, Marino Marini. Acqueforti 1914-1970, con catalogo di G. Guastalla e L. Toninelli, Livorno-Milano 1974; Marino Marini. Opera grafica completa 1914-1975, catalogo di G. Guastalla e L. Toninelli, ivi 1976; C. Pirovano, Marino Marini. Museo San Pancrazio - Firenze, Milano 1988. Cataloghi di mostre: M. De Micheli, Marino Marini. Sculture, pitture e disegni dal 1914 al 1977, Venezia 1983: AA. VV., Marino Marini antologica 1919-1978, Roma 1991; AA.VV., Marino Marini: Peintures, Chartres, Musée des Beaux-Arts, Torino 1993.