MALIPIERO, Marino
Forse unico figlio maschio di Troilo di Marino, del ramo di S. Maurizio, e di Isabella Marin, nacque a Venezia tra il 1400 e il 1403.
È pressoché certo che ebbe due sorelle: Agnese e Pellegrina. Il padre, nato negli anni Settanta del XIV secolo, fu più volte membro del Senato e del Minor Consiglio, console in Siria nel 1419, capitanio delle navi di Alessandria nel 1422, capitanio delle galere di Romania, podestà e capitanio a Treviso nel 1429, capitanio del Golfo nel 1430.
Tra gli omonimi del M. sono da segnalare Marino di Lorenzo, in Maggior Consiglio dal 1436, provveditore alle Beccherie nel 1440, caposestiere nel 1446, in Quarantia nel 1448.
Ammesso a far parte del Maggior Consiglio il 4 dic. 1421, e sposata nel 1426 Elena Malipiero di Daniele, il M. ebbe almeno cinque figli maschi, Troilo, Giovanni (e non Paolo come vorrebbero gli Arbori di Barbaro), Daniele, Piero e Alvise. Quanto alle femmine, potrebbero essere state figlie sue Caterina e Malipiera.
Nulla è noto della giovinezza, degli studi, degli interessi del M.; tuttavia, com'era consuetudine per i giovani esponenti del patriziato veneziano, è probabile che abbia affinato la propria formazione alternando gli studi teorici ai commerci marittimi, magari al seguito di qualche parente, per poi dedicarsi con maggior assiduità alla carriera politica, senza per questo trascurare gli investimenti mercantili, come lascia intendere la partecipazione, il 4 dic. 1432, all'incanto delle galere di Beirut e di Alessandria, nel corso del quale il M. riuscì ad aggiudicarsi una galera.
La prima notizia sufficientemente attendibile relativa alla carriera politica del M. lo vuole nel 1435-36 membro del Consiglio dei quaranta, del quale ricoprì ripetutamente la carica interna di capo. L'importanza dell'ufficio induce a ritenere che non sia stato questo il suo esordio pubblico. Il 29 ag. 1438 il M. fu eletto giudice del Procurator, che si occupava prevalentemente di cause in cui fossero coinvolti i procuratori di S. Marco. Conseguentemente rifiutò l'incarico di patron (comandante) di un "galion grando" dell'armata fluviale, cui era stato chiamato il 5 settembre, preferendo in quell'occasione rimanere a Venezia nonostante una certa predilezione per i comandi navali, come dimostrano gli sviluppi della sua carriera. Accettò invece la nomina a ufficiale al Cattaver del 18 genn. 1439 e quella a ufficiale di notte del 26 giugno 1440, due incarichi strettamente legati alle funzioni di polizia amministrativa e giudiziaria cittadina, di limitata rilevanza politica, tuttavia forniti di salario, e che non comportavano assenze lunghe e dispendiose da Venezia.
La lontananza dalla madrepatria per incarichi pubblici, che poteva risultare onerosa sul piano personale, costituiva spesso anche un gravame economico per la famiglia, soprattutto in casi come quello del M., nel quale non vi erano fratelli in grado di seguirli.
Eletto il 24 giugno 1442 podestà e capitanio di Mestre, il M. prese possesso della carica il 2 settembre. A Mestre si trattenne per tutta la durata del mandato salvo un breve rientro in patria intorno alla metà di settembre dell'anno successivo, quando, a motivo delle sue cattive condizioni di salute, gli fu consentito dal Senato di far ritorno a casa per qualche giorno lasciando sul posto, in suo luogo, "Antonium Maripetro quondam ser Nicolai eius consanguineum" (Arch. di Stato di Venezia, Senato, Deliberazioni, terra, reg. 1, c. 106r).
I successivi incarichi pubblici di cui si ha notizia lo vogliono prima sopracomito agli ordini del capitanio del Golfo, conformemente all'elezione del 13 dic. 1443, e quindi, in accordo con l'elezione del 1( maggio 1451, capitanio delle galere di Romania. L'interesse del M. per le spedizioni marittime commerciali, rigidamente organizzate nel sistema delle mude, è altresì confermato da una attestazione fornita da lui stesso al momento di presentare il figlio Troilo per l'estrazione della balla d'oro (Avogaria di Comun, Balla d'oro, reg. 163/2, c. 324v).
Al 1452 risale la prima menzione del M. quale membro del Senato, incarico prestigioso che indicava il salto di qualità avvenuto nel suo cursus honorum, confermato del resto dalla elezione a podestà e capitanio di Ravenna del 14 genn. 1453, dove fece il suo ingresso il successivo 15 maggio, e più ancora dall'elezione in Consiglio dei dieci il 31 ott. 1454, del quale fu capo per i mesi di marzo e di giugno del 1455. Il M. tuttavia non portò a compimento il mandato in quanto, eletto il 16 apr. 1455 provveditore al Sal, in luglio prese possesso della nuova carica.
Dopo essere stato dall'ottobre 1458 membro del Consiglio dei dieci, dove rivestì più volte l'ufficio di capo, e ripetutamente eletto in Senato, nel corso del 1466 il M. fece parte del Minor Consiglio. Dopo aver fatto parte della zonta straordinaria del Consiglio dei dieci nel giugno del 1467, il 6 luglio di quell'anno entrò in Avogaria di Comun, incarico che comunque gli consentì di accedere più volte al Consiglio dei dieci, ricevendo anche in più di un'occasione licenza di portar armi e di girare scortato per Venezia a causa della delicatezza dei casi trattati e della severità delle pene comminate. Il 15 sett. 1467 fu eletto podestà di Verona, dopo aver fatto parte ancora una volta di alcune zonte del Consiglio dei dieci. A Verona il M. fece il suo ingresso il 13 dicembre. L'11 ag. 1469 fu eletto provveditore dell'Esercito in Lombardia, in un momento in cui sembrava in discussione l'equilibrio raggiunto con la pace di Lodi nel 1454. Compito del M. era quello di esaminare le condizioni in cui versavano le milizie veneziane e soprattutto verificare il grado di fedeltà alle insegne marciane dei rispettivi comandanti. Ricevuta, il 18 agosto, la commissione dal Senato, il M. si mise in viaggio verso i quartieri dell'esercito in Lombardia, ricevendo solamente il 18 novembre licenza di far ritorno a Venezia. Nel frattempo, il 6 nov. 1469, era stato anche chiamato a far parte del Minor Consiglio. In quell'occasione gli fu riservato l'ufficio, con la possibilità di accettare o rifiutare l'incarico nei giorni immediatamente successivi al rimpatrio.
Dopo la caduta di Negroponte (12 luglio 1470) - imputabile in gran parte all'incerta condotta del capitanio generale da Mar, Nicolò da Canal - il Senato, nella vana speranza di arrestare l'avanzata turca, provvide a nominare il 19 agosto un nuovo capitanio generale da Mar, Pietro Mocenigo, affiancandogli in veste di consiglieri due provveditori, il M. e Alvise Bembo, in quel momento capitanio a Brescia. In effetti, dopo esser stato ripetutamente membro ancora una volta di zonte straordinarie al Consiglio dei dieci, proprio il giorno precedente aveva fatto il suo ingresso a Padova, alla cui podestaria era stato da poco eletto. Il 20 agosto, dopo aver retto la città per un solo giorno, convinto in questo anche dall'entità della pena pecuniaria cui avrebbe dovuto sottostare in caso di rifiuto, egli tornò a Venezia, e la notte del 30 agosto prese il mare al seguito di Mocenigo, rientrando in patria a metà novembre del 1471, giusto in tempo per partecipare all'elezione del doge Nicolò Tron.
Tra il 1472 e il 1473 il M., che era stato ripetutamente inserito nelle varie zonte che di volta in volta integrarono il Consiglio dei dieci, fece stabilmente parte del Minor Consiglio. Nell'agosto del 1473 partecipò in più tornate alle elezioni dogali, e tra il 9 e il 13 di quel mese fu uno dei 41 grandi elettori di Nicolò Marcello. Tra il 1473 e il 1475 il M. si trovò a Udine in qualità di luogotenente della Patria del Friuli.
Egli dovette tentare di arginare le ripetute scorrerie turche che, muovendo dai confini orientali della Repubblica, continuavano a seminare panico e distruzione tra le popolazioni. In quell'occasione, tuttavia, la minaccia ottomana fu scongiurata grazie ai tempestivi soccorsi prestati da Carlo Fortebracci, al servizio della Repubblica con il figlio Bernardino, sollecitato a trasferirsi in Friuli.
Alla fine di febbraio del 1476, ormai rientrato stabilmente a Venezia, il M. prese parte alle elezioni che avrebbero portato alla massima carica dello Stato Andrea Vendramin, trovandosi il 3 marzo tra i 41 grandi elettori. Nel giugno del 1476, dopo che il mese precedente era entrato per l'ultima volta in zonta al Consiglio dei dieci, fu chiamato a far parte, insieme con Domenico Zorzi e Giovanni Mocenigo, della commissione istituita allo scopo di esaminare e risolvere i numerosi problemi giuridici e legali connessi all'esecuzione dell'eredità di Bartolomeo Colleoni, della quale la Repubblica marciana era la principale beneficiaria.
Nuovamente membro del Minor Consiglio tra dicembre 1476 e luglio del 1477, il M. intervenne nel mese di maggio del 1478, a seguito della morte di Andrea Vendramin, alla tornata elettorale dalla quale sarebbe uscito vincitore proprio Giovanni Mocenigo, il collega con il quale stava condividendo le sue ultime fatiche pubbliche. Morì in quell'anno, il 1478, almeno stando a quanto riferito dagli Arbori di Barbaro, e come sembra confermare l'assoluto silenzio delle fonti nei suoi riguardi proprio a partire dall'elezione di Vendramin, ultima occasione nella quale è possibile riscontrare il nome del M. tra i titolari di pubbliche funzioni.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, G. Giomo, Indice per nome di donna dei matrimoni dei patrizi veneti, I, pp. 4, 7, 18, 22; Misc. codd., I, St. veneta, 20: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de' patritii veneti, IV, cc. 387, 389, 401; III, Codici Soranzo, 33: G.A. Cappellari Vivaro, Famiglie venete, III, p. 278; Avogaria di Comun, Balla d'oro, regg. 162/1, c. 97v; 163/2, cc. 322r, 324v, 329r-330v, 337r; Matrimoni di nobili veneti, reg. 106/1, c. 93r; Cronaca matrimoni, reg. 107/2, c. 179r; Consiglio dei dieci, Deliberazioni miste, regg. 15, cc. 24v, 36v-38r, 39r, 43v, 56-57, 58v, 59v, 137v, 151v-152v; 16, cc. 198v, 203r, 207v, 208r; 17, cc. 4r, 5v, 22r, 31r, 34r, 147r, 151v, 154r, 156-157, 159v-160v, 162rv, 163v, 167, 169v, 175r, 176r, 177r, 178v-179r, 180v; 18, cc. 13, 15r, 25r, 156r; 19, cc. 7r, 9v-10r, 11r, 12r, 15v-16r, 20r, 21v, 22v, 29r; Maggior Consiglio, Deliberazioni, Liber Ursa, cc. 64v-65r, 66-67, 108v; Liber Regina, cc. 84-86, 101v, 106v-108v, 110r, 111r-113r, 122v, 123v, 157, 161v-162r, 163r-165r, 177v-178r; Segretario alle Voci, Misti, regg. 4, cc. 2r, 4r, 5r, 8r, 32v, 34r, 36v, 47r, 52v-53r, 81v, 82v, 121v, 123v, 134r, 139r; 6, cc. 1r, 7r, 49v, 50v; 8, c. 16v; Senato, Deliberazioni miste, regg. 57, cc. 67v, 214r; 58, c. 160r; 59, cc. 165r, 168v; Senato, Deliberazioni segrete, reg. 24, cc. 40r, 43r-44r, 47, 64v, 65v, 130r, 135v, 137; Senato, Deliberazioni, Terra, reg. 1, cc. 76r, 106r; D. Malipiero, Annali veneti dall'anno 1457 al 1500, a cura di F. Longo, in Arch. stor. italiano, s. 1, 1844, t. 7, parte 1a, pp. 62, 65; Cronaca di anonimo veronese, a cura di G. Soranzo, Venezia 1915, pp. 253, 266, 275, 289, 557; Relazioni dei rettori veneti in Terraferma, I, La Patria del Friuli: luogotenenza di Udine, Milano 1973, p. LIX; IX, Podestaria e capitanato di Verona, ibid. 1977, p. LXXIX; M. Sanuto, Le vite dei dogi (1474-1494), a cura di A. Caracciolo Aricò, I, Padova 1989, pp. 69, 75, 118, 126; Id., Le vite dei dogi (1423-1474), a cura di A. Caracciolo Aricò, I, 1423-1457, Venezia 1999, p. 190; II, 1457-1474, ibid. 2004, pp. 131, 148, 164, 196, 203; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, I, Venezia 1824, p. 137; S. Romanin, Storia documentata di Venezia, IV, Venezia 1855, p. 345.