Vlady, Marina
Nome d'arte di Marina Catherine de Poliakoff, attrice cinematografica francese, di origine russa, nata a Clichy-la Garenne (Hauts-de-Seine) il 10 maggio 1938. Con la sua luminosa bellezza e la dolcezza quasi disarmante dei lineamenti, unita alle attrattive di una conturbante femminilità, è stata una delle interpreti più apprezzate del cinema francese e italiano degli anni Cinquanta e Sessanta. Adatta a ruoli di ingenue e soavi adolescenti come di donne sensuali ed enigmatiche, fu premiata come migliore attrice al Festival di Cannes per la sua interpretazione in Una storia moderna: l'ape regina (1963) di Marco Ferreri.
Esordì giovanissima in Orage d'été (1949) di Jean Gehret recitando accanto alle due sorelle Odile Versois e Olga Baïdar-Poliakoff che, come anche la terza, Hélène Vallier, intrapresero la carriera di attrice. Dopo alcune parti di secondo piano nel cinema francese, si fece notare soprattutto in Italia. Recitò in Penne nere (1952) di Oreste Biancoli, accanto a Marcello Mastroianni, nel ruolo della dolce Gemma, e con la giusta dose di malizia fu la cinica Marisa in Le infedeli (1953) di Steno e Mario Monicelli; ricoprì di nuovo un ruolo di ingenua in Musoduro (1953), una sorta di western rusticano diretto da Giuseppe Bennati. Dopo aver interpretato l'inquieta Liliane in Avant le déluge (1954; Prima del diluvio) di André Cayatte, film sul disagio giovanile del dopoguerra, fu nuovamente in Italia per recitare, accanto a Marcello Mastroianni, nella commedia sentimentale Giorni d'amore (1954) di Giuseppe De Santis. Poco successo ebbero invece alcuni film da lei interpretati sotto la regia del marito, l'attore Robert Hossein. Recitò, accanto a Jean Marais, in La princesse de Clèves (1961; La principessa di Clèves) di Jean Delannoy, dal romanzo di Madame de Lafayette, e tentò il registro brillante con Adorable menteuse (1962; Le bugie nel mio letto) di Michel Deville. Più convincente apparve nel ruolo della prostituta olandese di cui s'innamora un immigrato italiano in La ragazza in vetrina (1961) di Luciano Emmer. Aveva intanto cominciato a segnalarsi nel genere noir con Les canailles (1960; Le canaglie) di Maurice Labro, dando vita a un personaggio di donna misteriosa ed elusiva, che avrebbe riproposto in Le meurtrier (1963; L'omicida) di Claude Autant-Lara, da un romanzo di P. Highsmith, e in Les bonnes causes (1963; Il delitto Dupré) di Christian-Jaque. L'incontro con la poetica corrosiva di Ferreri le offrì l'occasione in Una storia moderna: l'ape regina per una delle sue migliori interpretazioni: il ruolo di Regina, tanto seria e riservata prima delle nozze quanto insaziabile nel matrimonio con Alfonso (Ugo Tognazzi). Dopo aver recitato con grandi registi come Orson Welles, che le affidò il ruolo di Kate Percy in Campanadas a medianoche (1966; Falstaff), dal dramma di W. Shakespeare, o Jean-Luc Godard, che scrisse per lei la parte dell'alienata Juliette in Deux ou trois choses que je sais d'elle (1967; Due o tre cose che so di lei), la V. ridusse la sua attività, lasciando passare sempre più tempo tra un film e l'altro. Tra le altre opere da lei interpretate si ricordano l'elitario Téli sirokkó (1969, Scirocco d'inverno) di Miklós Jancsó, Que la fête commence (1975; Che la festa cominci…) di Bertrand Tavernier, dove ha il ruolo di una lasciva nobildonna, Il malato immaginario (1979) di Tonino Cervi, da Molière, accanto ad Alberto Sordi, Tangos ‒ El exilio de Gardel (1985; Tangos ‒ L'esilio di Gardel) di Fernando E. Solanas. Nel 1989 ha affiancato per la terza volta Marcello Mastroianni in Splendor di Ettore Scola, interpretando il ruolo dell'affezionata collaboratrice del proprietario della sala cinematografica in chiusura, e nel 2002 è riapparsa nel televisivo Resurrezione di Paolo e Vittorio Taviani, dal capolavoro di L.N. Tolstoj. La V. ha recitato spesso anche per il teatro e la televisione e, oltre a un libro dedicato a uno dei suoi quattro mariti, il poeta, cantante e attore russo Vladimir S. Vysockij (Vladimir ou le vol arrêté, 1987; trad. it. 1990), ha scritto e pubblicato racconti e romanzi.