ANTONAZZONI, Marina Dorotea
Nata a Venezia nel febbraio del 1593, Si ignora il suo cognome di famiglia. Sposò nel 1606, a soli tredici anni, una prima volta (ma del primo marito non si ha notizia) e nel 16 il comico Francesco Antonazzoni, coi cui cognome è nota.
Le prime notizie sicure dell'A. sono attestate a partire dal 1615, quando cioè essa sostituì nella compagnia dei Confidenti la celebre Diana Pmti nella parte di Lavinia e si fece notare nella rappresentazione della Pazzia di Lavinia, avvenuta a Bologna nel novembre del 1615. Dovette trattarsi con ogni probabilità dello stesso scenario scritto da Flaminio Scala per Isabella Andreini, a cui era stato cambiato solo il nome del "carattere" da Pazzia di Isabella a Pazzia di Lavinia.
L'anno dopo, nel dicembre del 1616, ottenne, sempre nella Pazzia di Lavinia, grande successo anche a Firenze, come risulta da una lettera dello Scala, direttore della compagnia, al protettore dei Confidenti, don Giovanni de' Medici.
In questo accenno dello Scala si può cogliere anche la prima eco delle accese rivalità provocate dal successo dell'Antonazzoni. Valeria Antonazzoni, sorella di Francesco, e il marito Giovanni Battista Austoni, detto Battistino, spalleggiati dall'amante di Valeria, il celebre amoroso Domenico Bruni, in arte Fuivio, cominciarono, a ordire intrighi ai danni dell'A., al punto da indurre il Medici alla minaccia di sciogliere la compagnia. Tanto bastò a riportare, almeno per il mommto, la pace, consacrata in numerose lettere di scuse a don Giovanni.
Uscita Valeria dalla compagnia, il suo posto fu prontamente rimpiazzato da Maria Malloni, detta Celia, non meno celebre e bizzarra della sua omonima del secolo precedente. L'A. trovò il modo di scontrarsi anche cm lei: a Lucca, nel settembre del 1618, la rivalità fra le due attrici provocò un tale tafferuglio da indurre gli Anziani a revocare la licenza e a sfrattare i comici dalla città. I tafferugli continuarono a Firenze, dove la Celia, istigata dai fratelli e dalla madre e appoggiata dai suoi "morosi", da lei e dalla madre "fatti abbottinare", impedì addirittura la rappresentazione dell'Arianna, cavallo di battaglia dell'Antonazzoni. Questa volta comunque il pronto intervento di don Giovanni spense subitamente ogni rivalità. L'A. ebbe manifestazioni di grande benevolenza da parte di don Giovanni de' Medici, che le mandò da recitare un prologo scritto di suo pugno. L'A. lo ringraziò con una lettera da lui scritta da Genova il 15 giugno 1618. A quanto pare l'A. restò nella compagnia dei Confidenti fino al suo scioglimento, avvenuto nell'anno 1620, per la morte di don Giovanni. La compagnia in questi anni visitò numerose città dell'Italia centrale e settentrionale, e fu a Lucca e a Firenze nel1616 ancora a Bologna nel 1617, a Ferrara, Mantova, Venezia, Genova, Lucca e Firenze nel 1618, e ancora a Venezia nel 1620.
Da Milano l'A. scrisse a G. B. Ferrari il 18 sett. 1622 per dedicargli la sua "paccía" di Arianna, la quale "abenché... sia alquanto atempata, esendo stata recitata alcune volte, non resta però che non sia nova, non esendone fuora né in stampa né in scrito altro che la presente...", e per promettergli al più presto una nuova "paccía", questa volta di Armida. La lettera porta, dopo la firma dell'A., la qualifica di "comica gielossa", piuttosto strana, se si considera che la compagnia dei Gelosi si sciolse nel 1604.
L'A. morì ai primi di marzo del 1639, a quanto risulta da una lettera dell'abate Michiele ad Angelico Aprosio, con la quale il Michiele invia un sonetto in morte dell'A., e ne sollecita altri, probabilmente con l'intento di formare un libretto di rime funebri secondo l'uso del tempo.
L'identificazione dell'A. con Maria Antonazzoni, la Ricciolina dei Gelosi, proposta da vari autori, non sembra accettabile, se si considera che Marina Dorotea assunse il cognome Antonazzoni solo nel 1611, per il matrimonio con Francesco, mentre Maria Antonazzoni risulta scritturata nella compagnia dei Gelosì fra il 1576 e il 1604.
L'A. ebbe grande fama per le sue doti artistiche e per la sua avvenenza. Da altre testimonianze del tempo risulta che l'A. improvvisava con difficoltà, riuscendo invece molto efficace quando poteva avvalersi di un testo definito. Della sua tecnica di recitazione si sa assai poco: da un iperbolico sonetto di Giovanni Francesco Maja Materdonna si può dedurre che gli occhi e soprattutto le mani dell'A. possedevano una particolare forza di attrazione. P, certo comunque che la sua abilità scenica doveva essere veramente eccezionale, se si tiene conto dei testi che l'A. recitava. Uno dei suoi cavalli di battaglia, una "paccía" da lei stessa composta, L'Arianna, commedia (manoscrittanella Biblioteca Braidense di Milano, Raccolta Morbio, n. 1), si presenta infatti a prima vista come un insieme di lunghi monologhi, ridondanti dì espressioni enfatiche e roboanti, assolutamente privi di ogni elementare coerenza,vero e proprio pasticcio messo su solo per offrire alla grande comica la possibilità di mettere in evidenza tutte le sue doti interpretative e soprattutto mimetiche. L'A. riusciva evidentemente a riscattare l'inconsistenza dei suoi testi con una "scena" di prim'ordine, alla quale dovette i suoi straordinari successi.
Il marito dell'A., Francesco Antonazzoni recitò la,parte di secondo innamorato, col nome di Ortensio, prima nella compagnia dei Gelosi, poi in quella dei Confidenti; solo in tarda età assunse il ruolo di capitano. Nel 1613 raccolse e pubblicò le rime scritte in memoria della celebre comica Camilla Rocha Nobili, Le funebri rime di diversi eccel. Autori, in morte della signora Camilla Rocha Nobili comica confidente detta Delia. Raccolte da Francesco Antonazzoni, comico confidente detto Ortensio..., in Venetia, appresso Ambrogio Dei, 1613. Francesco pubblicò anche un suo opuscolo, Mondo amoroso, discorso accademico, Parigi 1623,al quale però accenna solo il Cinelli Calvoli. Morì in tarda età, in data imprecisata, a Firenze.
Bibl.: Per l'A. e Francesco Antonazzoni cfr.: F. Bartoli, Notizie istoriche de' comici italiani, I, Padova 1782, pp. 43-45; M. Sand, Masques et bouffons, I, Paris 1862, pp. 209, 211, 305; A. Neri, Dietro le scene nel 1618, in Illustrazione ital., 27 luglio 1884; Id., La Lavinia dei Confidenti, in Gazzetta letteraria, 11 e 18 maggio 1889; A. Saviotti, Feste e spettacoli nel Seicento, in Giorn. stor. d. letter. ital., XLI (1893), pp. 61-65; L. Rasi, I comici italiani, I, Firenze 1897, pp. 169-184, 237; M. Leonelli, Attori tragici, attori comici, Milano 1940 pp. 58-60; I. Sanesi, La commedia, I, Milano 1954, p. 530 s., 537, 543, 573 s., 584-586, 841; G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle Bibl. d'Italia, VII, p. 12; per Francesco Antonazzoni in particolare, cfr. G. Cinelli Calvoli, Bibliot. volante, Venezia 1734, p. 47.