Abramovic, Marina
Abramovič, Marina. – Artista serba (n. Belgrado 1946) attiva fin dagli anni Settanta del 20° secolo; vive e lavora a New York. Dopo aver frequentato l’Accademia di belle Arti di Belgrado ha completato la sua formazione presso l’Accademia di Zagabria nel 1972. Dal 1973 al 1975, mentre realizzava le sue prime performance, ha insegnato all’università di Novi Sad. Lasciata la Iugoslavia, nel 1976 si è trasferita ad Amsterdam e nello stesso anno ha iniziato la collaborazione e la relazione con l’artista tedesco Ulay (pseud. di Uwe Laysiepen) terminata dodici anni dopo, nel 1989, quando A., partita dal lato orientale della Grande muraglia cinese sulle sponde del Mar Giallo, e Ulay, proveniente dalla periferia sud-occidentale del deserto del Gobi, si sono incontrati a metà strada, dopo aver percorso in novanta giorni 2500 chilometri ciascuno, per dirsi addio. Sempre nel 1989 A. ha cominciato a realizzare opere scultoree, oggetti destinati a stimolare la partecipazione del pubblico alle sue performance. Nel corso degli anni Novanta ha insegnato alla Hochschule der Kunste di Berlino, all'Académie des beaux-arts di Parigi e alla Hochschule fur Bildende Kunste di Amburgo; tra le sue installazioni più note di questo periodo: Bed from mineral room (1994) e Cleaning that mirror (1995). A. ha ricevuto il Leone d'oro come migliore artista alla Biennale di Venezia per Balkan baroque nel 1997 e il New York dance and performance award nel 2003 per The house with the Ocean view, eseguita alla Sean Kelly Gallery di New York. Ha reinterpretato le performance di artisti quali Vito Acconci, Gina Pane e Bruce Nauman o la propria Lips of Thomas, del 1975, nella mostra Seven easy pieces al Guggenheim di New York (2005), per la quale è stata premiata dall’International association of art critics statunitense; mentre il MOMA di New York le ha dedicato nel 2010 una grande retrospettiva con oltre 50 lavori dei precedenti quattro decenni nella quale l'artista ha presentato il lavoro The Artist is present. Nel 2007 A. ha acquistato la sede della fondazione Marina Abramovic for the preservation of performance art a nord di Manhattan, sull’Hudson, dove insegnare e documentare la performance art, ma anche ospitare artisti, eventi, una libreria, strutture per la post produzione di video e performance sul modello, come dichiarato da lei stessa, della Factory di Andy Warhol, ma senza l’uso di droghe; nel 2012 ne ha affidato la costruzione a Rem Koolhaas. Nel 2010 il Manchester international festival ed il Teatro real di Madrid hanno prodotto un film diretto dal visionario Robert Wilson con Willem Defoe sulla biografia della performer. Il lavoro di A. è stato fin qui volto ad esplorare la relazione tra performer e pubblico, i limiti del corpo e le possibilità della mente. Nello svolgimento delle sue performance, esplorando i limiti fisici e mentali del suo essere, ha sopportato la sofferenza, la fatica e pericolo, alla ricerca di trasformazioni emotive e spirituali. La mostra The Abramovic method al Padiglione di arte contemporanea di Milano (2012), è scaturita dalle riflessioni posteriori alle precedenti performance in spazi pubblici che hanno segnato profondamente il modo di percepire il proprio lavoro in rapporto al pubblico. È quest’ultimo ad essere qui non solo agente ma anche oggetto di fruizione in un continuo rimando tra visione macroscopica e microspcopica.