MERSENNE, Marin
Teologo e scienziato francese, nato a Oizé (Sarthe) l'8 settembre 1588, morto a Parigi il 10 settembre 1648. Al collegio di La Flèche ebbe per condiscepolo Renato Descartes, di cui divenne, e restò tutta la vita, grande amico, amministrando anche le sue cose in Francia quando egli dovette risiedere in Olanda. Entrato (1611) nell'ordine dei minimi, si stabilì, dopo alcuni anni d'insegnamento, a Nevers e poi definitivamente a Parigi. Mosso da viva curiosità scientifica, dotato di vasta cultura, d'esuberante fantasia geometrica e meccanica, tenne cordiale, ininterrotta corrispondenza epistolare con tutti gli uomini che nelle scienze avevano maggior fama, servendo da intermediario fra gli scienziati delle varie scuole e delle diverse nazioni, comunicando e diffondendo le scoperte, proponendo questioni, facendo note le obiezioni, i dubbi, le opinioni o le ipotesi. Il suo carteggio, che si legge nelle opere di Descartes, di P. Fermat, del Huygens, del Torricelli, è un'inesausta, preziosa miniera di notizie storiche sopra ogni ramo di scienza; le sue opere ci presentano interessanti compilazioni, che raccolgono e coordinano tutto ciò che di nuovo si era trovato in quel fecondissimo periodo. Molte scoperte del Fermat ci sono note appunto attraverso tali compilazioni.
Teologo, il M. era fondamentalmente ostile a ogni deviazione dalla fede cattolica: ma il suo innato interesse scientifico faceva sì che il rigido quadro della sua ortodossia fosse spesso attraversato dalla luce di singolari verità e osservazioni consone allo spirito della scienza moderna.
Tra i suoi scritti è anzitutto da ricordare la grande silloge Quaestiones celeberrimae in Genesim (Parigi 1623), in cui sono trattati i più varî problemi di filosofia, astronomia, cosmologia, musica. L'impiété des déistes et des plus subtils libertins découverte et réjutée par raison de philosophie et de théologie (voll. 2, Parigi 1624) combatte specialmente Giordano Bruno e P. Charron, mentre La vérité des sciences contre les sceptiques ou Pyrroniens si oppone allo scetticismo, riferendosi a quella stessa immediata evidenza, propria della sfera del percepire soggettivo, da cui prenderà le mosse il suo amico Descartes. E così nella Harmonie universelle, contenant la théorie et la pratique de la musique (voll. 2, Parigi 1636-37), la teoria del carattere soggettivo delle qualità sensibili è sostenuta, sulle tracce del Galilei, prima di ogni altro dei pensatori che tra il Sei e il Settecento la ripresero. Fra le più importanti opere del M. che riguardano la matematica, la fisica, la meccanica, ricorderemo la Synopsis mathematica, pubblicata nel 1626 e ristampata nel 1644, col titolo Universae Geometriae mixtaeque Mathematicae synopsis. Del Galilei il M. tradusse inoltre la Meccanica (Les méchaniques de Galilée, Parigi 1634) aggiungendo alla traduzione del Galilei proposizioni tolte dallo Stevin, da Guidobaldo, ecc. E quando il galileiano Dialogo sui massimi sistemi fu vietato, il M. ne riassunse il contenuto nelle Nouvelles pensées de Galilei, trad. d'Italien en François (Parigi 1639). La già citata Harmonie universelle contiene inoltre un grande numero di questioni meeeaniche e fisiche, ma non un vero e proprio trattato; tale è piuttosto il Tractatus mechanicus teoricus et praticus che forma la seconda parte dei Cogitata physicomathematica (Parigi 1644).
Grande è l'importanza della produzione musicologica del M. S'è visto che anche nelle Quaestiones celeberrimae in Genesim si trattano argomenti musicali (specialmente inerenti alla musica ebraica); ma già nella Harmonie universelle egli svolge preziose esposizioni di teoria e di organologia, con il sussidio di esempî musicali e d'illustrazioni. Il M. lasciò, in fatto di musicologia, anche i seguenti lavori: Questions harmoniques (1634), Les préludes de l'harmonie universelle (1634), Harmonicorum libri XII (1635 [1636], ampliato nell'ed. del 1648); Ars navigandi super et sub aquis, cum Tractatu de harmoma, etc. (1644).
Bibl.: Hilarion de Coste, La vie du Rev. Père M. M., Parigi 1649 (n. ed. a cura di B. T. de Larroque, con lettere ined. del M., Parigi 1892); B. Hauréau, L'hist. littér. du Maine, VIII, Parigi 1876, p. 112 segg.