Mersenne, Marin
Filosofo e teologo (La Soultière, presso Oizé, Maine, 1588 - Parigi 1648). Nel 1611 entrò nell’ordine dei minimi; insegnò filosofia e teologia presso la scuola dell’ordine a Nevers (1614) e fu poi a Parigi, ove risiedette presso il Convento della place des Vosges, a partire dal 1619.
Nella capitale entrò in contatto con la comunità scientifica e fu animatore di un cenacolo di dotti, eruditi e curiosi (l’informale Academia parisiensis) le cui attività furono irraggiate e incrementate mediante la cospicua corrispondenza intrattenuta con personalità di rilievo della Répubblique des lettres, quali Descartes, Gassendi, Hobbes, Herbert di Cherbury, Peiresc, Sorbière, P. Fermat, G. Roberval, E. Torricelli, C. Rivet, M. Ruar. Tale corrispondenza, pubblicata in diciassette volumi fra il 1932 e il 1987, costituisce un documento di prima importanza per lo studio del dibattito scientifico e colto nella prima metà del Seicento. M. fu autore di numerose opere di argomento teologico, apologetico e scientifico. Del 1623 sono le Quaestiones celeberrimae in Genesim, la sua più importante opera teologica in cui sono già presenti ampie trattazioni scientifiche che costituiscono la traccia dell’originale prospettiva di M., che tende a far confluire i problemi scientifici e il loro trattamento matematico anche nella metafisica e nella teologia. Significativa, in tal senso, è la richiesta con cui si concludono le Seconde obiezioni alle Meditazioni metafisiche di Descartes (1641), redatte da M., di riordinarne l’esposizione secondo il metodo matematico («more geometrico… concludas»). Nell’Impiété des déistes, pubblicata in due volumi nel 1624, e nella Vérité des sciences, del 1625, M. protrae il confronto critico con il naturalismo, le teorie politiche, le etiche mondane e lo scetticismo della tradizione rinascimentale, individuando in Machiavelli, Vanini, Cardano, Agrippa, Fludd, Bruno, Charron o anche F. Bacone, i capofila di una costellazione di autori che propagano la nuova empietà e il libertinismo, contro i quali si fa restauratore della religione cattolica e, al tempo stesso, della scienza, e in partic. delle scienze matematiche. Gli interessi per la nuova scienza e per le sorgenti forme di meccanicismo gli consentono un profondo ripensamento della fisica tradizionale, e in tale prospettiva i contributi di M. si concentrano sulla musica, sull’ottica, sul trattamento matematico e meccanico dei problemi relativi al suono, alla luce, al peso e al moto.
Nel 1626 pubblicò la Synopsis mathematica, raccolta dei testi classici di matematica dell’antichità, da Archimede ad Apollonio, che si conclude con i contributi di autori recenti tra cui C. Mydorge; l’opera nell’ed. ampliata del 1644 accoglie anche l’Ottica di Hobbes, sodale di M. durante i suoi soggiorni parigini. Del 1627 è il Traité de l’harmonie universelle, uscito anonimo; il primo volume è dedicato al tema pitagorico-platonico dell’armonia del mondo (ripreso da Keplero nell’Harmonices mundi del 1620) cui seguiranno gli Harmonicorum libri del 1635 (riediti in ed. ampliata nel 1648) e la grande Harmonie universelle pubblicata fra 1636 e 1637. In tali opere si apprezza il tentativo di rimodulare temi e prospettive platoniche mediante il precisarsi di teorie meccanicistiche e di trattamenti matematico-meccanici dei problemi relativi al suono – anche alla luce delle contemporanee elaborazioni di Descartes e di Galilei – che in M. si coniugano con una metafisica e con una teologia platonica cattolicamente orientate. Nel 1634 una serie di materiali di argomento filosofico e scientifico confluì in brevi raccolte di Questions, e parallelamente M. intraprese in maniera più decisa la sua attività editoriale mediante la traduzione della Meccanica di Galilei (1634; si tratta della prima ed. dell’opera lasciata manoscritta dall’autore), del sunto delle tesi avanzate nel Dialogo sopra i due massimi sistemi, contenuto nelle Questions théologiques, physiques et mathématiques (1634), nonostante la condanna dell’opera, come anche della traduzione-riduzione in lingua francese dei Discorsi che segue di pochi mesi l’edizione olandese dell’originale italiano: Les nouvelles pensées de Galilée (1639). Nello stesso anno M. tradusse il De veritate di Herbert di Cherbury, ampliando la propria prospettiva filosofico-teologica con il confluire dei temi del meccanicismo e del sorgente deismo, che proprio mediante l’opera di traduzione e interpretazione M. si premura di assorbire o rendere congruenti con il cattolicesimo. Nel 1640-41 seguì direttamente la pubblicazione delle Meditazioni metafisiche di Descartes e raccolse le serie di obiezioni che ne fanno parte, e negli anni successivi, mediante raccolte quali i Cogitata physico-mathematica (1644) o il Novarum observationum tomus III (1647), continuò a proporre raccolte di argomento scientifico ove è all’opera un’intera comunità scientifica: vi sono pubblicati un’esposizione della fisica di Hobbes, testi di Fermat o di Roberval, oltre a esservi presenti dottrine cartesiane e galileiane e le discussioni degli esperimenti a favore del vuoto di Torricelli e Pascal. In tali scritti M. individua come suo ruolo precipuo l’armonizzazione delle diverse prospettive anche secondo un’unificante lettura teologica delle assunzioni scientifiche che vi sono presenti. Nei ‘corollari’ che aggiunge ai paragrafi scientifici risale dalla meccanica del peso al tema agostiniano dell’anima come pondus o dalle proprietà fisico-matematiche del raggio luminoso a quelle dei ‘corpi gloriosi’. Con la morte restano incompiuti manoscritti di argomento teologico (in partic. un ampio commento al Nuovo Testamento, cui attende negli anni Quaranta del Seicento) e scientifico. Alcuni dei testi di ottica vennero pubblicati postumi e rielaborati da Roberval (L’optique et la catoptrique du R.P. Mersenne, 1651).
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