PIERUCCI, Mariano
– Nacque a Pistoia nel 1816 e sposò la concittadina Adelaide Tedici nel 1847. Se poco si sa della sua vita, è certo che fu uno dei più importanti costruttori italiani di strumenti scientifici del XIX secolo, avendo lavorato per due grandi fisici dell’epoca: Carlo Matteucci e Riccardo Felici.
Carlo Matteucci, nominato dal Granduca alla cattedra di fisica con motuproprio del 21 ottobre 1840 (Archivio di Stato di Pisa, ASP, Univ. 2, G 53, c. 80) si era proposto fin dall’inizio di trasformare il gabinetto di fisica dell’Università di Pisa, nato come un museo destinato unicamente alla didattica, in un moderno laboratorio dove fosse possibile svolgere ricerche avanzate (Vergara Caffarelli, 1990). Per questo, cercò sin dagli inizi una persona idonea alle delicate e precise preparazioni scientifiche, «un macchinista eccellente nell’arte di fabbricare le macchine ed esattissimo» (ASP, Univ. 2, G 56, c. 44).
Solo dopo paziente ricerca il Metteucci riuscì a trovare un tecnico veramente eccezionale e a farlo assumere dal Granduca. Questo avvenne con il sovrano dispaccio dell’11 settembre 1845, dove si legge: che per Mariano Pierucci «si seguiti anche nel futuro anno accademico a fare esperimenti del servizio che presta nelle accennate qualità [di macchinista] con che debba essere remunerato per mezzo di gratificazione come per l’anno già decorso» (ibid., G 58, c. 122). La sua assunzione definitiva si ebbe nel 1846, con il sovrano motuproprio del 19 ottobre sul personale insegnante, dove, tra le altre disposizioni, si legge che al professore di fisica Carlo Matteucci fosse permesso « di valersi come Macchinista di Mariano Pierucci con la mensuale responsione a favore di quest’ultimo di Lire ottanta». Nello stesso motuproprio si assegnarono trenta zecchini di gratificazione al Pierucci in quanto «Macchinista provvisorio del Gabinetto Fisico».
Dell’abilità di Pierucci vi è una chiara testimonianza nelle cose che si conservano di lui sia a Pisa sia in altri luoghi, per esempio a Firenze presso la Fondazione scienza e tecnica che ha molte sue opere provenienti dall’antico Istituto tecnico toscano; nell’istituto tecnico commerciale e per geometri Crescenzi - Pacinotti di Bologna; nel Museo storico delle Poste e delle telecomunicazioni di Roma; nel liceo Francesco Cicognini di Prato (dove si trovano una sirena di Cagnard de La Tour e una serie di tubi sonori con camera di distribuzione), e nel liceo Forteguerri di Pistoia (che conserva un suo telegrafo a quadrante di Breguet).
La stima che ne ebbe Matteucci è attestata dal seguente episodio, avvenuto alla fine del 1855. Per motivi di salute questi aveva deciso di affittare una villetta distante da Pisa un mezzo miglio; sarebbe perciò rimasto vuoto l’appartamento costruito nel nuovo edificio come abitazione del direttore del gabinetto fisico. Era tuttavia pericoloso lasciare incustodite, benché protette da buone serrature, le costose macchine conservate nel gabinetto. Matteucci suggeriva di alloggiarvi la famiglia di Mariano Pierucci «abile e onesto macchinista del Gabinetto, perché sorvegliasse le macchine e sapendosi che il quartiere è abitato si evitassero i maggiori pericoli» (ASP, Univ. 2, G 69, c. 8). Il provveditore «in vista dei danni che potrebbero avvenire e della buona condotta di Mariano Pierucci» dava il suo parere favorevole, ferma restando la responsabilità assunta dal Matteucci sulla conservazione degli infissi e di tutto quanto era affidato alla sua custodia, dovendo durare fino a che al R. Governo o a Matteucci non piacesse di revocare la concessione.
Da lettere recentemente pubblicate, emerge che un Francesco Pierucci, probabilmente parente di Mariano, si era distinto quale ottimo disegnatore di fossili per conto del professore di geologia, Giuseppe Meneghini. Diverse tavole delle opere paleontologiche di Meneghini erano tirate da disegni di Pierucci (Corsi 2008, passim). Poco purtroppo si sa di questi abili artigiani e artisti attivi nel mondo universitario pisano dell’epoca.
Per illustrare la qualità di costruttore di Pierucci, basterebbe citare la macchina di Atwood da lui realizzata, conservata presso la Fondazione scienza e tecnica di Firenze. L’autenticità dell’attribuzione, più che dalla sua firma, è attestata da una lettera del 22 marzo 1854 del ministero della Istruzione pubblica al provveditore del pubblico Studio di Pisa: «Il Cav. Direttore del R. Istituto Tecnico di questa Capitale commise al Macchinista Mariano Pierucci la costruzione della Macchina di Atwood da servire ai bisogni di quello Stabilimento. Avendo il Pierucci condotto a termine tal lavoro, il mentovato Direttore desidera che sia veduto ed esaminato, prima di farlo trasportare a Firenze, da persone competenti, onde esser certo che la Macchina agisca nel modo conveniente; che sia eguale per la dimensione e per la funzione a quella costruita a Parigi nella Officina del Signor Deleuil (la quale si possiede da codesto Gabinetto Fisico); e che sia fornita del necessario apparecchio per effettuare il distacco del peso col mezzo di una calamita temporaria. Ed io invito VS. Illma. a pregare alcuni dei Professori di cotesto pubblico Studio, che Ella stimi più idonei all’uopo, a fare la ispezione della quale si parla, ed a riferire se la Macchina abbia tutti i pregi che deve possedere» (ASP, Univ. 2, G 67, c. 45).
Nelle filze dell’Università di Pisa del 1860 c’è una nota, così redatta: «Lista di macchine costruite dal Laboratorio Pierucci, per conto dell’I. e R. Stabilimento di Fisica, dal 1o Gennaio 1856 a tutto il 16 Dicembre med[esim]o. Costruito un induzionometro a spirali piane del Prof. Matteucci. L[ire] 100. idem, altro do. a spirali cilindriche, i d[ett]i induzionometri per servire a elettricità in corrente. 80 Costruito un commutatore di nuovo modello per servire a raddrizzare le correnti, tutto in ottone e montato sopra una base in acaju. 100. Costruito l’apparecchio del Prof. Matteucci per studiare le correnti sul disco di Arago. Disco rotante col mezzo di una manivella [sic] e scandagli mobili attorno di un cerchio concentrico al disco. 100. Fatta l’aggiunta del volano alla guasta macchina di rotazione di Breguet, fattovi un commutatore nuovo. 160. Per n. 60 elementi di Pila alla Bunsen di misura ordinaria. 300. Somma L.[ire] 840. N.B. Della retro nota dichiaro di aver ricevuto in acconto a tutto questo giorno 5 Gennaio 1860 lire quattrocento per le quali ne ho rilasciato ricevuta nei diversi tempi che mi sono stati somministrati i d[ett]i acconti. M. Pierucci» (Asp, Univ. 2, G 73, c. 19). Questa nota rivela l’esistenza di un Laboratorio Pierucci che con il passare del tempo andò sempre più affermandosi.
Di Mariano Pierucci rimane una sola lettera; quella che scrisse al provveditore dell’Università di Pisa l’8 marzo 1860: «Il sottoscritto devoto servitore dell’Eccellenza Vostra, nella sua qualità di Meccanico del R. Stabilimento di Fisica di questa Università, espone che per causa di maggiori incombenze sovvenute nel disimpegno del suo uffizio, sia per nuovo regolamento, sia per aumento di machine [sic] che d’anno in anno va ampliandosi il sud.o Stabilimento, e non potendo per tale cosa più utilizzare in suo vantaggio parte del tempo che gli avanzava, si trova nella necessità di supplicare l’Eccellenza Vostra ad accordargli un aumento sulla sua provvigione che è al presente di L. 74 e c.mi 61 al mese». La lettera è accompagnata dal parere di Riccardo Felici, che aveva sostituito Matteucci alla direzione dell’istituto. Il provveditore indirizzò la supplica, accompagnata dal suo parere, e da quello del direttore del gabinetto di fisica, al ministro della Pubblica Istruzione: «Il prof. Riccardo Felici fa di esso Pierucci i dovuti elogi rispetto alla non comune abilità di Meccanico, esterna il desiderio che una tale domanda venga presa in considerazione, e soggiunge che lo impiegherebbe più assiduamente in servizio dello Stabilimento, ove le [sic] fosse corrisposta una maggior provvisione, e non temesse di distrarlo dalle commissioni di particolari che gli somministrano sorgenti di lucro per sodisfare [sic] ai bisogni della non piccola famiglia da cui è aggravato. Il ricordato Pierucci fin dal 1846 fu invitato a trasferirsi da Pistoia a Pisa, perché la Università avesse a disposizione un Artista che riparasse prontamente ai guasti che derivano alle macchine dall’uso nelle frequenti esperienze, e per tal’opera fu lui concesso lo stipendio di L. 80 mensili. Stabilito il decreto del 13 Dicembre decorso il nuovo Ruolo delle provvisioni per gli Impiegati Universitari non facenti parte del Corpo Insegnante fu determinata in L. 850 italiane quella annessa all’impiego di macchinista coperto dal supplicante: lo che non offre se non un tenue aumento a quanto da lui si percepiva. All’oggetto adunque di rendere più proporzionata all’ufficio ed alla capacità del Pierucci la provisione del Macchinista addetto al Gabinetto Fisico di questa Università, e perché dal Professore possa sempre meglio utilizzarsi la di lui opera, proporrei che lo stipendio del nominato Pierucci fosse determinato in annue Lire italiane milledugento». Il ministero rispose che per quell’anno non era più possibile cambiare il bilancio che era già chiuso, ma che «V.S. potrà rinnovare i suoi offici in proposito quando si farà il bilancio il prossimo venturo anno» (ASP, Univ. 2, G 73, c. 114).
La sua attività di costruttore è documentata da varie pubblicazioni, tra le quali è notevole il Catalogo degl’istrumenti di fisica che si costruiscono nel laboratorio di Mariano Pierucci Meccanico del R. Stabilimento di Fisica. Via S. Maria 887. A Pisa, che porta la data del 1865, a cui fece seguito nel 1870 un Supplemento al catalogo dell’Anno 1865. Nella copertina di un opuscolo del 1878 si legge Prezzo corrente di apparecchi e strumenti per uso medico che si costruiscono nel laboratorio di Mariano Pierucci Ing.re Meccanico del R. Stabilimento di Fisica. Via S. Maria 887; in esso sono elencati 31 strumenti con una stampa in rame riproducente diciannove di essi. Si noti la qualifica di ingegnere, che ritroviamo anche nel Catalogo Ufficiale della Meccanica Agraria Elettricità e Meccanica di Precisione dell’Esposizione Generale Italiana in Torino del 1884, dove si legge: «Ing. Mariano Pierucci. Pisa. Interruttore galvanico per lo studio del periodo variabile delle correnti elettriche; Apparecchio composto di pendoli che dà la curva rappresentante la legge delle oscillazioni pendolari e le così dette figure di Lissajous; Apparecchio per lo studio del potenziale in un disco ruotante in presenza di un magnete; Macchina elettromagnetica motrice» (pp. 44-45).
Nei suoi cataloghi è sempre riportato l’elenco dei premi ottenuti. Partecipò più volte alla Esposizione toscana: nel 1844 ebbe la medaglia di bronzo, nel 1850 e nel 1854 la medaglia d’argento. Nel 1855 all’Esposizione universale di Parigi ebbe la menzione onorevole e una medaglia di seconda classe. Nel 1856 ebbe la decorazione al merito industriale di Toscana. Nel 1861 la medaglia d’onore all’Esposizione italiana. Nel 1868 la medaglia all’esposizione delle Province di Pisa e Livorno.
Nel ricordato Catalogo del 1865 sono elencati con i loro prezzi ben 279 strumenti «che si costruiscono nel laboratorio di Mariano Pierucci». Nel Supplemento al catalogo dell’anno 1865 si legge la seguente Avvertenza: «Gli utensili in Porcellana e in Cristallo si eseguiscono in Fabbriche Nazionali ed Estere con i disegni da noi dati, ogni rimanente si costruisce nella nostra Fabbrica». È del 1887 la brochure Apparecchi elettrici a corrente continua per uso medico che si costruiscono nel laboratorio dell’Ing. Mariano Pierucci. Nell’opuscolo vi sono gli attestati elogiativi di Beniamino Sadun, professore ordinario di igiene, di Fedele Fedeli, direttore della clinica medica, entrambi dell’Università di Pisa, e del professor Domenico Barduzzi, direttore delle RR. Terme Pisa a S. Giuliano. È ipotizzabile che i vari cataloghi elenchino non tanto le macchine già pronte in deposito, quanto quelle che Pierucci era in grado di costruire su commissione («che si costruiscono» dice un catalogo); proprio come succede anche ora nel campo delle macchine utensili.
Nell’inventario del 1880 dell’Istituto di fisica di Pisa è indicata la provenienza di tutti gli apparecchi e le macchine dell’istituto: per tre oggetti è indicato «Pierucci – Pisa», mentre altre sedici macchine portano l’indicazione «Laboratorio del Gabinetto». Tra queste ultime si menzionano la macchina di Morin, una macchina elettrica, apparecchi per l’esperienza del pendolo di Foucault, un galvanometro a specchio Magnus, un voltametro. Tutto certamente opera di Pierucci.
Morì a Pisa nel 1897.
Fonti e Bibl.: R. Vergara Caffarelli, Strumenti scientifici tra XVII e XIX secolo nel Dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa, in C.A. Segnini - R. Vergara Caffarelli, Antichi strumenti scientifici a Pisa (sec. XVII-XX), Pisa 1990, passim; P. Corsi, Fossils and reputations. A scientific correspondence, Pisa, 2008, passim; P. Brenni, Il Gabinetto di Fisica dell’Istituto tecnico toscano, Firenze 2009; C. Luperini - P. Rossi, La Fisica pisana dal 1861 al 1982, in Annali di Storia delle università italiane, XIV (2010).