MARIANO IV giudice di Arborea
Fu strenuo difensore, dal 1346 al 1376, dell'autonomia sarda quando nell'isola si era già affermata la dominazione aragonese. Perciò, seguendo la via indicata da quelli che si designano come Mariano II (1288-1299) e Mariano III (1301-1321) cercò di raccogliere nelle sue mani quanto più era possibile dei territorî che già avevano formato parte degli altri giudicati e di resistere a ogni tendenza decentratrice, spietato anche contro i fratelli se con le loro ambizioni attraversavano le sue mire accentratrici. Nella ribellione dei Doria e dei Malaspina si pose da ultimo a fianco del regno d'Aragona, ripromettendosi compensi territoriali per la sua lealtà; ma fu poi egli stesso contro l'Aragona quando quella speranza parve delusa. Si cercò di ridurlo a dovere nel 1354 con una spedizione in forze; ma fu così avveduta ed accanita la sua resistenza che alla fine oltre al riconoscimento del giudicato avito (v. arborea) ebbe attribuita gran parte della Gallura e cospicui frammenti del Logudoro e del giudicato di Cagliari. Diffidente, non disarmò dopo la prima né dopo la seconda pace. Nel 1364 nel dissidio scoppiato fra l'Aragona e la Santa Sede sperò aver da questa l'integrale investitura della Sardegna, che a quella sarebbe stata tolta. Le due potenze si riaccordarono e il suo programma dovette di nuovo ridursi nei primitimiti. Un'incessante ed abile guerriglia, che ebbe forse i suoi culmini nella rotta inflitta agli Aragonesi presso Oristano e nell'espugnazione di Sassari (1369) aveva posto quasi tutta l'isola in suo potere, quando morì di peste nel 1376. Non pensò solo alle armi: la cosiddetta Carta del Goceano è buon testimonio della sua opera amministrativa e legislativa.