ENGLEN, Mariano
Nacque a Napoli nel 1818 da Giovan Vittorio e Maria De Ciutiis. Il padre, di nobile famiglia calabrese. si era stabilito giovanissimo a Napoli divenendo presto uno dei più noti giureconsulti dell'epoca. L'E. ripercorse le tappe della carriera paterna: indirizzato verso gli studi giuridici, divenne, già nell'agosto 1841, relatore presso la Consulta di Stato, occupandosi principalmente della revisione delle leggi civili.
Nel 1848 si schierò con i liberali moderati, entrando a far parte della commissione riformatrice del diritto del Regno e pubblicò anche un proprio progetto di legge sulla stampa conforme al principio espresso dal decreto regio del 29 genn. 1848 annunziante la costituzione ("La stampa sarà libera e soggetta ad una legge repressiva per tutto ciò che può offendere la religione, la morale, l'ordine pubblico, il Re, la Famiglia Reale, i Sovrani esteri e le loro famiglie, non che l'onore e gli interessi de' particolari").
Nelle considerazioni preliminari del progetto l'E. difende decisamente la libertà di stampa sostenendo che "se essa è la salvaguardia di tutte le libertà, pure può divorarle tutte, quindi una nuova legge sulla stampa non può avere altra mira che reprimerne gli abusi".
Queste sue simpatie liberali gli ostacolarono successivamente la carriera e, dopo essere stato proposto da N. Maresca, duca di Serracapriola (vicepresidente della Consulta e presidente del Consiglio dal gennaio al marzo 1848), per la carica di sottointendente, con la caduta dei governo e la successiva reazione l'E. rimase relatore alla Consulta fino al 1854, quando venne finalmente nominato giudice del tribunale civile di Cosenza. Nonostante la promozione la sede non lo soddisfaceva completamente, come testimoniano le continue suppliche al sovrano per un trasferimento a Napoli o in una provincia limitrofa, che ottenne soltanto nel 1857 quando venne nominato presidente del tribunale di commercio di Foggia.
In un discorso pronunciato nel gennaio 1858 si mostrò favorevole ad una modernizzazione dell'agricoltura attraverso l'introduzione di nuove colture e con l'apertura di nuove vie di comunicazione perché "chi parla di commercio parla di agricoltura e non può migliorarsi quello senza pria intendere al progresso e al miglioramento agricolo" (ed. Foggia 1858).
Il 9 ag. 1860, poco prima della capitolazione borbonica, l'E. fu nominato intendente della provincia di Bari, dove rimase fino al 7 novembre quando fu chiamato a sostituire il mazziniano Giovanni Matina come prodittatore di Salerno. Il 28 febbr. 1861 gli fu nuovamente affidata la presidenza del tribunale di commercio di Foggia, carica della quale non entrò mai in possesso in quanto, nell'aprile, fu nominato commissario demaniale di Cosenza. La nomina fu accompagnata da un decreto che gli concedeva soltanto "la metà del soldo", per cui l'E. si senti "nello stesso tempo premiato e punito". Rientrò nella magistratura l'anno dopo con il grado di consigliere di corte di appello di Napoli.
Negli anni successivi si dedicò principalmente a studi di carattere economico finanziario: risanare il bilancio fu una sua costante preoccupazione e nel 1865 si dichiarò favorevole alla tassa sul macinato in quanto, essendo "imposta certa e non arbitraria, nessuno può sottrarsi al pagamento di questo dazio e la frode è assai malagevole". Nel 1867 pubblicò a Napoli il suo scritto più importante, Ultime cure d'Italia. Studii finanziari pratici sul bilancio italiano e proposte concrete, con il quale intendeva criticare la politica finanziaria dei governi della Destra.
Politicamente l'E. si era schierato con la Sinistra; anzi egli può essere considerato uno dei più fedeli interpreti della politica di G. Nicotera (questa sua amicizia politica è anche documentata da una lettera del Nicotera a G. Lazzaro del 21 luglio 1871: "Dite al Billi [direttore politico del Roma] di mantenersi d'accordo coi nostri amici Bresciamorra, Englen, Piscopo e Fusco").
Nel 1870 l'E. lasciò la magistratura con il grado di consigliere di Cassazione, per dedicarsi completamente alla vita politica. Eletto consigliere comunale di Napoli, venne subito inserito nella commissione d'inchiesta voluta dal Nicotera contro la precedente amministrazione Capitelli; nel 1871 divenne assessore ordinario. Fu eletto deputato nel 1870 (I collegio di Napoli, S. Ferdinando), e anche in Parlamento portò avanti la linea politica del Nicotera. Inizialmente tentò il dialogo con il governo: si dichiarò favorevole, nella discussione sui provvedimenti finanziari del 27 maggio 1871, al progetto Sella, riguardante una nuova emissione di biglietti inconvertibili. propose però un compromesso con l'affidarne l'emissione, anziché alla Banca nazionale, agli altri istituti minori; sostenne inoltre la nomina di una commissione per riordinare il dazio sul macinato, eliminando il contatore ma mantenendo l'imposta. Quando il Sella decise di chiedere l'appoggio dei "Consorti", al Nicotera non restò altro che riconoscere il fallimento della propria politica di avvicinamento e anche in questo caso fu PE, con il discorso del 22 marzo 1872, a segnare il passaggio del gruppo alla più aperta opposizione.
Nel febbraio 1873 fu tra i promotori dell'Associazione del progresso con la quale la Sinistra tentò di riorganizzare il partito intorno ad un programma basato su tre punti: riforma del sistema tributario, autonomia dei Comuni e delle Province, indipendenza del potere civile da ogni ingerenza.
L'E. fu anche collaboratore del Pungolo, il giornale della borghesia impiegatizia e commerciale napoletana diretto da Jacopo Comin.
Fu eletto nuovamente nelle elezioni del 1874 battendo, nel collegio di S. Ferdinando, Giacomo Savarese.
Durante la sua ininterrotta permanenza alla Camera (dal 1870 al 1880) intervenne prevalentemente nelle discussioni finanziarie, sempre a favore degli interessi meridionali (significativi il suo intervento sui porti, del maggio 1874, e soprattutto i suoi discorsi sulla circolazione cartacea favorevoli al Banco di Napoli, al quale l'E. era personalmente legato tramite il fratello Rodolfo, consigliere del Banco). L'opposizione alla Banca nazionale, cavallo di battaglia di tutta la Sinistra meridionale, costituiva una parte fondamentale della politica dell'E., già presente nella propaganda elettorale del 1870: "Quasi tutti gli affari importanti della finanza dello Stato furono trattati con la Banca nazionale: quella Banca di cui si dice che sostiene e aiuta il Governo ne' suoi bisogni. La Banca ha aumentato il suo credito e i suoi valori del 200per 100. Il governo che è aiutato dalla Banca ha veduto diminuire i suoi del 50 per 100".
In seguito all'avvento al potere della Sinistra, l'E. entrò a far parte di numerose commissioni parlamentari (commissione dei resoconti amministrativi; commissione permanente per l'esame dei decreti e mandati registrati con riserva dalla Corte dei conti; commissione per l'esame dei progetti di legge sulla tassa di fabbricazione dello zucchero, estinzione graduale del corso forzoso, conversione dei beni delle Confraternite e delle parrocchie), intervenendo soprattutto nelle discussioni sul bilancio.
Dal 1876 fu anche soprintendente generale dell'Albergo de' poveri di Napoli. Rieletto ancora deputato nel maggio 1880, mori a Napoli il 5 ag. 1880.
Tra gli scritti dell'E. ricordiamo: Progetto di legge sulla stampa, s. l. né d. [ma 1848], pp. 1-29; Discorso pronunciato nel gennaio 1858 da M. E., presidente del tribunale di commercio di Capitanata, Foggia 1858; Del dazio sul macinato, Napoli 1865; il suoscritto più importante Ultime cure d'Italia. Studii finanziari Pratici sul bilancio e proposte concrete di M. E., Napoli 1867; Trasibolo in Italia ovvero la necessità di un rnnovamento, ibid. 1870; I magazzini generali e l'Arsenale di Napoli. Relazione della commissione nominata dal Consiglio comunale di Napoli, ibid. 1871 (relatore l'Englen).
Fonti e Bibl.: Il fascicolo personale dell'E. riguardante la carriera giudiziaria fino al 1861 sitrova presso l'Archivio di Stato di Napoli, Min. Grazia e Giustizia, fascio 1865, f. 607. Nel Museo centrale del Risorgimento a Roma si conservano due lettere dell'E. a Domenico Farini (b. 309, f. 4) ed è anche possibile consultare l'interessante carteggio Nicotera-Lazzaro con la lettera del 21 luglio 1871nella quale l'E. è citato (b. 136, f. 17). Cfr. inoltre Atti parlamentari, Camera, Discussioni, legg. XI-XIV, ad Indices: i discorsi più significativi dell'E. sono gli interventi sui provvedimenti finanziari, ibid., leg. XI, I sess., tornata 27 maggio 1871, e leg. XII, I sess., pp. 1301, 1526, 1564 ss., 1594-98; sulla circolazione cartacea, leg. XII, tornata del 29 nov. 1875, pp. 4772-4781; e sul bilancio definitivo del 1878del ministero dei Lavori pubblici, delle Finanze e del Tesoro, sess. '78-'79, tornata del 27 maggio, 11 giugno 1878.
Notizie biografiche sull'E. sono in: T. Sarti, IlParlamento subalpino e nazionale, Roma 1896, p. 429; A. Malatesta, Ministri, deputati e senatori dal 1848 al 1922, Milano 1940, pp. 386 s. Per una bibliografia essenziale riguardante l'E. si vedano: L. Cassese, L'archivio del Gabinetto della Prefettura di Salerno, in Movimento operaio, VI (1954), p. 466; G. Procacci, Le elezioni del 1874e l'opposizione meridionale, Milano 1956, ad Indicem; F. von Lobstein, Giovan Vittorio Englen giurista calabrese 1780-1848, in Arch. stor. per la Calabria e la Lucania, XXXIII (1964), pp. 277-280; L. De Rosa, Il Banco di Napoli nella vita economica nazionale, Napoli 1964, ad Indicem; A. Berselli, La Destra storica dopo l'Unità, Bologna 1965, ad Ind.; A. Capone, L'opposizione meridionale nell'età della Destra, Roma 1970, ad Indicem; A. Scirocco, Napoli nell'età della Destra, in Storia di Napoli, X, Firenze 1971, pp. 32, 109, 112; L. Mascilli Migliorini, La Sinistra storica al potere. Sviluppo della democrazia e direzione dello Stato (1876-1878), Napoli 1979, ad Indicem.