MARIANO di Lacon Gunale
MARIANO di Lacon Gunale. – Giudice di Torres, secondo di questo nome, nacque dal giudice Comita di Torres sicuramente prima del 2 luglio 1204, data in cui è menzionato per la prima volta in un documento, una lettera di papa Innocenzo III all’arcivescovo di Torres (Codice diplomatico). In essa il papa poneva all’arcivescovo il problema della consanguineità del giudice Comita di Torres e di sua moglie, dai quali erano nati diversi figli (fra cui M., che a questa data appare già associato nel governo del Giudicato: «cui iam terra iuravit»), e la richiesta di Comita di ratificare il matrimonio o concederne lo scioglimento per poter passare ad altre nozze.
M. è citato altresì in un documento del 1° luglio 1210 (Codex diplomaticus Sardiniae [= CDS], doc. XX pp. 317 s.) in cui compaiono anche i nomi del padre e della madre, donna Agnese di Massa. Si tratta della conferma di una donazione all’eremo di S. Salvatore di Camaldoli di due chiese: S. Maria e S. Giusta di Orria Pichinna, da parte di Maria de Thori, zia del giudice Comita.
Un terzo importante documento che lo riguarda risale al 1216 (CDS, doc. XXX pp. 326-328) ed è un atto di riconferma dei patti stipulati con i Genovesi, anni prima. In questa convenzione, firmata da Comita e M. da una parte e dai consoli del Comune di Genova dall’altra, si stabilisce l’obbligo di aiuto reciproco contro i Pisani e si consentono ai Genovesi l’estrazione e il commercio del sale.
Una lettera del 1218 di papa Onorio III ai Milanesi (CDS, doc. XLII p. 334) – per esortarli a portare aiuto al «dilecto filio nobili viro Mariano iudici Turritano» contro i Pisani e in particolare contro la famiglia Visconti – attesta che a quest’epoca Comita era già morto e M. lo aveva sostituito nel governo del Giudicato.
Ma lo scontro con i Visconti non ebbe esito vittorioso e allora M. preferì addivenire con loro a un accordo politico, il 18 sett. 1219, rinunciando a ogni ingerenza nei Giudicati di Cagliari e di Gallura «pro bono pacis totius Sardiniae». Diede inoltre in moglie la propria figlia Adelasia a Ubaldo Visconti, figlio di Lamberto, giudice di Gallura e marito di Benedetta di Massa, giudicessa di Cagliari.
L’accordo non fu tuttavia duraturo: il 7 sett. 1224 M. confermò di nuovo i patti e le convenzioni con il Comune di Genova e si incaricò di proteggere i Genovesi del castello di Bonifacio in Corsica, oltre a impegnarsi, tra l’altro, al versamento di tributi e all’esenzione da dazi e balzelli. In questo documento compare con una particolare intitolatura: «Marianus Dei gratia iudex turritanus et Arborensis», titolo di cui dieci anni dopo si fregerà anche suo figlio, Barisone (III). Del resto due schede del condaghe di Bonarcado confermano la sua carica di giudice di Arborea per l’anno 1229 (Il condaghe di S. Maria di Bonarcado, pp. 17, 77).
Besta (1908) menziona un documento del 17 nov. 1220 citato da Pressutti in cui si parla della volontà di M. di sciogliere il voto di un pellegrinaggio al S. Sepolcro. Pare che un voto simile lo avesse fatto anche Comita e lo avesse poi commutato nella promessa di mandare 100 militi o di pagare 100.000 marabottini. Nel settembre 1221 M. inviò il vescovo di Sorres per offrire l’adempimento del debito di Comita e il proprio, patteggiando altri 30.000 marabottini, oltre ai 100.000 dovuti da suo padre, con i buoni uffici del cardinale Ugolino d’Ostia (Registri dei cardinali).
M. morì tra la fine del 1232 e l’inizio del 1233; infatti in un documento datato 24 genn. 1233 (CDS, doc. LII pp. 343-345) è già giudice il decenne Barisone (III), il suo unico figlio maschio, che morirà di lì a poco, lasciando il Giudicato nelle mani della sorella Adelasia.
Questi i dati che emergono dalla documentazione, ma sulla figura di M. alcuni studiosi hanno aggiunto altre notizie, attinte a volte da fonti di dubbia certezza scientifica, come il Libellus iudicum Turritanorum.
Lo storico sassarese del Cinquecento G.F. Fara, per esempio, dice di Mariano che succedette al padre Andrea nel Giudicato di Torres, sposò Susanna Gunale (o de Zori), fondò la chiesa di S. Maria Castrense e il monastero di S. Michele de Selvennoris; sua madre fondò il monastero femminile di S. Pietro di Silki, suo fratello quello di S. Maria de Cerigo «ut in praefato libello traditur». Il libello a cui allude Fara potrebbe essere il cosiddetto Liber o Libellus iudicum Turritanorum – pubblicato per la prima volta da Besta nel 1906 – apografo molto discusso che racconta le vite dei giudici di Torres dal leggendario primo giudice Andrea Tanca all’ultima giudicessa Adelasia. Ma nel suddetto Libellus il Mariano figlio di Andrea Tanca è considerato il primo giudice di questo nome. Dunque è evidente che il documento a cui si rifà Fara è un altro. Dello stesso autore alla voce «Mariano III» si legge che succedette al padre Comita secondo giudice di Torres e sposò Agnese di Guglielmo giudice di Cagliari, dalla quale ebbe i figli Barisone, Benedetta e Adelasia. Agnese è detta la moglie di Mariano e non la madre, come invece compariva nel ricordato documento edito nel CDS (doc. XX pp. 317 s.). Anche nella versione più conosciuta del Libellus, però, alla voce «Mariano II» si parla di Agnese come moglie e non come madre. Si dice inoltre che Mariano e sua moglie Agnese ebbero tre figli: Adelasia che sposò Baldo, giudice di Gallura (Ubaldo Visconti), cugino del giudice Giovanni Visconti di Pisa; Benedetta che sposò il conte catalano di Ampurias; Barisone, che dopo la morte del padre governò solo tre anni e tre mesi. È evidente che – nonostante una madre diventata moglie – si tratta di M., per cui dobbiamo immaginare che Fara avesse un’altra versione del Libellus, il che non è poi così strano, dato che se ne trovò una terza redazione nell’archivio privato della famiglia Amat di San Filippo nel 1976, pubblicata poi da Sanna, che aveva rieditato anche la versione «classica», già curata da Besta.
Gli storici successivi a Fara come P. Tola e D. Scano seguono la cronologia riportata nel Libellus pubblicato da Besta e infatti attribuiscono a Mariano (II) le notizie che Fara fornisce sul proprio Mariano (III). Insomma, eliminando il primo Mariano citato da Fara, il resto coincide.
Alla voce Mariano (II) Tola (1838) scrive: «Nacque nel declinare del secolo XII da Comita II sovrano di detta provincia e da Spella di Arborea», sposò Agnese di Guglielmo di Massa da cui ebbe Barisone, Benedetta e Adelasia; i «primi atti del suo governo, dopo la morte di Comita, sono anteriori al 1218; imperocché, pretermettendo ancora la cronaca sarda, nella quale la morte di Comita è notata del 1212, il codice ms. della vita di B. Benigno abate di Vallombrosa, esistente nella biblioteca medicea di Firenze, riferisce tra le altre cose, che Mariano re di Torres mandò a quel famoso abate somme egregie di danaro per la costruzione di un oratorio».
Dal canto suo Scano, alla voce relativa a Mariano (II) di Torres, dice che «Succedette nel 1218 al padre Comita e prese in moglie Agnese figlia del marchese Guglielmo di Massa, dalla quale gli nacquero Barisone, Adelasia […] e Benedetta […]. Altra figlia di Mariano fu quella Preziosa, dal Ferretto ritenuta bastarda, che fu data in moglie a Nicolò Doria, nato da quel Manuele, che sappiamo coniugato con una figlia di Comita» e cita diversi documenti a conforto. Quindi conclude: «Con atto 7 Settembre 1224 Mariano rinnova e conferma i patti stipulati dal padre Comita nel 1191 col commune di Genova e negli anni 1228 e 1229 rjsulta trovarsi in Arborea, esercitandovi poteri giudicali». Fonte delle notizie è ancora una volta il tanto problematico Libellus, che è alla base anche di alcune affermazioni contenute nelle Genealogie medioevali di Sardegna, in cui compaiono due mogli di Comita: una Sinispella e una Agnese (forse della famiglia di Saluzzo). Tuttavia nella documentazione citata a proposito di Agnese di Saluzzo si conferma ancora il dubbio se perfino questa Agnese sia stata moglie di Comita o di Mariano (pp. 108, 272 n. 17).
Fonti e Bibl.: Codex diplomaticus Sardiniae, a cura di P. Tola, I, Augustae Taurinorum 1861, docc. XX pp. 317 s., XXX pp. 326-328, XLII pp. 334 s., XLIV p. 337; Registri dei cardinali Ugolino d’Ostia e Ottavio degli Ubaldini (sec. XIII), a cura di G. Levi, Roma 1890, pp. 121, 162; Il condaghe di S. Pietro di Silki, a cura di G. Bonazzi, Sassari 1900, passim; Codice diplomatico delle relazioni fra la S. Sede e la Sardegna, a cura di D. Scano, Cagliari 1940, pp. 15 s.; Libellus iudicum Turritanorum, a cura di A. Sanna, Cagliari 1957, pp. 10 s.; Il condaghe di S. Maria di Bonarcado (rist. anast. del testo di E. Besta), a cura di M. Virdis, Oristano 1982, pp. 17, 77; Il condaghe di S. Pietro di Silki, a cura di I. Delogu, I, Sassari 1997, pp. 56, 58, 62; G.F. Fara, De chorographia Sardiniae libri duo - De rebus Sardois libri quattuor, a cura di L. Cibrario, Torino 1835, p. 227; P. Tola, Dizionario biografico degli uomini illustri di Sardegna, II, Torino 1838, pp. 222 s.; E. Besta, La Sardegna medievale, I, Palermo 1908, p. 187; D. Scano, Serie cronologica dei giudici sardi, in Arch. stor. sardo, XXI (1939), p. 89; A. Sanna, Una sconosciuta versione del Libellus iudicum Turritanorum, in Annali della Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Cagliari, n.s., I (1976-77), pp. 163-179; E. Putzulu, Costantino (I) di Torres, in Diz. biogr. degli Italiani, XXX, Roma 1984, pp. 338-340; Id., Costantino (II) di Torres, ibid., pp. 340 s.; Genealogie medioevali di Sardegna, a cura di L.L. Brook et al., Cagliari-Sassari 1984, pp. 84 s. n. 13, 202 s., 272 n. 17; M.G. Sanna, La cronotassi dei giudici di Torres, in La civiltà giudicale in Sardegna nei secoli XI-XIII. Fonti e documenti scritti a cura dell’Associazione «Condaghe S. Pietro in Silki». Atti del Convegno di studi… 2001, Sassari 2002, pp. 97-113.