BOLIZZA, Mariano
Nobile di Cattaro, abbiamo testimonianze di lui per il primo quindicennio del sec. XVII. Di famiglia influente e dalla tradizionale fedeltà alla Repubblica, godette di autorevolezza e prestigio nell'ambito della sua città. "Vicecollateral" nel 1606, metteva a disposizione della Serenissima ventiquattro "cavalli", in occasione delle temute complicazioni militari connesse con l'interdetto. Ma soprattutto preziosa riuscì ai rappresentanti veneti a Cattaro - Venezia ve li inviava col titolo di "rettor e provveditor" - la diretta esperienza del B. delle zone circostanti sottoposte alla sovranità della Porta, specie per i rapporti amichevoli che intratteneva coi membri più in vista della popolazione e per i contatti, anche cordiali, che, facilitato dalla conoscenza della lingua turca, era riuscito ad allacciare con le stesse autorità ottomane. Tant'è vero che nel 1604 ospitò e assisté finché ammalato il sangiacco di Scutari, presentandolo anche al rettore veneto Giovanni Marco da Molin. Il successore di questo, Giovanni Francesco Bragadin, insistendo, in una sua lettera al Senato del 6 maggio 1606, sull'opportunità di "concludere il negocio de' confini assai importante tra quelli della villa di Spigliari di questa giuridittione et altri di Obod sudditi turcheschi", accenna come, per giungere a uno stabile accordo sui "terreni contentiosi", si sia servito della competenza del B., "gentil'homo di molto valore et divotissimo... di cotesta... Republica"; merito, in effetti del B., che ne trattò "con diversi sangiacchi" e "caddì", la soluzione favorevole ottenuta.
Vincoli piuttosto stretti di parentela dovevano probabilmente correre tra il B. e quei Bolizza - Giovanni, suo figlio Antonio e Francesco - che (rispettivamente almeno dal 1591 sino al 1604, dal 1604 sino al 1608, dal 1608 sino almeno, al 1641) svolsero l'incarico, troppo lucroso a detta di alcuni rappresentanti veneti, di dirigere l'"espedetion de' dispaci publici andanti e venienti da Costantinopoli", per nave, per il tratto Venezia-Cattaro, e quindi per terra, tramite una fitta rete di collaboratori montenegrini, sudditi turchi, sino alla capitale ottomana. E il Senato riconfermando, il 19 luglio 1670, dopo la lunga interruzione della guerra di Candia, il compito a un Giovanni e Trifone Bolizza definirà "benemerita" la famiglia per tale attività. Certo è comunque che lo stesso B. s'interessò fattivamente del recapito della corrispondenza tra il doge e i baili.
Frutto dei diversi viaggi, compiuti "per publico servitio et interesse", che lo portarono "in corte presso a diversi personaggi grandi turcheschi, cavalcando buona parte dell'Albania, tutto il Montenegro, et in somma tutto il ducato di sangiaccato di Scuttari", ci è rimasta del B. una Relatione et descrittione del Sangiacato di Scuttari,dove si ha piena contezzadelle città et siti, loro villaggi,case et habitatori,rito,costumi, havere et armi diquei popoli, et quanto di considerabileminutamente si contengain quelducato.
Datato "di Venezia li 25 maggio 1614", lo scritto è dedicato al patrizio Maffio Michiel; vi sono descritti il Montenegro, Antivari, Dulcigno, Scutari, Podgorizza e Plana. Nella minuziosità dei dati, nella ricchezza delle informazioni, non mancano pause e abbandoni descrittivi come a proposito del monte "Lovkien... in italiano monte Sella", sovrastante Cattaro, "abbondantissimo e tutto ripieno di limpidissime e freschissime acque sorgenti", o di quella parte del lago di Scutari "verso il monte chiamato Baragur", così ricca di pesce, ove gli uccelli "attuffandosi... si pascono", e tanto abbondantemente da non potersi "tosto levare a volo", sì che dalle barche si possono afferrare. Chi poi "tirasse con un archebuggio lungo di quelli che all'uccellare nelle lagune in Vinegia s'usano, quanti pallini vi ponesse, altrettanti uccelli colpirebbe". E forse sono state queste note di colore ad attirare nell'Ottocento l'attenzione sulla relazione del B.: utilizzata dal poeta e scrittore tedesco H. Stieglitz pel suo Ein Besuchauf Montenegro, Stuttgart-Tübingen 1841, fu pubblicata da F. Lenormant in Turcs et Montenegrins, Paris 1866, pp. 286-330, e da S. Ljubić, in StarineIugoslavenska AkademijaZnanosti iUmjetnosti, XII (1880), pp. 164-193.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Senato. Dispacci Rettori Dalmatia et altri, ff. 5, 7, 8, 9 (specie lettere da Cattaro del 6 maggio 1606, 15 apr. 1608, 4 luglio e 6 ag. 1610); E. Comet, Paolo V e la Repubblica veneta. Giornale dal 22 ott.1605 al 9 giugno 1607, Vienna 1859, p. 281; G. Praga, Lo stato attuale degli studi sull'Albania, in Riv. stor. ital., s. 6, V (1940), p. 217; Inventari dei mss. delle Bibl. d'Italia, LXXVII, a cura di P. Zorzanello, Firenze 1950, p. 57; Enciklopedija Iugoslavije, I, Zagreb 1955, p. 664. Per gli altri Bolizza nominati cfr. U. R. [Urbano Raffaelli], Cenni intorno a M. B., in La Dalmazia, III (1847), pp. 100-101, 109-111; per le questioni connesse col servizio postale cfr. soprattutto Arch. di Stato di Venezia, Collegio Relazioni, b. 65, specie nn. 19, 20, 24, e Senato. Dispacci Rettori Dalmazia et altri, ff. 1-9, passim; Viaggio a Costantinopoli di sier L. Bernardoper l'arresto del bailo sier G. Lippomano cav.1591 aprile, in Mon. stor. pubbl. della R. Deputaz. ven. di storiapatria, s. 4, IV (1887), pp. 23, 24, 28.