GIARRÈ (Giarré), Marianna
Nata a Firenze il 10 luglio 1835, ereditò dal padre, professore di calligrafia, la passione per l'insegnamento. Fu perciò allieva maestra nelle scuole normali di Firenze e, dopo essersi diplomata, cominciò a insegnare privatamente alle fanciulle di alcune fra le famiglie più agiate. Più avanti fu ammessa come insegnante d'italiano nella classe detta allora preparatoria delle scuole normali femminili di Firenze e tenne contemporaneamente l'ufficio di assistente alla direzione. Dopo il 1882, in seguito alla trasformazione dei due corsi complementari della scuola normale nei quattro dell'istituto superiore di magistero femminile, ricoprì la carica di direttrice disciplinare del nuovo istituto occupandosi di problemi relativi alla scuola e all'educazione (nel 1872 uscì a Firenze Sulla istruzione elementare e tecnica in Baviera, Austria, Sassonia, Prussia, Belgio e Inghilterra. Con alcune considerazioni sulle scuole elementari e tecniche d'Italia e singolarmente di Firenze).
Proveniente da una famiglia di schietti ideali patriottici, fin da giovinetta manifestò anche lei analoghi sentimenti. Si narra che il 29 maggio 1851, mentre si celebrava nella cattedrale di S. Croce una cerimonia commemorativa per i caduti di Curtatone e Montanara - vietata dal governo -, la G., appena sedicenne, sfidasse il fuoco della gendarmeria per raccogliere oboli fra la gente in favore delle famiglie dei soldati morti in guerra. Negli anni seguenti entrò in contatto e in amicizia con alcuni importanti esponenti del movimento patriottico, fra i quali il democratico G. Dolfi, P.C. Giannone, che nel 1870 fu testimone alle sue nozze, e lo stesso G. Garibaldi. Volontario garibaldino nelle campagne del 1859 e del 1866 fu anche colui che sarebbe poi divenuto suo marito, il medico Luigi Billi, futuro consigliere del Comune di Firenze, attraverso il quale ella estese notevolmente le proprie relazioni all'interno del mondo intellettuale fiorentino, sia quello "scapigliato" e di orientamento politico più radicale (da G. Carducci a D. Martelli), sia quello più moderato e meno trasgressivo gravitante, per esempio, intorno al salotto di Emilia Peruzzi. La G. stessa divenne così l'animatrice di uno dei più vivaci salotti culturali della città, che ebbe sempre però una precisa fisionomia: "carducciano nacque questo salotto - come scrisse La Nazione all'indomani della sua scomparsa - e carducciano essenzialmente rimase" (F. Bartolini, in La Nazione, 10 marzo 1906). Sul finire del secolo lo frequentavano con assiduità F. Martini, G. Chiarini, G. Mazzoni, I. Del Lungo, G. Biagi, S. Ferrari, C. Pascarella, E. Nencioni, N. Rodolico e molti altri.
Queste frequentazioni politiche e intellettuali ebbero sulla G. un duplice effetto: da un lato stimolarono la grande passione che covava in lei fin dagli anni giovanili per la poesia e per la creazione letteraria; dall'altro, almeno inizialmente, la orientarono verso tematiche di spontaneo e talvolta un po' ingenuo patriottismo. Esemplare è il caso dei Versi per la patria, composti nel 1860 in occasione della visita a Firenze di Vittorio Emanuele II, dove ella fra l'altro cominciò a manifestare una predilezione, quella per lo stornello e il rispetto toscani, che avrebbe caratterizzato larga parte della sua produzione poetica. Nel 1861 alcuni suoi componimenti, inseriti nella Strenna per la Esposizione italiana (pubblicata a Firenze), suscitarono l'indulgente simpatia del Carducci, che nella recensione dettata per La Nazione scrisse: "La parola e il verso della signorina Giarrè corrono facili ed affettuosi. Ma, quando ella avrà veduto più a dentro nell'arte e nella natura umana, anche sentirà come la significazione popolare dell'affetto ami con maggior semplicità più raccoglimento e intensità più eloquente; e allora si accosterà più da presso alla buona poesia, della quale alcun raggio vivo balena in questi primi versi" (Opere, V, Bologna 1891, p. 213).
La G. non riuscì a mettere in pratica i suggerimenti del Carducci. I suoi componimenti restarono semplici e spontanei, e, per quanto curata, l'armoniosa melodia dei versi non raggiunse mai le vette dell'autentica poesia. Quanto ai contenuti, prevalse più tardi l'intento moralistico e pedagogico che ben si conciliava con il contemporaneo esercizio dell'attività didattica. La G., che fu anche apprezzata scrittrice di prose (in cui riversò un'arguzia tutta fiorentina), pubblicò le sue poesie in alcune antologie destinate ai fanciulli e collaborò a numerosi periodici, fra i quali il Giornale dei bambini, diretto da F. Martini, e la Rassegna nazionale. Negli ultimi anni di vita alcuni suoi rispetti, stornelli toscani e proverbi rimati furono ospitati nella rivista Cordelia, diretta da I. Baccini. Altri suoi componimenti, proprio per il loro ritmo facile e armonioso, furono musicati: è il caso di brevi poesie quali La margherita, La cedrina, La ginestra, L'edera, che compaiono nel volume di Rime, edito nel 1878 da Sansoni (Firenze), nel quale ella raccolse parte della sua precedente produzione poetica. Presso la casa editrice Bemporad (Firenze), nel 1896, videro invece la luce le sue Fra zia e nipote. Novelline in versi.
Composte in verso martelliano e illustrate da P. Massani, incontrarono il gusto popolare ed ebbero un discreto successo di pubblico. Di argomento mistico sono infine alcuni sonetti scritti fra il 1904 e il 1906 dalla G., che ebbe una profonda religiosità e che nell'intero arco della sua vita fece parte di numerose istituzioni di carità e di beneficenza.
Oltre a quelle citate, tra le composizioni della G. si ricordano: Per la venuta di re Vittorio Emanuele II in Firenze. Versi di una fiorentina, Firenze 1860; Povera Elisa, quartine in Strenna veneziana, Venezia 1866; Saffica, per le nozze Fabbrini e Ionci, Firenze 1868; L'alba e i fiori, quartine in Antologia didattica, a cura di R. Rossi, ibid. 1872; Versi, per le nozze Fabbroni-Antonacci, ibid. 1873.
Tra la musica a stampa su componimenti della G.: Ad una bambina, Milano 1869; L'edera, ibid. 1872; La margherita, ibid. 1872; Il cipresso, ibid. 1872; L'amaranto, ibid. 1882 (tutti musicati da G. Palloni e pubblicati da Ricordi); La margherita, musica di L. Caracciolo, ibid. 1884; Non cambia mai, musica di S. Nasalli Rocca, ibid. s.n.t.; La stella della laguna, musica di A. Busi, Bologna s.n.t.; Le lodolette, musica di A. Bedini, Bergamo s.n.t.
La G. morì a Firenze il 7 marzo 1906.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Pubblica Istruzione, Dir. gen. Istruz. sup., Personale insegnante, II versam., I serie, b. 29. La bibliografia è molto scarna. Si vedano: O. Greco, Biblio-biografia femminile ital. del XIX secolo, Venezia 1875, p. 257; G. Carducci, Opere, II, Bologna 1889, pp. 449, 452; C. Catanzaro, La donna italiana nelle scienze, nelle lettere, nelle arti. Diz. biogr. delle scrittrici e delle artiste viventi, Firenze 1892, p. 82; A. De Gubernatis, Dictionnaire international des écrivains du monde latin, Rome-Florence 1905, p. 720; M. G.-Billi, in Rivista di Roma, X (1906), 5, pp. 229 s.; P. Ghignoni, Per due donne ital. scomparse, in Rassegna nazionale, 16 apr. 1906, pp. 543-547; D. Martelli, Corrispondenza inedita, a cura di A. Marabottini - V. Quercioli, Roma 1978, pp. 24, 36, 46, 133, 210, 242, 258-262; G. Casati, Manuale di letture per le biblioteche, le famiglie e le scuole, Milano 1921, p. 153; I. De Blasi, La donna ital. nell'Ottocento, Firenze 1930, p. 281; E. Caramelli, Figure di altri tempi, Firenze 1931, pp. 147-183; G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano 1934, p. 1184; P. Dini - F. Dini, Diego Martelli. Storia di un uomo e di un'epoca, Torino 1996, pp. 108, 191, 212 s., 234, 387, 401, 424 s., 433, 437.