FONTANELLA, Marianna (in religione Maria degli Angeli)
Nacque a Torino il 7 genn. 1661 da Giovanni Donato e da Maria Tana dei signori di Santena.
La famiglia, appartenente alla piccola nobiltà piemontese, ma originaria della Lombardia, era di condizione agiata (per la genealogia corretta, v. Marino). Il padre, Giovanni Donato (m. 1669), aveva sposato Maria Tana di Chieri. di famiglia senatoria e imparentata per parte di madre con s. Luigi Gonzaga, che gli portò in dote una parte della signoria di Santena. La F. era la terz'ultima di dodici figli. Secondo la consueta strategia famigliare, unico erede del patrimonio fu Giovanni Battista (1657-1738), che, dopo aver riassestato le sorti finanziarie del casato, deterioratesi prima della morte del padre, ricopri importanti incarichi burocratici; nel 1699-1700 ottenne il feudo e il titolo comitale di Baldissera. I due cadetti, Federico Francesco (1662-1733) e Spirito Emanuel (n. 1663), vennero estromessi dalla successione, ricevendo in cambio una pensione annua dal fratello. La stessa sorte toccò alle ragazze: ad eccezione, infatti, di Elena Cristina (n. 1659), sposata al conte Paolo Giuliano Lodi di Capriglio, le altre sei, compresa la F., furono avviate al monastero.
Nel 1673, seguendo la sorella Clara Cecilia in occasione della vestizione e imponendo la propria permanenza in convento con un sotterfugio, la F. ottenne di restare un anno come educanda nel monastero cistercense di S. Maria della Stella detto di Rifreddo, a Saluzzo. Nel 1675, rientrata suo malgrado dal convento a causa di una malattia, si vide affidare dalla madre la conduzione della casa. Ma, nonostante i progetti di matrimonio caldeggiati dalla famiglia (e spesso riservati alle minori, in modo da procrastinare nel tempo l'esborso della dote), dopo l'incontro con il padre carmelitano Francesco Antonio di S. Andrea in occasione dell'esposizione della S. Sindone, maturò la decisione di prendere il velo nell'Ordine delle carmelitane scalze, prescelto, discostandosi dalla tradizione familiare, proprio per la massima austerità di vita prevista dalla regola.
Anche nella scelta del monastero la F. dovette superare l'opposizione della madre e del fratello, che paventavano la regola del Carmelo per la sua salute cagionevole. Infine, nell'ottobre del 1676, concordata la dote spirituale, fu ammessa presso il monastero di S. Cristina di Torino, considerato fra i più eleganti della città.
Il convento carmelitano, infatti, fondato nel 1639 da madama reale, Cristina di Francia, godeva della protezione delle duchesse regnanti e, accogliendo di preferenza le ragazze provenienti dalle famiglie più nobili, si trovava naturalmente legato agli ambienti di corte.
Il 7 novembre la F. fece testamento rinunciando ai beni terreni, come era previsto al momento dell'entrata in convento (secondo una prassi che permetteva, ottemperando al voto di povertà, di escludere di fatto le femmine dalla successione paterna), e il 19 prese il velo, scegliendo il nome di Maria degli Angeli. L'anno seguente, il 26 dic. 1677, emise la professione solenne, nonostante una lunga malattia che aveva messo in forse la sua permanenza in monastero. All'intemo di esso, il suo impegno fu fin dall'inizio costantemente visibile e sempre più rilevante: fra il 1681 e il 1691 ricoprì gli incarichi di infermiera e di addetta alla ruota. Nel 1691 venne eletta maestra delle novizie, nel 1694 priora (con dispensa della S. Sede a causa dell'età), nel 1697 nuovamente ruotara. Dal 1700 fino alla sua morte ricoprì, alternatamente, ogni triennio, le due massime cariche, ossia quelle di maestra delle novizie e di priora.
Fu suo direttore spirituale prima il carmelitano Lorenzo Maria di S. Michele e dal 1694 il padre provinciale dell'Ordine, Michele di S. Teresa, confessore del monastero. Superato il periodo di difficoltà, si ebbero, secondo la sua Autobiografia, le prime manifestazioni di santità, che coincisero con il matrimonio mistico, avvenuto il 14 dic. 1690, e si palesarono attraverso visioni, estasi (divenute quasi quotidiane a partire da quella data), divinazioni e guarigioni miracolose.
La fama di santità, unita alla sua posizione in monastero e ai legami di cui godeva il convento stesso, accrebbe l'influenza della F. al di fuori del chiostro e la portò a coltivare stretti rapporti con la corte e soprattutto con la casa regnante, secondo uno stereotipo - quello delle cosiddette "sante vive", consigliere del principe - invalso nel secolo precedente. Ma anche all'interno della città la sua presenza fu costantemente avvertita, specie tramite l'attività assistenziale svolta nonostante la clausura, in particolare durante il momento drammatico dell'assedio di Torino da parte delle truppe francesi nell'estate del 1706.
A questa attività si aggiunge quella della fondazione di un nuovo convento del Carmelo: nel 1701, durante il suo priorato, dietro suggerimento dell'oratoriano Sebastiano Valfré vennero iniziate le pratiche per aprire una casa di carmelitane scalze a Moncalieri. Il 7 luglio venne il consenso del sovrano, nel luglio seguente quello del Consiglio della città. Il 14 sett. 1703, nel parlatorio di S. Cristina, fu firmato l'atto di fondazione del convento di S. Giuseppe della Madre di Dio. Due giorni più tardi vi si trasferì un nucleo di tre monache a cui la F. fece per lettera da guida spirituale fino alla fine dei suoi giorni.
La morte sopraggiunse nel convento di S. Cristina a Torino il 16 dic. 1717, in odore di santità.
Dietro pressione della famiglia, cui giovava la presenza di una santa per il lustro del proprio casato, e dietro l'appoggio incessante della casa regnante, che caldeggiava allo stesso modo l'innalzamento agli altari della F., i processi di canonizzazione vennero avviati a Torino nel 1722; tutto l'andamento della causa di beatificazione è caratterizzato dalla celerità e dalle deroghe concesse ai tempi usuali. Innocenzo XIII riconobbe i processi il 21 aprile dell'anno seguente; Benedetto XIII concesse, dietro pressioni della corte sabauda, il 31 luglio 1724 la dispensa per aprire il processo a Roma, nonostante non fossero trascorsi i dieci anni previsti dalla chiusura del processo informativo. Il 28 ag. 1725 furono inseriti agli atti gli scritti della Fontanella. Il 17 sett. 1748 Benedetto XIV, cedendo alle pressioni dei postulatori della causa (cioè l'Ordine carmelitano della provincia piemontese, sostenuto dal re Carlo Emanuele III), diede dispensa affinché si passasse alla discussione dell'eroicità delle virtù, e questo nonostante non fossero trascorsi i 50 anni previsti dalla morte. Pio VI, il 5 maggio 1778, emise il decreto che proclamava la virtù della F. in grado eroico. Con il decreto di Pio IX del 25 aprile 1865, venne dichiarata beata.
Tra i suoi scritti, tuttora inediti e conservati presso l'Archivio del Carmelo di S. Giuseppe a Moncalieri, si ricorda l'Autobiografia, redatta verso il 1709 per ordine dei superiori, in cui, in stile curiosamente scarno e veloce, evitando gli stereotipi più comuni, la F. narra la propria vita dalla nascita al 1699. Le opere spirituali sono: il Libro delle relazioni (ms.), I Divoti pensieri e teneri affettisull'espettazione del parto di Maria Vergine, pubblicati, insieme con gli Esercizi spirituali, le Indicazioni delle, meditazioni per due settimane, la Direzione delle azioni del giorno per tutto l'anno e la Novena in preparazione alle feste dell'Assunzione della ss. Vergine, a Torino nel 1866, quando la beatificazione rilanciò la notorietà della Fontanella. Di particolare utilità per ricostruire la sua vita interiore, sono le lettere indirizzate al direttore spirituale Lorenzo Maria di S. Michele, per il periodo 1678-1693. In esse la F. dà conto giorno per giorno dei suoi travagli religiosi, ma dimostra anche la propria partecipazione alla vita civile tramite la fitta corrispondenza politica con numerosi personaggi della corte sabauda e con i regnanti stessi, quali Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, suo figlio Vittorio Amedeo II (1669-1728), la moglie di questo Anna di Orléans.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Torino, Archivio Fontanella di Baldissero, cartt. 4, m. 8; 5, m. 8; II, m. 3; Archivio segr. Vaticano, Sacra Congregazione dei Riti, Processus, 3054-3061; Index ac status causarum beatificationis servorum Dei eicanonizationis beatorum, Roma 1979, p. 290; Roma, Bibl. dell'Ist. della Encicl. Italiana, A. Manno, Il patriziato subalpino (datt.), s. v., pp. 371-373; Elia di S. Teresa, La diletta del Crocifisso, vita della venerabile madre suor Maria degli Angioli..., Venezia 1735; Sacra Rituum Congregationis, Beatificationis et canonizationis venerabilis servae Dei sororis Mariae ab Angelis..., Romae 1848-1865; A.M. Teppa, Vita della venerabile Maria degli Angeli..., Torino 1864; Anselmo di S. Luigi Gonzaga, Compendio della vita della b. Maria degli Angeli, Roma-Palerino 1865; A. Bosio, Vita e miracoli della suor Maria degli Angeli..., Torino 1865; Anselmo di S. Luigi Gonzaga, Vita della b. Maria degli Angeli..., Torino 1866; F.-I.-J. Labis, Vie et opuscules de la bienheureuse Marie des Anges..., Paris-Leipzig 1867; Marie-Semin de St André, Vie de la bienheureuse Marie des Anges..., Bruxelles 1868; Giovanni Bosco, Vita della b. Maria degliAngeli..., Torino 1868; G. O'Neill, Blessed Mary of the Angels. A biography, New YorkLondon 1909; Benedetto Maria di S. Teresa, La beata Maria degli Angeli, Milano 1934; P. Stella, Don Bosco nella storia della religione cattolica, Città di Castello 1968, II, pp. 480-483; Angela Lostia di S. Sofia, Spiritualità carmelitana e teologia spirituale nel tardo Seicento piemontese (la madreMaria degliAngeli e il suo carteggio con padre Lorenzo Maria di S. Michele), tesi di laurea, Facoltà di lettere, Università di Torino, a.a. 1984-1985; Ead., Storia di Torino, Roma 1988, pp. 82-87; Bibl. sanctorum, VIII, coll. 966-968 (s. v. Maria degliAngeli, beata).