BRIGHENTI, Marianna
Nacque a Massa Finalese (Modena) l'8 ott. 1808, secondogenita di Pietro, avvocato, e di Maria Galvani.
Abbandonato lo studio dell'incisione per motivi di salute, la B. si dedicò al canto, di cui fu allieva del padre, insieme con la sorella minore Anna. Nel maggio 1829 esordì a Bologna nel teatro privato di E. Loupe con la rossiniana Semiramide e il 7 novembre di quell'anno cantò al Teatro di Corte di Modena nella prima esecuzione della Zaira di A. Gandini, sostituendo con grande successo la protagonista Orsola Corinaldi. Da allora le sue doti musicali, il suo "squisito sentire" (Gandini) e la sua avvenenza le procurarono totali consensi durante quasi un decennio di carriera nei teatri italiani e stranieri. La B. fu, infatti, eccellente protagonista delle opere Giulietta e Romeo di N. Vaccai e Gli Arabi nelle Gallie di G. Pacini al Teatro dei Rinnovati di Siena (luglio 1830), La Vestale di Pacini e Aureliano in Palmira di Rossini al Teatro Municipale di Piacenza (carnevale 1829-30), Ilbarbiere di Siviglia (carnevale 1830-31) e Otello di Rossini (primavera 1831) al Teatro Bonacossi di Ferrara, Ilpirata di Bellini al Teatro dell'Aquila di Fermo (agosto 1831). In questa interpretazione fu specialmente ammirata, come anche nelle successive riprese in diversi teatri, per la sua "perfetta intelligenza dell'arte" (Bustico). Altre sue trionfali esecuzioni furono quelle dell'AnnaBolena diDonizetti e della Straniera di Bellini nell'aprile 1833, in occasione dell'apertura del Teatro Petrarca di Arezzo (e successivamente nel dicembre dello stesso anno al Teatro Rossi di Pisa), della Norma al Teatro Novo di Novara nel novembre 1834, dell'Elisa e Claudio di S. Mercadante e della Nina pazzaper amore di P. A. Coppola al Teatro Carlo Felice di Genova nell'ottobre 1835. Recatasi nel 1836, insieme con il padre e la sorella Anna, in Portogallo, cantò ancora l'Otello al Teatro S. Carlo di Lisbona; fu poi a Oporto nel 1837 e di lì passò a Madrid, ripresentando in queste città La straniera di Bellini, e includendo nel suo repertorio rossiniano anche La donna del lago. Nel 1838 tornò in Italia, avendo abbandonato il progetto di una tournée in America, e nel settembre, al Teatro del Condominio di Pavia, fu protagonista della Beatrice di Tenda di Bellini, opera che venne rappresentata per la visita alla città dell'imperatore Ferdinando I d'Austria.
Dopo aver cantato a Vicenza, la sua malferma salute - era tornata dalla Spagna, infatti, con i bronchi malati - la indusse a ritirarsi in una villa poco distante da Modena, a Campiglio, sulle sponde del Panaro. Nel dicembre 1839 partecipò, tuttavia, a un'accademia vocale-strumentale in un teatro privato di Modena in compagnia del violinista toscano Vittorio Bianchi e questa fu l'ultima sua apparizione sulle scene. Qualche tempo dopo seguì la famiglia a Forlì, dove il padre era stato nominato da Pio IX giudice supplementare. Morti i genitori, la B. fu dapprima istitutrice in casa del conte Pepoli a Bologna, poi, con la sorella Anna, s'industriò a dirigere una scuola femminile a Modena, dando nel contempo lezioni d'italiano e di canto, ma i risultati non furono soddisfacenti e le due sorelle caddero in miseria.
A distanza di circa due anni dalla morte della sorella (11 apr. 1881), la B. morì a Modena il 31 genn. 1883. Nominata socia dell'Accademia filarmonica di Bologna nel 1831, lo fu in seguito anche dell'Accademia filarmonica di Bergamo e di quella di Madrid.
La B. ebbe voce di soprano non molto potente, ma di grande dolcezza e di timbro gradevolmente brillante. Alla bravura tecnica nell'eseguire con naturalezza i più difficili passi di agilità unì una straordinaria sensibilità musicale che le permise d'interpretare ruoli lirici e drammatici con pari successo. La sua cultura e la sua arte le meritarono numerosi ammiratori, fra i quali sono da ricordare i poeti e letterati A. Cagnoni, A. Peretti, L. Cerretti, P. Giordani, D. Strocchi, ma sopra tutti Giacomo Leopardi, che conobbe nel luglio 1825 in casa sua a Bologna, destando in lui un sentimento amoroso che "se non fu corrisposto, fu almeno nobilmente compreso" (Costa, 1889), sentimento di cui entrambi serbarono cara memoria. Alcuni anni dopo, il 21 ott. 1829, Paolina Leopardi, per incarico dello stesso fratello Giacomo, scrisse alla B. per chiedere notizie della famiglia, cordialmente amata da Giacomo: fu questo l'inizio di un lungo, interessante carteggio (le lettere più importanti sono quelle scritte dal 1830 al 1840), nutrito d'affetto e di comprensione, al quale presto prese parte anche Anna Brighenti.
Dal 1829 al 1869, anno della morte di Paolina, l'amicizia della B. con la sorella del Leopardi durò inalterata e fu di scambievole aiuto e conforto.
Bibl.: A. Gandini, Cronistoria dei teatri di Modena dal 1539 al 1871, Modena 1873, I, pp. 374 s.; II, pp. 95 s.;E. Costa, Lettere di P. Leopardi a M. ed A. B., Parma 1877; L. F. Valdrighi, Alcune ristrette biorrafite di musicisti modenesi..., Modena 1886, p. 12; E. Costa, P. Leopardi e le figlie di Pietro Brighenti, in Giorn. stor. d. lett. ital., VIII, Torino 1886, pp. 399-409; E. Costa, Note leopard., Milano 1889, pp. 16 s., 21 s., 23 s., 59-69; E. Boghen Conigliani, La donna nella vitae nelle opere di G. Leopardi, Firenze 1898, pp. 122-169; G. Mestica, Studi leopardiani, Firenze 1901, pp. 110 s., 179 s.; G. Bustico, Un'artista d'altri tempi. M. B., in Riv. teatrale italiana (d'arte lirica e drammatica), II(1902), n. 3, fasc. 4, pp. 153-157; G. Pascal, La sorella di G. Leopardi, Milano 1921, pp. 1-4 e passim.