MARIANI DELLA CORNIA, Antonio
MARIANI DELLA CORNIA (Della Corgna, Della Cornia), Antonio. – Nacque a Milano da Bernardo, probabilmente nel 1584.
Dal 1625 è documentato a Roma, dove operò a lungo come pittore e come estimatore di opere d’arte; nell’ottobre di quell’anno dichiarava di aver dipinto un quadro con «la figura di Sant’Elena con l’Inventione della Santissima Croce» (Boidi Sassone).
Tra i suoi committenti più illustri furono la famiglia Barberini, il cardinale L. Ludovisi, la famiglia Maccarani, Giulio Mazzarino (allora diplomatico pontificio), la corte sabauda e il cardinale Fabio Chigi. Ludovico San Martino d’Agliè marchese di San Damiano, ambasciatore sabaudo a Roma, lo definì «intendente della diversità delle maniere de’ pittori per dar giuditio de’ quadri migliori essendo egli unico in questa materia in Roma», precisando che la sua «fama» era «più nel giudicare, che nell’operare di propria mano» (Di Macco, p. 194).
Nel 1631 il M. eseguì per la famiglia Barberini una copia dello Sposalizio di s. Caterina del Correggio (Antonio Allegri; ora Parigi, Louvre), destinata a Cassiano Dal Pozzo (D.L. Sparti, Le collezioni Dal Pozzo…, Modena 1992, pp. 109-112) e una tavola «di Nostro Signore» (Pollak); due anni dopo curò l’inventario della collezione del cardinale Ludovisi e si occupò degli acquisti di opere d’arte ancora per conto della famiglia Barberini. Gli anni successivi furono quelli delle committenze Maccarani e di Mazzarino, che tra il 1634 e il 1635 commissionò al M. una serie di dipinti, come testimoniato nell’archivio della famiglia Maccarani (Di Macco, pp. 209 s.). Il 15 apr. 1635 il M., in seguito a una proposta di San Martino d’Agliè, partì per la corte sabauda, dove rimase un paio di mesi durante i quali realizzò l’inventario dei quadri del duca Vittorio Amedeo I (Baudi di Vesme).
Il catalogo, contenente le schede delle opere del palazzo di Torino, della residenza Mirafiori e del castello di Rivoli, è ordinato per quadri, pittori, qualità dei dipinti e misure; si conclude con una Nota in cui i pittori sono distinti in tre classi: «Prima classe degli eccellentissimi», «Seconda classe degli eccellenti», «Terza classe de’ buoni», al fine di suggerire l’indirizzo dei futuri acquisti del duca (Di Macco). Per quanto steso con propositi di oggettività, l’inventario sabaudo è uno strumento molto utile per conoscere la propensione culturale del M.; alcune annotazioni in margine alla descrizione delle opere inventariate sono indicative del suo modo di vivere e delle sue scelte di stile. Il M. non dimenticò mai la precettistica sull’arredo e sulla destinazione dei quadri all’interno delle sale, tanto da fornire per ogni opera inventariata una riflessione collezionistica. Intervenendo consistentemente nell’arredo del palazzo sabaudo, il M. fece entrare in collezione tredici opere proprie, tra cui il dipinto Erodiade che suona il liuto (Torino, Galleria Sabauda), giudicato dallo stesso M. «dei suoi migliori» (Di Macco, p. 196), nel quale impostazione e taglio delle figure rimandano al Cinquecento veneto. Delle altre tele, una serie di nove sante e un Salvatore furono collocati nella camera reale. È probabile che la S. Cecilia del Circolo ufficiali di Torino, ritratta a mezzo busto, facesse parte della serie delle sante.
Tornato a Roma, nel 1636 il M. realizzò una copia di una Madonna del Correggio per Mazzarino e nel 1639 i dipinti con Sansone e Dalila e Lot e le figlie destinati alla Francia, come attesta il pagamento del 1639 annotato nel libro mastro della famiglia Barberini (Aronberg Lavin).
Dal 1632 al 1639 il M. dimorò in vicolo degli Otto Cantoni con il fratello Enrico e il pittore Andrea Pancrazio da Terni; in quell’abitazione iniziò a collezionare quadri, mobili e argenti, come è attestato dall’inventario dei beni redatto dopo la sua morte (Di Macco).
Nel giugno 1640 sposò Angela Adobata, dopo aver appena rifiutato, proprio in vista del matrimonio, l’invito di Mazzarino a recarsi in Francia; da questo legame nacquero i figli Giulia, nel 1641, e Francesco, nel 1647.
Il M. compare nei documenti dell’Accademia di S. Luca, con il titolo di censore, nella seduta del 5 ag. 1640 e come «stimatore delle pitture» nel 1643 (ibid., p. 211).
Nel 1646, per volontà di Paolo Maccarani, il M. realizzò L’Assunta di S. Maria dell’Umiltà, collocata sull’altare maggiore della cappella progettata da Martino Longhi il Giovane. Per la stessa chiesa eseguì una serie di santi: S. Elena, S. Maria Maddalena e S. Francesco, in cui sono evidenti i riferimenti stilistici a G. Baglione e ad A. Camassei. Nel 1653, per volere del cardinale Fabio Chigi (futuro papa Alessandro VII), il M. ritoccò i quattro tondi di F. Salviati nella cappella di famiglia in S. Maria del Popolo (ibid., p. 212).
Il 22 genn. 1654 lasciò le proprie disposizioni testamentarie nominando sua moglie tutrice dei figli nonché erede universale (con obbligo di mantenere la condizione vedovile e di compilare distintamente, alla morte del testatore, l’inventario dei beni); tra gli esecutori testamentari, P. Maccarani, l’abate E. Benedetti e il cardinale F. M. Marino.
Il M. morì a Roma il 29 genn. 1654, quando doveva avere circa settanta anni (Di Macco).
Fonti e Bibl.: A. Baudi di Vesme, La Regia Pinacoteca di Torino, Appendice, in Le Gallerie nazionali italiane, III, Roma 1897, pp. 35-68; O. Pollak, Die Kunsttätigkeit unter Urban VIII., I, Wien 1928, p. 337; Schede Vesme, II, Torino 1966, p. 404; M. Aronberg Lavin, Seventeenth century Barberini documents and inventories of art, New York 1975, p. 11 n. 91; A. Griseri, Ancora una proposta per A. Della Cornia, in Studi piemontesi, XX (1991), 2, pp. 383 s.; A. Boidi Sassone, Una lettera del pittore A. Della Cornia, ibid., XXI (1992), p. 135; P. Michel, Rome et la formation des collections du cardinal Mazarine, in Histoire de l’art, XXI (1993), p. 6; M. Di Macco, Note su A. M. Della Corgna: pittore «insigne nel copiare» e «stimatore delle pitture», in Studi in onore di Giulio Carlo Argan, Firenze 1994, pp. 192-217; Allgemeines Künstlerlexikon (Saur), XXI, p. 254 (s.v. Cornia).