ZAMORANI, Maria
Nacque a Ferrara il 4 Novembre 1893, da Zaccaria ed Eugenia Padoa, appartenenti a un'antica famiglia ebraica di origine spagnola.
Dopo aver frequentato il liceo classico Ludovico Ariosto di Ferrara, si licenziò il 16 luglio del 1911 con il massimo dei voti e la menzione onorevole della commissione giudicante. Si iscrisse alla facoltà di medicina laureandosi con lode a Genova nel 1918, con una tesi sulle lesioni giovanili delle arterie a tipo di aterosclerosi. Tale fu la passione e l’interesse per la ricerca sperimentale che già negli anni precedenti la laurea, durante le pause didattiche, sotto la guida di Alberto Michelangelo Luzzatto svolse un’intensa attività laboratoriale e di pratica medica, come testimoniano alcuni articoli di cui fu coautrice (A. M. Luzzatto - F. Ravenna - M. Zamorani, I fondamenti dottrinali della colorazione istologica, in Lo sperimentale, V (1913), p. 753; Idd., Sul comportamento delle emazie granulose in condizioni patologiche differenti dall’anemia, in Pathologia, VI (1913-14), pp. 850-65).
Il suo impegno e le capacità dimostrate determinarono prima la sua nomina ad assistente straordinaria nella sezione medica presieduta da Luzzatto e successivamente da Cesare Minerbi, poi, nel 1920, l’acquisizione del ruolo di assistente in ospedale, su proposta del consiglio di direzione sanitaria dell’arcispedale, dopo il severo vaglio di una commissione costituita dai sanitari Minerbi, Lucio Badia e Luzzatto, quest’ultimo nelle vesti di relatore (Archivio di Stato di Ferrara, Fondo storico Arcispedale S. Anna, Atti amministrativi, 6 Marzo 1920, prot. n. 1081/114, oggetto: nomina assistenti).
Sempre sotto la guida e il patrocinio di Luzzatto, svolse alcune comunicazioni nelle sedute ordinarie dell'Accademia delle scienze di Ferrara. Il 30 novembre 1916, sul Contributo all’anatomia patologica degli itteri infettivi (ittero pneumococco-ittero tubercolare); il 20 novembre 1920 su un Vasto ematoma intrasplenico in un caso di leucemia ad emocitoblasti; il 26 luglio 1921 Sui rapporti fra pigmenti lipoidi nell’ittero e nell’emolisi; e infine, il 26 luglio 1921, con il Contributo allo studio clinico della sclerosi a placche e forme affini nella provincia di Ferrara presentò il frutto delle sue ricerche scientifiche in corso e già oggetto di sue pubblicazioni. Ai sensi dei decreti ministeriali del 29 agosto 1929 e 15 maggio 1930 acquisì la specialità in pediatria, cominciando così a esercitare con passione la professione di medico per l’infanzia. Sempre negli stessi anni avvenne l’inserimento ufficiale nell’Accademia delle scienze di Ferrara, in veste di socio ordinario: Zamorani fu una delle poche donne a diventare accademica in quegli anni (come riportato in Atti dell’Accademia delle scienze mediche e naturali di Ferrara, s. 2, CVII-CVIII (1929-31), p. XVII).
Tra le sue pubblicazioni, si ricordano Contributo alla patogenesi di alcune forme di ittero infettivo (ittero da polmonite, ittero tubercolare) (Firenze 1917); Sui rapporti tra pigmenti e lipoidi nell’emolisi e nell'ittero (scritto con Luzzatto, in Biochimica e terapia sperimentale, VIII (1921), p. 289); Contributo allo studio clinico della sclerosi a placche e delle forme affini (in Rivista sperimentale di freniatria, XLVI (1922), pp. 428-457).
Fin qui i suoi meriti di studiosa, di ricercatrice, di pediatra molto apprezzata in città e provincia per la sua professionalità, dedizione e disponibilità nei confronti dei malati e della popolazione in generale. La sua storia personale, come di altri della comunità ebraica ferrarese, venne in seguito sconvolta a partire dalla emanazione delle leggi razziali del 1938, che determinarono una serie di conseguenze drammatiche sul piano personale tanto da minare profondamente il suo stato di salute. In primis fu disposta la sua sospensione dal servizio in ospedale, poi l’espulsione dall’Accademia e dalla Società di pediatria. Venne via via obbligata alla clandestinità nonostante i suoi tentativi di ottenere la cd. 'discriminazione', come recitava l’art. 14 del r.d. del 17 novembre 1938. Inutile fu la sua domanda per essere inserita nelle categorie che potevano ottenere una, seppur parziale, attenuazione delle restrizioni sancite.
Già il 31 gennaio 1939 il questore di Ferrara Enzo Visioli, cui spettava il compito di svolgere le indagini sulla condotta della richiedente e vagliarne i requisiti, diede parere sfavorevole, ulteriormente ribadito dal prefetto Francesco Palici di Suni (in servizio a Ferrara dal 1938 al 1941) che ritenne che le eccezioni presentate dalla Zamorani non fossero compatibili con l’art. 14, pur riconoscendo le sue benemerenze acquisite nell’assistenza all’Opera maternità e infanzia e al Patronato dei figli dei contadini morti in guerra e i suoi sentimenti fascisti anche prima dell’iscrizione al partito. Maria si era illusa che il pronunciamento a lei favorevole espresso da Lino Balbo, nipote del ras Italo Balbo (poi deceduto con lo zio nei cieli di Tobruk nel 1940), dal 1934 segretario della Federazione dei Fasci di combattimento di Ferrara, con documento dell’8 marzo 1939, inviato alla prefettura locale, fosse sufficiente a garantirle una parziale immunità. La decisione definitiva venne presa ufficialmente dal ministero degli Interni che ribadì il rifiuto alla concessione della discriminazione (Archivio di Stato di Ferrara, Fondo prefettura-gabinetto, cat. 30, b. 150, f. 8524).
Da quel momento la vita di Maria dovette svolgersi di nascosto, come avvenne per molti altri ebrei 'discriminati'; solo un’attività ristretta all’ambito della comunità israelitica e sotto stretta sorveglianza della questura poteva essere tollerata. Nel 1943, dopo l’8 settembre, la situazione a Ferrara si aggravò dal punto di vista politico con l’eccidio presso il muretto del Castello estense perpetrato dai fascisti come ritorsione in seguito all’uccisione del federale Igino Ghisellini. In un clima di terrore, aggravato dall’occupazione di Ferrara da parte delle truppe nazi-fasciste, l’esistenza degli ebrei e di Maria divenne sempre più pericolosa. Sentendosi sorvegliata e seguita, si allontanò dal suo domicilio – come rileva una nota della guardia di pubblica sicurezza (Archivio di Stato di Ferrara, Fondo questura-gabinetto, cat. A8, Ebrei, b. 7, f. 165, 26 febbraio 1944). che la ritenne sfollata e di domicilio sconosciuto – per trovare rifugio presso l’ospedale, dove altri correligionari si erano nascosti. Il 3 marzo la direzione sanitaria dell’arcispedale S. Anna comunicava alla questura di Ferrara che il giorno prima era stata ricoverata la dott.ssa Maria Zamorani,«di razza ebraica». Il 17 Marzo 1944 il primario Gioan Battista Dell’Acqua diagnosticava della stessa uno stato di salute precario e bisognoso di cure particolari da praticare in ambito ospedaliero. In risposta il questore, il 20 marzo, in una nota riservata, chiedeva alla direzione sanitaria di soprassedere alle dimissioni e di consegnare «l’ebrea» alla polizia per un suo trasferimento al campo di concentramento (ibid., 20 marzo 1944). Il 22 aprile, in una nota con oggetto «internamento ebrei», il questore comunicava la traduzione straordinaria di sei ebrei, fra cui la stessa Maria, al campo di concentramento di Fossoli (Modena) e l’8 maggio avveniva la consegna alla Guardia nazionale repubblicana (ibid.). Alcuni giorni dopo, dal campo di Fossoli – luogo di raccolta e di smistamento degli ebrei imprigionati – si svolse la partenza del convoglio per Auschwitz, con arrivo a destinazione, dopo un viaggio massacrante, la sera del 22 maggio del 1944; il convoglio fu scaricato solo all’alba del giorno dopo, per il troppo affollamento di treni allo scalo.
Non è dato di conoscere come Maria morì, se immediatamente al suo arrivo o poco dopo, perché alcuna testimonianza in merito è stata ritrovata.
L. Sandri, L’arcispedale S. Anna di Ferrara fra guerra e liberazione, Ferrara 1986; pp. 67-68.; A. Capristo, L’espulsione degli ebrei dalle accademie italiane, Torino 2002, p. 362; L. Picciotto, Il libro della memoria: gli ebrei deportati dall’Italia, 1943-1945, Milano 2002, pp. 77-80, 66-71; Ead., L’alba ci colse come un tradimento. Gli ebrei nel campo di Fossoli 1943-1944, Milano 2010, pp. 123-128, 229; R. Simili, Sotto falso nome: scienziate italiane ebree (1938-1945), Bologna 2010, p. 113; C. Magri, La tragica e perduta vicenda della dottoressa M. Z., in La Nuova Ferrara, 30 novembre 2014; C. Magri - I. Pesaro, Vita e morte di una scienziata ebrea ferrarese: una pediatra dimenticata della Shoa, M. Z., in Medici ebrei e la cultura ebraica a Ferrara, a cura di Associazione De humanitate sanctae Annae, Ferrara 2014, pp. 142-149; G. Zamorani, Gli Zamorani a Ferrara: dall’editto dei re cattolici alla mia famiglia, Roma 2019, pp. 84-92; M. Z., in La memoria del ricordo. Da Ferrara a Fossoli, https://www.movio.beniculturali.it/asfe/memoriadelricordodaferraraafossoli/it/33/maria-zamorani (13 ott. 2020); M. Z., in I nomi della Shoah italiana. Memoriale delle vittime della persecuzione antiebraica 1943-45, http://www.nomidellashoah.it/1scheda.asp?nome=Maria&cognome=Zamorani&id=8321 (13 ott. 2020); M. Z., in CDEC Digital library, http://digital-library.cdec.it/cdec-web/persone/detail/person-8321/zamorani-maria.html (13 ott. 2020).