FORNARI (De Fornari), Maria Vittoria
Nacque e fu battezzata col nome di Vittoria a Genova nel 1562, settima dei nove figli di Gerolamo e Barbara Veneroso, entrambi appartenenti a famiglie del patriziato cittadino.
Fin dall'infanzia diede prova di una certa fermezza di carattere e di devozione: nella memoria autobiografica, da lei stesa intorno al 1605 per ordine dei superiori, si fa anche cenno a una passeggera inclinazione per la vita religiosa. Intorno al 1577 i genitori disposero però, con il suo pieno consenso, il fidanzamento con un gentiluomo genovese, Angelo Strata; le nozze vennero celebrate il 21 marzo 1579. La coppia ebbe cinque figli: Gerolama, Emilia, Giuseppe, Leonardo e Alessandro. Ma il 30 nov. 1588 Angelo Strata morì, dopo una breve malattia, lasciando la F. in attesa di un sesto figlio. Dopo la nascita del bambino, cui venne dato il nome Angelo, la F. iniziò a frequentare la chiesa di S. Andrea, retta dai gesuiti; entrò così a far parte di un gruppo di dame devote che, sotto la guida del padre gesuita B. Zanoni, si dedicavano alla vita spirituale e alla pratica dell'orazione mentale: Zanoni divenne ben presto il suo confessore e direttore spirituale. In tal modo la F. riuscì a superare la crisi per la morte del marito e negli anni successivi si dedicò serenamente all'educazione dei figli e a opere di carità, conducendo nel contempo una vita di ascesi e perfezionamento interiore.
La fama della sua devozione finì per diffondersi al di fuori della cerchia dei familiari, soprattutto in seguito alla notizia di alcune grazie da lei ottenute con la preghiera.
Dopo la morte del figlio Alessandro gli altri figli, consentendo al desiderio della madre, a uno a uno si fecero religiosi tra il 1597 e il 1602. La F., desiderosa di ritirarsi dal secolo, aveva intanto provato, su consiglio dello Zanoni, a sottoporre un suo progetto di fondazione di un monastero femminile di stretta clausura all'arcivescovo di Genova Orazio Spinola, ottenendone però solo un vago incoraggiamento. Aveva allora messo a parte dei suoi piani una comunità religiosa femminile cittadina, ricevendo tuttavia risposta negativa. Ma nel 1602, in previsione della prossima professione dell'ultimogenito, la F. si trovò in grado di progettare concretamente la fondazione di un nuovo istituto. Tornata dall'arcivescovo con un piano preciso, ne ottenne l'approvazione necessaria. Agli inizi del 1603 lo Zanoni la mise in contatto con i coniugi genovesi Vincenzina Lomellino e Stefano Centurione, appena tornati da Napoli, città in cui avevano vissuto per tredici anni. Il progetto della F. piacque molto ai Centurione, che tuttavia speravano di far passare il monastero, una volta fondato, alla regola carmelitana, per la quale sentivano particolare predilezione. Nel corso di quell'anno aderirono al progetto della F. altre tre giovani penitenti dello Zanoni: Maria Tacchini, Chiara Spinola e Cecilia Pastori.
Le costituzioni del nuovo istituto, redatte con ogni probabilità dallo stesso Zanoni (Spinola, p. 98), vennero approvate dall'arcivescovo, coadiuvato da una commissione di religiosi e poco dopo, il 15 marzo del 1604, ottennero anche l'approvazione papale. In attesa della professione religiosa e di una sistemazione definitiva nel nuovo monastero in costruzione, di proprietà della F., le cinque compagne, seguite da alcune giovani parenti, si trasferirono in una casa vicina. Il 5 ag. 1604 l'arcivescovo Spinola diede l'abito alle prime cinque monache; la F., eletta priora, mantenne il proprio nome, facendolo precedere da quello di Maria, che tutte le monache dovevano assumere per norma.
Il nuovo Ordine, detto della Ss. Annunziata, seguiva la regola di S. Agostino; le costituzioni prevedevano, in aggiunta ai tradizionali voti di povertà, castità, obbedienza, un quarto voto di stretta clausura, da professare all'ordinario del luogo. Contrariamente ai desideri stessi della F., che avrebbe preferito l'osservanza di una clausura perpetua, l'arcivescovo Spinola consigliò e predispose, nel 1605, al momento della redazione definitiva delle costituzioni, l'apertura delle grate tre volte l'anno e la possibilità di qualche visita annuale dei parenti stretti. L'abito delle monache era bianco, turchini lo scapolare, il manto e i sandali; per tale motivo le annunziate vennero ben presto conosciute con il nome di turchine, o celesti.
Il primo anno di vita del nuovo istituto fu però contrassegnato da momenti di forte tensione tra la F. e i Centurione, soprattutto a causa dell'insistenza di questi ultimi sostenuti dai carmelitani di Genova, per far passare il nuovo monastero alla regola del Carmelo. Agli inizi del 1605 una grave malattia della F., che la portò in punto di morte, mise temporaneamente a tacere le discussioni. La F. si riprese, mentre l'8 aprile di quello stesso anno morì la Centurione (suor Maria Maddalena), da tempo sofferente. Stefano Centurione dopo la scomparsa della moglie riprese i propri tentativi di mutare l'osservanza delle annunziate. La sua ostinazione e il fermo diniego della F. divisero in due il monastero. La situazione divenne per lei quasi insostenibile, finché non intercettò casualmente, il 16 giugno 1605, una lettera segreta delle consorelle in appoggio al Centurione. La scoperta della trama le procurò una ricaduta; le monache, pentitesi dell'insubordinazione, finirono quello stesso giorno per accettare la sua volontà. Anche il Centurione, ravvedutosi, le rese pubbliche scuse. Superate le divisioni, il 7 settembre fu infine celebrata la professione solenne delle prime quattro monache; i padri somaschi divennero i confessori ordinari del nuovo istituto. Nel novembre di quell'anno Stefano Centurione, appena ordinato sacerdote, divenne cappellano del monastero. Il 28 giugno del 1608 le annunziate, ormai in numero di ventiquattro, entrarono nel nuovo monastero del Castelletto e nell'ottobre di quello stesso anno la F. venne rieletta priora; governò negli anni successivi, con molta umanità, ma distinguendosi per il rigore nell'applicazione delle regole.
Il nuovo Ordine cominciò intanto a diffondersi velocemente, prima in Francia e poi in Belgio. Anche queste fondazioni, la prima delle quali si ebbe già nel 1612 (monastero di Pontarlier), vennero promosse e sostenute dai gesuiti (Spinola, pp. 116 ss.).
Il 6 ag. 1613 le monache di Genova ottennero da Roma la conferma definitiva del nuovo istituto. Nello stesso anno morì, in odore di santità, frate Giovanni Angelo (Giuseppe), primogenito della Fornari. Nel 1615 quest'ultima, dopo tredici anni ininterrotti di priorato, lasciò la carica alla sua vicepriora Maria Giovanna Tacchini e riprese a vivere come semplice religiosa, sopportando pesanti umiliazioni durante i primi anni del duro governo della nuova priora. Morì, dopo breve malattia, il 15 dic. 1617. Fu beatificata da papa Leone XII il 21 sett. 1828.
La F. ha lasciato alcuni scritti, parzialmente inediti e conservati presso le monache annunziate di Genova: una memoria autobiografica degli anni precedenti alla fondazione del monastero, che si arresta al 1605 ed è scritta in forma di confessione; tre lettere, una delle quali riportata nel decreto di approvazione degli scritti (Roma 1728), dirette ai figli, le uniche sopravvissute di un epistolario di venti lettere. La memoria autobiografica è stata pubblicata da U. Bonzi: Mémoire autobiographique de la b. Marie Victoire de F. Strata…, in Revue d'ascétique et de mystique, XVIII (1937), pp. 394-403.
Fonti e Bibl.: Processi e varia documentazione inerente alla causa di beatificazione in Arch. segr. Vaticano, Riti 1149-1156: il volume 1153 contiene la Vita della madre M.V. fondatrice delle monache della Ss.ma Annontiata di Genova. Stesa da suor Maria Geltrude della Ss.ma Annontiata al secolo Centurione, alla quale la Vita della madre suor Maria Maddalena Centuriona prima compagna della madre M.V. nel fondare l'Ordine della Ss.ma Annontiata (il ms. è datato "dicembre 1643"). Si vedano, inoltre, le seguenti fonti edite: F. Melzio, Della vita ammirabile della b. m. M. V. F., Genova 1631 (trad. francese di F. Guyon, Lyon 1631); F.A. Spinola, Vita della beata M.V. F., Genova 1649; P. Collet, Vie de la vénérable Marie Victoire F., Paris 1771 (trad. it., Genova 1780); S. R. C. beatificationis et canonizationis… Mariae Victoriae de Furnariis Strata, Romae 1729-1828; [G. Torretta] Vita della b. m. V. F. Strata, Roma 1828 (vita pubblicata anche nel 1829 senza indicazione di luogo in occasione della beatificazione). Sulla vita e l'attività della F. si veda, infine: L. Grillo, Elogi dei liguri illustri, Torino 1846, II, p. 50; F. Dumortier, La b. Marie Victoire F., Bar-le-Duc 1902 (trad. it., Genova 1918); U. Bonzi, Contributo allo studio della mistica ligure. M.V. de F. Strata studiata nelle sue pagine autobiografiche, in Il Raccoglitore ligure, III (1934), 5, pp. 9-10; Bibliotheca sanctorum, V, coll. 969-971; Enciclopedia cattolica, V, col. 1529; Dict. de spiritualité, X, Paris 1980, coll. 598-600.