MARCHETTI (Marchetti Fantozzi), Maria Vincenza
Nacque il 4 apr. 1761, forse a Venezia. Il padre, Baldassarre, è verosimilmente identificabile con un cantante d'opera, basso buffo. Il 29 ag. 1775 la M. fu ammessa all'ospedale dei Mendicanti, avendo maestri e maestre riconosciuto la "buona qualità, et abbilità" della sua voce (Gillio, p. 146). Tra i "cori" dei quattro ospedali veneziani, quello dei Mendicanti era il più rinomato, soprattutto per il valore delle voci soliste, definite dall'abate J. Richard le più belle d'Italia. A meno di un anno dall'ammissione la M. esordì, nel ruolo del personaggio eponimo, nell'oratorio Joas rex Juda composto dal maestro del coro F. Bertoni. Un debutto tanto precoce e importante può essere evidentemente spiegato soltanto dalla sua condizione di figlia d'arte. Da quel tempo al 1780 fu interprete principale di altri dieci oratori e dialoghi, composti ancora da Bertoni nonché da F. Alessandri, G. Avanzini, F. Bianchi, G. Paisiello. Con lei cantavano altre giovani votate a celebrità internazionale come Adriana Ferrarese, prima Fiordiligi mozartiana, e Cecilia Giuliani. In seguito al tracollo economico dell'istituzione i congedi delle "figlie" - che fino ad allora erano concessi quasi esclusivamente per matrimonio o per monacazione - furono alquanto facilitati; così, il 6 genn. 1781, non si opposero difficoltà a concedere alla M. le dimissioni affinché andasse a convivere con la sorella. Per quale motivo, contrariamente alle consuetudini, non fosse riconsegnata al padre può essere spiegato dal fatto che Baldassarre, dal 1779 al 1789, svolse attività teatrale a San Pietroburgo.
È verosimile che già prima del congedo fossero intervenuti accordi in merito a un ingaggio: neppure un mese più tardi, il 3 febbr. 1781, la M. debuttò infatti alla Scala di Milano nell'Antigono di P. Anfossi e L. Gatti. Tra gli interpreti dell'opera figurava Apollonia Marchetti Mattei, cantante in carriera da più di dieci anni e forse sua parente nonché mediatrice della scrittura. Sempre nel 1781 la M. si esibì a Pavia e ad Alessandria; nel carnevale 1783 a Modena, in Zenobia, fu in un cast dove figurava il tenore Angelo Fantozzi, un artista affermato con il quale dovette convolare a nozze nell'estate 1783 giacché sin dal successivo autunno, al teatro di Treviso, assunse il nome di Maria Fantozzi. Da allora e per più di vent'anni la carriera della M. si svolse parallelamente a quella del marito.
La ragione del cambiamento del nome - da Vincenza Marchetti a Maria Fantozzi - non è difficile da comprendere: Treviso era nella Repubblica di Venezia e in quello Stato poteva essere invocato il rispetto della norma che vietava alle figlie degli ospedali di esibirsi in pubblici teatri; di qui il tentativo della M. di mimetizzarsi.
Dopo essere stata attiva nei teatri di Cremona, Reggio nell'Emilia, Livorno e Firenze, la M. si stabilì a Napoli (1785-86), ingaggiata dal regio teatro del Fondo, dove fu prima donna in sette opere, alcune anonime, altre di F. Cipolla, Chr.W. Gluck, G. Millico, G. Tritto. Ancora nel 1785 fu interprete con G. Aprile della cantata Il ritorno di Perseo di Paisiello e, nella quaresima del 1786, cantò nell'oratorio Il sacrificio d'Abramo di D. Cimarosa. Lipowsky riferisce che a Napoli, il 14 marzo 1786, diede alla luce la figlia Giuseppina, affidata fino all'età di nove anni ai nonni, residenti a Modena.
Dopo il 1786, in alcuni libretti la M. si fregiò del titolo di "virtuosa da camera di S. A. S. la Duchessa di Modena, Massa, Carrara". Il suo prestigio crebbe nella stagione di carnevale 1787-88, allorché fu interprete con il celebre soprano Luigi Marchesi del Demofoonte di G. Pugnani e di Ifigenia in Aulide di L. Cherubini presso il teatro Regio di Torino. Una nota contabile riferisce che "una gratifica fu corrisposta al figlio della prima donna Maria Marchetti-Fantozzi, per aver interpretato il ruolo del piccolo Olinto nella prima opera" (Bouquet, p. 427). Successivamente la M. svolse attività artistica alla Scala di Milano, dove nell'autunno del 1788 fu interprete, ancora con Marchesi, dell'Ifigenia in Aulide di Cherubini e dell'Olimpiade di Cimarosa. Cantò successivamente a Treviso, Padova, Trieste, Genova, Brescia e nella stagione di carnevale 1790-91 si esibì nuovamente alla Scala di Milano, interprete con G. Rubinelli de La morte di Cesare di N. Zingarelli e de La morte di Semiramide di G.B. Borghi. In estate, a Vicenza, cantò con Rubinelli ne La morte di Cleopatra di S. Nasolini. Dopodiché prese la via di Praga, dove il 6 sett. 1791 debuttò nella Clemenza di Tito, nel ruolo di Vitellia per lei concepito da W.A. Mozart. Fece quindi repentino ritorno in Italia, essendo stata scritturata, sempre come prima donna, dal prestigioso teatro di S. Benedetto di Venezia, a fianco di G. David, per il debutto de La morte di Semiramide di A. Prati nella stagione d'autunno e di Seleuco, re di Siria di F. Bianchi in quella del successivo carnevale. Nella primavera del 1792 si esibì a Trieste.
Recensioni apparse nella Gazzetta urbana veneta attestano l'apprezzamento di cui la M. godeva: "piacque e seguita a piacere infinitamente" (Brescia, 5 ag. 1790); "è una buona attrice, ed una buona cantante piace all'eccesso, e meritatamente" (Padova, 11 ott. 1790); "La celebre Signora Maria Marchetti Fantozzi con tutta ragione si può dire una gran eccellente tragica declamatrice del teatro musicale; unisce un'espressione, una maniera nel suo canto che intenerisce, alletta, commove e strappa le lagrime dagli occhj degli uditori" (Vicenza, 27 giugno 1791).
Il 1793 rappresentò un'importante svolta nella carriera della M., che si stabilì con il marito a Berlino: assunta come prima donna al Königliches Operntheater, vi debuttò con M. Babbini in Enea nel Lazio di V. Righini e Protesilao di J.G. Naumann, riscuotendo i favori della critica. Il compositore J.F. Reichardt giudicò la sua voce adatta a un grande teatro, dove poteva liberamente espandersi, aggiungendo che per una grande opera non si sarebbe potuta immaginare una miglior combinazione di voce e capacità attoriali.
Nel teatro berlinese, dove fu ingaggiata con contratti quinquennali, la M. fu ininterrottamente attiva dal 1796 al 1805, interpretando opere di Gluck, F.H. Himmel, G.S. Mayr, Naumann, Reichardt, Righini, G. Sarti. Sembra inoltre che a Berlino fosse di casa nei celebri salotti di Rahel Levin e Henriette Herz. Attorno al 1795 fu raggiunta dalla figlia Giuseppina, che fu collocata in educazione per due anni presso un istituto femminile.
Dopo aver perfezionato con la madre gli studi musicali, Giuseppina debuttò sedicenne come cantante buffa a Dresda. Nel 1805, in viaggio alla volta dell'Italia con la M., si esibì con successo a Monaco al cospetto dei sovrani: l'affermazione le valse dall'anno successivo l'ingaggio come cantante della corte bavarese. Nel 1809 sposò il tenore G. Weixelbaum.
Nel 1800 la stagione di carnevale fu prolungata per consentire alla M. di esibirsi nel Tigrane di Righini, non appena ristabilita da un nuovo puerperio. In seguito cantò in concerti e nell'oratorio Betulia liberata di N. Mussini. Probabilmente le sue ultime esibizioni berlinesi furono al Königliches Nationaltheater, dove nel maggio 1807 interpretò Calliroe, dramma "tespico" con un solo personaggio e musiche di J.A. Gürrlich. L'Indice de' teatrali spettacoli riferisce che la M. si esibì in quella medesima opera a San Pietroburgo nel giugno del 1808.
Oltre quella data non si hanno notizie sull'attività della M., né si conoscono il luogo e la data della morte.
Come emerge dalle recensioni coeve (cfr. Berlinische musikalische Zeitung, 9 febbr. 1793), la M. fu cantante dotatissima per qualità vocali e padronanza della scena. A lei si addicevano pertanto ruoli di grande impegno drammatico come quelli di Ifigenia e Semiramide. La voce di soprano poteva superare l'estensione di due ottave e aveva padronanza dell'agilità, quantunque a livelli più contenuti rispetto a quelli raggiunti da altre cantanti del suo tempo, verosimilmente perché la voce si caratterizzava per potenza e colori scuri, avvicinandosi a quella di un moderno soprano drammatico. J. Rice, che ha confrontato la parte vocale di Vitellia con altri ruoli in precedenza sostenuti dalla M., ritiene che la partitura di Mozart (che impegna la voce dal Sol sotto il rigo al Re sovracuto) non ne rispetti appieno la natura, che perveniva ai migliori risultati in tessiture decisamente meno estreme. E ciò probabilmente perché parzialmente scritta prima del suo tardivo arrivo a Praga.
Fonti e Bibl.: Allgemeine Musikalische Zeitung: cfr. Register… 1798-1818, s.v. M. - Fantozzi; Berlinische Musikalische Zeitung, 1805-07, ad nomen; F.J. Lipowsky, Baierisches Musik-Lexikon, München 1811, pp. 198 s.; Storia del teatro Regio di Torino, I, M.-T. Bouquet, Il teatro di corte dalle origini al 1788, Torino 1976, pp. 426 s., 435; J.A. Rice, Mozart and his singers: the case of M. M. Fantozzi, the first Vitellia, in The Opera Quarterly, XI (1995), 4, pp. 31-52; Un almanacco drammatico. L'Indice de' teatrali spettacoli. 1764-1823, a cura di R. Verti, Pesaro 1996, II, pp. 1365, 1489; P.G. Gillio, L'attività musicale negli ospedali di Venezia nel Settecento, Firenze 2006, ad ind.; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Indici, II, p. 404; The New Grove Dict. of music and musicians, XV, p. 826.