TOSI, Maria Teresa (in religione Madre Maria Teresa dell’Eucaristia)
– Nacque a Piacenza il 14 novembre 1918 da Giovanna Donati e da Giovanni Tosi, settima di quattro figli e tre figlie.
La famiglia era devota e benestante – il padre gestiva un negozio di oreficeria e arredi sacri – e Maria Teresa, di salute fragile e con problemi alla vista, durante l’infanzia si legò particolarmente alla sorella maggiore Carla, che si prese cura di lei e con la quale mantenne un forte legame nel corso dell’intera sua vita.
Dopo diverse consacrazioni private (nel 1934, 1936, 1941 e 1943) e la permanenza per due anni in un convento di suore della Provvidenza (rosminiane), dal quale uscì per un peggioramento della vista, Maria Teresa si orientò verso la spiritualità carmelitana ed entrò nel Carmelo di Bologna l’8 settembre 1945. Vi restò per diciannove anni ricoprendo il ruolo di consigliera fino al 1951, sotto priora dal 1957 e priora dal 1960 al 1963.
L’intensa vita contemplativa da monaca di clausura di madre Maria Teresa venne scossa da due episodi che la misero in contatto con il mondo esterno. Il 18 gennaio 1951 apparve sul rotocalco Oggi un articolo che rendeva note al grande pubblico italiano le condizioni precarie del Carmelo bolognese, già bombardato durante la seconda guerra mondiale, al seguito del quale giunsero aiuti finanziari e numerose lettere dalla più svariata provenienza e tipologia, che agevolarono in seguito il trasferimento delle carmelitane in una nuova sede. Madre Maria Teresa, grazie alle sue capacità di ascolto e scrittura, fu incaricata di seguire la corrispondenza, che la mise in contatto con un’umanità esterna in cerca di dialogo e conforto. Qualche anno più tardi, nel novembre del 1957, il giornalista Sergio Zavoli realizzò un documentario radiofonico dal titolo Clausura, trasmesso nel marzo del 1958 e presto tradotto in diverse lingue, sulla vita delle monache carmelitane. Ancora una volta madre Maria Teresa fu scelta come portavoce della comunità. La trasmissione ebbe una certa popolarità e la testimonianza di madre Maria Teresa, seppur rilasciata dietro la grata e coperta dal velo, la rese nota al grande pubblico. Anche questo evento determinò l’arrivo presso il convento di numerosissime lettere e persone desiderose di conoscere e incontrare suor Maria Teresa, che cominciò così un apostolato tramite corrispondenza con personalità provenienti da tutto il mondo. A lei si rivolsero politici, giornalisti, carcerati, atei, uomini di fede, persone comuni e sconosciute o note, come il regista americano Cecil B. De Mille, il dottor Albert Schweitzer e il giornalista Mario Missiroli, al tempo direttore del Corriere della sera.
Grazie al dialogo con Zavoli e le ampie ripercussioni di Clausura, Maria Teresa cominciò a ripensare la sua esperienza religiosa e il ruolo della vita contemplativa all’interno della chiesa cattolica: ‘cercare Dio negli uomini’, ‘apertura all’ascolto dei fratelli’ e ‘donazione ai fratelli’ furono le espressioni che caratterizzarono il suo ripensamento della vita contemplativa, che poteva rendersi possibile senza grate e quindi esclusione dal mondo. Tra il 1960 e il 1963 cominciò a elaborare l’idea di un monastero ‘aperto’, in linea con le aperture incoraggiate dal concilio Vaticano II (1962-65), un progetto che condivise con il cardinale Giacomo Lercaro, vescovo di Bologna, e monsignor Gilberto Baroni, allora ausiliare a Bologna ma di lì a poco vescovo di Albenga e successivamente di Reggio Emilia. Seppur inizialmente incoraggiata, questo periodo è ricordato da madre Maria Teresa come un momento di sofferenza e dubbio. La nuova scelta non fu condivisa né dall’Ordine carmelitano, che tentò di persuaderla ad attendere, né dalla famiglia di origine, che prese le distanze dalla religiosa, eccezione fatta per la sorella Carla.
Maria Teresa lasciò il Carmelo bolognese nel 1963, dopo aver chiesto l’esonero da ogni incarico, con il consenso del padre generale carmelitano per trasferirsi, ufficialmente a causa di problemi alla vista, a Pineta di Sortenna (Sondrio), presso una casa di cura delle suore della Misericordia. Durante l’anno di esclaustrazione in vista del rescritto, il cardinale Lercaro affiancò a Maria Teresa anche monsignor Nevio Ancarani, rettore del seminario di Bologna, che insieme a don Ivo Cevenini, già segretario di Lercaro, e a monsignor Dante Benazzi, primicerio del capitolo di S. Petronio, sostennero la sua nuova visione. A Pineta la madre trovò anche le prime vocazioni, in particolare suor Ida Pinto, suora adoratrice del Preziosissimo sangue di Cristo, che divenne la sua prima consorella. Nello stesso anno venne in seguito mandata a Mondovì, presso le suore terziarie carmelitane. Firmò il rescritto il 23 luglio 1964. Il 15 ottobre 1964 fondò le Piccole sorelle di Maria.
Dopo il rescritto cominciò per Maria Teresa un peregrinare in diverse diocesi in cerca di un luogo adatto per il suo eremo ‘aperto’, non volendo stare a Bologna per non arrecare fastidi alla comunità carmelitana appena lasciata. Anche se il progetto era stato ufficiosamente approvato da papa Paolo VI nel corso di una breve udienza privata, diverse altre concomitanze, tra le quali una certa ritrosia verso il cambiamento di parte della gerarchia cattolica e la contrarietà dei superiori carmelitani, posticiparono di diversi anni la fondazione di un convento dove poter esperire una vita contemplativa senza rigide regole claustrali. In questo periodo Maria Teresa e la consorella Ida viaggiarono molto: visitarono Lourdes, trascorsero qualche mese in Terrasanta e furono poi ospitate in diversi eremi femminili europei non solo cattolici, come la comunità di Grandchamp in Svizzera, la comunità di Taizé in Francia, il monastero di Notre-Dames des Voirons in Alta Savoia, alla ricerca della forma da dare al loro nuovo progetto.
Grazie all’aiuto di don Divo Barsotti, fondatore della comunità dei Figli di Dio, tra il 1966 e il 1967 Maria Teresa e la consorella si stabilizzarono in una cascina ad Albano Laziale, in località Due Santi, eretta dal vescovo di Albano a oratorio semipubblico. A seguito di un invito a celebrare il Natale del 1968 ad Assisi le due donne, passando dal monte Subasio, individuarono il luogo adatto per la loro comunità a Spello di Collepino (Perugia), presso i ruderi di una chiesetta, dove era stata l’abbazia di S. Silvestro, nella diocesi di Foligno. Il vescovo monsignor Siro Silvestri appoggiò il progetto e il 15 giugno 1969 Maria Teresa e Ida si trasferirono presso il luogo che ribattezzarono eremo della Trasfigurazione, dove realizzarono la nuova forma di vita contemplativa. L’inaugurazione avvenne il 6 agosto 1972. Le Linee di spiritualità della comunità furono approvate nel marzo del 1974. Maria Teresa passò il resto della sua vita presso l’eremo, strutturandolo come luogo di approfondimento teologico-spirituale e vita comunitaria, ma anche di ospitalità per persone di ambo i sessi, di tutte le nazioni e confessioni in cerca di silenzio, pace, fede.
Morì il 18 giugno 2007.
Opere. No, non ho saltato il muro, a cura di M.A. Pavese, Roma 1988; Le lettere, a cura di M.A. Pavese, Roma 1989; Meditazioni, Roma 1992; Dal Carmelo al Subasio, in Jesus, XI (1993), pp. 20-24.
Fonti e Bibl.: S. Zavoli - E. Pasini - E. Garlaschelli, Madre Maria Teresa dell’Eucarestia. Dalla clausura a una nuova forma di vita contemplativa, Milano 2009. Si veda inoltre: http://www.eremodellatrasfigurazionecollepino.it/ (28 ottobre 2019); https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/madre-tosi-la-voce-che-spieg-la-clausura (28 ottobre 2019); http://www.tempi.it/madre-maria-teresa-tosi-un-ritorno-al-futuro-per-la-vita-contemplativa/ (28 ottobre 2019); http://www.usminazionale.it/interviste/intervista09_09.htm (28 ottobre 2019).