Maria Stuarda (propr. Stuart)
(propr. Stuart) Regina di Scozia (Linlithgow 1542-Fotheringay Castle, Northamptonshire, 1587). Figlia di Giacomo V e di Maria di Lorena. Mandata in Francia (1548) perché fosse sottratta al fidanzamento con Edoardo d’Inghilterra voluto da Enrico VIII, M.S. fu educata alla corte di Enrico II e fidanzata col delfino Francesco, che poi sposò nell’apr. 1558. Bella, di carattere energico, seppe tener testa alle difficoltà che Caterina de’ Medici, avversa al partito dei Guisa, cui M.S. era legata da rapporti di parentela, le opponeva, dominando il debole marito. La morte di Francesco II (5 dic. 1560) la fece però attenta alla situazione in Scozia, dove si era favorevolmente conclusa, con l’aiuto di Elisabetta d’Inghilterra, la lotta per la proclamazione del protestantesimo; M.S. si rifiutò di riconoscere il Trattato di Edimburgo, in base al quale erano stati espulsi i francesi, ma accettò l’invito dei lord protestanti, presto delusi dell’amicizia di Elisabetta, e nell’agosto 1561 sbarcò a Leith. Furono anni tranquilli: la collaborazione fra i lord protestanti e M.S. fu cementata dall’appoggio del conte di Moray e dell’ala moderata dei protestanti scozzesi, che consentì a M.S. la personale professione del culto cattolico e una generale politica di tolleranza religiosa. Il difficile equilibrio (la pressione dei circoli cattolici su M.S. non era meno forte del violento estremismo di J. Knox) fu rotto quando M.S., che aveva rifiutato un matrimonio col conte di Leicester proposto da Elisabetta, sposò, incurante dell’opposizione protestante, Enrico Darnley, il capo dei cattolici scozzesi (1565); poi sconfisse Moray, che si rifugiò in Inghilterra. La grave situazione fu complicata dall’ambizione del debole Darnley a farsi proclamare principe-consorte e dall’improvvisa passione di M.S. per il suo segretario Davide Rizzio; una breve alleanza di Darnley con i nobili protestanti, sempre più irritati dai tentativi di restaurazione cattolica di M.S., portò all’assassinio di Rizzio (1566) e poi si sfasciò. M.S. diede una nuova prova del carattere tutto passionale e non politico della sua azione; riconciliatasi col marito (il 19 giugno le nasceva il figlio Giacomo), riuscì a scindere l’opposizione dei nobili, e con l’aiuto dei conti di Bothwell, di Huntly e di Atholl tornò a Edimburgo dal suo rifugio di Dunbar, iniziando una relazione con Bothwell, che fu l’inizio della catastrofe. Darnley fu assassinato (9 febbr. 1567) e nel maggio successivo, dopo avventurose vicende, M.S. sposò, secondo il rito protestante, Bothwell. La violenta opposizione dei nobili, che vincitori a Carberry Hill costrinsero M.S. all’abdicazione e al ritiro a Lochleven, travolse la sua testarda resistenza e, sconfitta ancora a Langside, M.S. cercò rifugio in Inghilterra presso Elisabetta. L’avversione personale per la regina cattolica, che aveva in varie occasioni mostrato di non voler rinunciare ai suoi diritti al trono inglese, fu contenuta dall’imbarazzo politico di Elisabetta che non voleva immischiarsi nella punizione di una regina; e per un momento si pensò di risolvere la difficile situazione sposando M.S. col duca di Norfolk. Un progetto che fallì presto, mentre M.S. tentava disperati complotti con i Guisa e con Filippo II di Spagna, finché, compromessasi imprudentemente nella congiura di A. Babington – che con John Ballard, un prete cattolico in contatto con l’ambasciatore di Spagna a Parigi, aveva ordito un complotto per sopprimere la regina Elisabetta e i suoi ministri e liberare M.S. – nell’ott. 1586 fu processata e (11 ott.) condannata a morte. Dopo molte esitazioni, Elisabetta si decise a firmare il decreto di morte, che fu eseguito il 7 febbr. 1587. La vita e la personalità della regina hanno ispirato un gran numero di opere musicali e letterarie, fra le quali ricordiamo le tragedie di V. Alfieri (1789) e di F. Schiller (1801), di tono e psicologia schiettamente romantici.