MARIA SOFIA di Wittelsbach, regina delle Due Sicilie
Nata il 4 ottobre 1841 a Possenhofen (Baviera) dal duca Massimo e da Ludovica di Wittelsbach, morta a Monaco di Baviera il 18 gennaio 1925. Passò la giovinezza in Baviera sinché, ai primi del 1859, venne nell'Italia meridionale sposa di Francesco di Borbone, allora duca di Calabria. Il 22 maggio dello stesso anno, dopo la morte di Ferdinando II, salì al trono col marito, che l'amava moltissimo e sul quale esercitava forte ascendente al segno da prendere facilmente il sopravvento nella direzione degli affari familiari e dello stato. Nell'esercitare il potere trovò peraltro opposizione nella regina madre Maria Teresa, che molto differiva da lei per indole e abitudini. Di conseguenza la politica del regno borbonico negli ultimi mesi di vita risultò contraddittoria secondo che prevalesse la volontà di M. S. o quella della regina madre.
Di fronte all'avanzarsi di Garibaldi, M. S. consigliò che si resistesse, ma non fu ascoltata, e, quando la corte fu costretta a ritirarsi a Gaeta, partecipò personalmente alla difesa contro gl'Italiani, incoraggiando i soldati e visitando gli ospedali pieni di feriti e d'ammalati. Dopo la capitolazione di Gaeta si ritirò a Roma, dove rimase fino al 1870, allontanandosene per brevi periodi con o senza il marito (1861 aprile, estate 1862-inverno 1863, dicembre 1865, ecc.) e accarezzando i progetti, che si formavano a Palazzo Farnese, di riconquistare il regno perduto con l'ausilio dei legittimisti e dei briganti. A Roma il 24 dicembre 1869 diede alla luce una bambina, che visse soltanto sei mesi. Allorché le truppe italiane occuparono la città, M. S. si stabilì con l'ex re Francesco II a Parigi, donde si allontanava frequentemente per recarsi in Baviera o altrove senza deporre la speranza di poter tornare sul trono che era stato suo. Rimasta vedova (28 dicembre 1894), dalla sua nuova dimora di Neuilly-sur-Seine continuò a sperare nella restaurazione della vecchia monarchia, accogliendo in casa socialisti e anarchici fuorusciti e persino preti procaccianti e imbroglioni, tra cui un certo Bruno Tedeschi, processato e condannato da un tribunale italiano. La sua irrequietezza giunse al punto che nel 1904 il governo italiano, dopo aver arrestato ed espulso un agente da lei inviato, dovette per via diplomatica raccomandare all'imperatore d'Austria e alla repubblica francese che l'ammonissero a starsene tranquilla. Trascorse gli ultimi anni a Monaco.
Bibl.: C. Tschudi, Marie Sóphie Queen of Naples, trad. dal norvegese di E. H. Hearn, Londra 1905; trad. ital. (Città di Castello 1914) incompleta; B. Croce, Uomini e cose della vecchia Italia, II, Bari 1927.