SITTIGNANI, Maria (Giovanna)
– Nacque a Ravenna il 10 ottobre 1879, unica figlia di Pietro e di Teresa Mazzotti.
Ottenuta nel 1897 l’abilitazione all’insegnamento elementare, dal 1° ottobre di quell’anno fino al 1900 insegnò nelle scuole elementari all’istituto religioso Adriana Tavelli di Ravenna. Conseguì nel frattempo la licenza ginnasiale (1898) e la licenza liceale (1900) presso il liceo ginnasio Evangelista Torricelli di Faenza. Dal 1901 al 1905 fu vincolata al convitto privato femminile S. Elisabetta di Bologna, dove teneva ripetizioni di matematica mentre proseguiva gli studi presso l’Università di Bologna; nel 1904-05 iniziò a insegnare matematica, ancora presso un istituto privato, il ginnasio femminile Clotilde Tambroni di Bologna.
Dopo la laurea in matematiche nel maggio 1905, per tre anni ebbe vari incarichi presso la Reale scuola normale Anna Morandi Manzolini di Bologna e presso la Reale scuola normale di Forlì (per alcuni mesi con incarichi presso le classi aggiunte femminili della scuola tecnica pareggiata di Bologna e la scuola tecnica di Cento). Nel 1907 ottenne il diploma di magistero per la matematica a Bologna. Vincitrice del concorso alle cattedre di matematica delle Reali scuole normali di Cagliari, Sassari e Bari bandito nel 1907, insegnò nel 1908-09 a Bari e dal 1909 a Genova, con incarichi presso la Regia scuola normale femminile Giovanni Daneo e il Reale istituto magistrale Raffaello Lambruschini (oggi confluito nel liceo Sandro Pertini). Il 1° ottobre 1928 fu nominata ordinaria di matematica e fisica del Reale liceo Andrea D’Oria di Genova.
Sittignani è una figura emblematica delle tensioni che attraversarono l’accesso delle donne all’istruzione superiore in Europa ai primi del Novecento, in un contesto politico-culturale in cui la modernizzazione si intrecciava con la crisi delle democrazie liberali. Il suo è un profilo di studiosa nell’ambito delle discipline scientifiche con caratteristiche di consacrazione esclusiva, rafforzata nel suo caso dalle convinzioni religiose cattoliche: l’ultimo suo scritto, Responsabilità dell’insegnante nella formazione morale dell’alunno, fu pubblicato sul periodico Studium (1944, n. 9, pp. 3-10).
La religiosa Virginia Saltini dell’istituto S. Elisabetta, in una lettera al preside del liceo D’Oria, si riferiva a lei in termini che esprimevano le condizioni dell’inizio della carriera: «Quell’anima eletta, d’intelligenza superiore, che durante gli studi ebbi presso di me e ne seguii i gravi dolori di cui fu colpita per la morte dei cari suoi» (lettera manoscritta, Bologna 26 settembre 1947, in Genova, liceo Andrea D’Oria, Fascicoli personali, n. 31); Eugenio Giuseppe Togliatti (1890-1977), professore presso l’Università di Genova, la descrisse così: «Priva del tutto di affetti familiari, anzi si può dire sola al mondo, trovava nella scuola e nello studio la ragion d’essere della sua esistenza, nobilissima figura di educatrice efficace e apprezzata e di studiosa infaticabile» (Togliatti, 1947, p. 56).
Già nella tesi di laurea (una disamina dei contributi di vari autori alle funzioni di variabile complessa analitiche) si esprimeva il suo interesse storico-epistemologico per la matematica. A proposito degli articoli Le funzioni intere di genere finito, pubblicato sul Giornale di matematiche di Giuseppe Battaglini (1908, vol. 46, pp. 247-261), e Sull’indimostrabilità del postulato di Euclide, sul Periodico di matematica (XXIII (1907), 3, pp. 121-130), la commissione del concorso a cattedra delle scuole normali osservava che «ambedue fanno fede di soda cultura e di non comune abilità espositiva» (Lavori della Commissione, Allegato A: Spoglio di documenti, Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione Generale Istruzione Media, Ispettorato generale insegnamento medio pubblico e privato 1877-1937, Ufficio concorsi ed esami di abilitazione, I serie (1877-1913), b. 10, f. 30, sotto f. 40 bis).
Nel seguito si dedicò soprattutto ai suoi interessi pedagogici ed epistemologici, che la condussero nel 1923 alla laurea in filosofia presso l’Università di Genova. Tali interessi erano al centro dei suoi articoli e degli interventi ai convegni della Mathesis, associazione di professori di matematica, centrale nelle vivaci discussioni sulla didattica della matematica nel periodo (fu presieduta da Federigo Enriques dal 1922). Sittignani era ben inserita in questa cerchia, cui appartenevano numerosi giovani docenti guidati da figure come Enriques e Giuseppe Peano, ma aveva contatti anche con l’ambiente pedagogico. Nel 1914-1915 scrisse i primi lavori sul ruolo della matematica nell’istruzione e sui programmi nella Rivista pedagogica di Luigi Credaro e nel Bollettino della Mathesis. Società italiana di matematica.
La sua opera nella scuola italiana e la sua visione dell’insegnamento, espressa in interventi eruditi e appassionati, esprimevano concretamente il «significato umanistico della scienza nella cultura nazionale» (Enriques, 1924) promosso negli anni del fascismo da Enriques, e questo può contribuire a spiegare la sua adesione al fascismo fin dal 1923. Tale adesione, come mostra una sua significativa comunicazione al preside del liceo Andrea D’Oria, si esprimeva in connubio con la difesa dell’emancipazione femminile: «Le parole della S.V. mi fanno credere che oggi l’iscrizione delle donne insegnanti al Partito N. F. non sia sgradita. Mi rincresce soltanto che in altro periodo, quando era molto influente qui in Genova il giovane gerarca Gerardo Bonelli, la parola d’ordine fosse: “voi donne statevene in casa”, onde chi aveva maggior senso di riserbo si accontentava di appartenere ai sindacati dove si poteva spendere la propria attività per la causa fascista in molte forme, non tutte scevre da rischio, pur rimanendo quasi sempre in una modesta penombra» (lettera manoscritta da Maria (Giovanna) Sittignani al preside del liceo Andrea D’Oria, Genova, 29 aprile 1932).
La scuola umanistica ispirata al Rinascimento coltivava tutto lo spirito umano e non soltanto le tendenze storico-letterarie, secondo Sittignani: «perché il fattore educativo e culturale matematico possa far parte di questa armonia, la matematica deve essere presentata com’essa è; non scheletro logico, ma organismo vivo, anima più che strumento delle altre scienze e quindi in rapporto intimo con la realtà concreta» (Sittignani, 1930, p. 403). Tale convincimento poggiava sulla filosofia di Jules-Henri Poincaré, cui dedicò l’articolo Il valore della filosofia della scienza di Henri Poincaré sotto l’aspetto pedagogico (ancora nella Rivista pedagogica, 1924, vol. 17, pp. 699-706) e un intervento su La verità scientifica secondo Henri Poincaré durante il V Congresso internazionale di filosofia tenutosi a Napoli nel 1924 (poi edito negli Atti..., a cura di G. Della Valle, 1925, pp. 590-614). L’efficacia nell’insegnamento si fondava quindi sulla familiarità di Sittignani con le discussioni filosofico-teologiche sul rapporto fra matematica e realtà, a partire dall’opera di Niccolò Cusano, L’elemento matematico applicato allo studio dell’infinito nel «De docta ignorantia» di Nicolò Cusano che apparve nel 1922 nella Rivista di filosofia neoscolastica (vol. 14, n. 3-4, pp. 219-235) pubblicata dalla facoltà di filosofia dell’Università cattolica del Sacro Cuore.
Negli anni del regime il suo coinvolgimento politico-culturale prese il sopravvento sullo studio, e, distaccandosi dagli ambienti della Rivista pedagogica, intervenne attivamente per spiegare e discutere dal punto di vista dell’insegnamento delle scienze sia la riforma Gentile (sui periodici La corporazione e Critica fascista) sia la carta della scuola di Giuseppe Bottai (nel Bollettino dell’Unione matematica italiana), ribadendo a proposito di quest’ultima che l’esigenza di non ridurre il liceo classico a scuola di lettere invitava, forse più che all’introduzione del lavoro, all’attenzione verso le scienze.
Assistita negli ultimi giorni dalla bidella del liceo Andrea D’Oria, morì a Genova il 4 agosto 1947, lasciando i suoi beni all’istituto S. Elisabetta di Bologna.
Fonti e Bibl.: Bologna, Università degli studi, Archivio storico, f. Studenti, M. S.; Genova, liceo Andrea D’Oria, Fascicoli personali, n. 31; Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale istruzione media, Ispettorato generale insegnamento medio pubblico e privato 1877-1937, Ufficio concorsi ed esami di abilitazione, I s. (1877-1913), b. 10, f. 30, sottofascicolo 40bis.
F. Enriques, Il significato umanistico della scienza nella cultura nazionale, in Periodico di matematiche, s. 4, IV (1924), pp. 1-6; M.G. Sittignani, L’insegnamento della matematica negli istituti di cultura generale, in Atti del Congresso internazionale dei matematici... 1928, III, Bologna 1930, pp. 403-410; E.G. Togliatti, M.G. S., in Bollettino dell’Unione matematica italiana, s. 3, 1948, vol. 3, n. 1, p. 56; F.G. Tricomi, Matematici italiani del primo secolo dello Stato unitario, in Memorie dell’Accademia delle scienze di Torino. Classe di scienze fisiche matematiche e naturali, s. 4, I (1962), 1, p. 105; S. Di Sieno, Storia e didattica, in La matematica italiana dopo l’Unità. Gli anni tra le due guerre, Milano 1998, pp. 765-816; F. Furinghetti, Il Bollettino della Mathesis dal 1909 al 1920: pulsioni tra temi didattici internazionali e nazionali, in PRISTEM/Storia. Note di matematica, storia, cultura, 2002, n. 5, pp. 31-58; F. Toscano - F. Gabici, Scienziati di Romagna, Milano 2006, p. 342; F. Furinghetti, The emergence of women on the international stage of mathematics education, in ZDM – The international journal of mathematics education, 2008, vol. 40, 4, pp. 529-543; M. Millan, “Semplicemente squadristi”. Il fascismo postmarcia a Genova, in Contemporanea, XVI (2013), pp. 209-238.